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Folie à Deux e Setta criminale: quando il contagio psichico diventa pericoloso

La psicologia delle relazioni oggettuali nella formazione della psicosi

Le psicosi sono, per la maggior parte, il risultato della diade soggetto-oggetto viva nella mente del paziente affetto da questa psicopatologia. La mente di questa persona, cioè, contiene sia il Sé che l’altro. Nella persona schizofrenica, i rapporti oggetto-Sé possono attuarsi tramite le allucinazioni uditive (uno tra i sintomi presenti nel disturbo), coinvolgendo in una sola mente le presenze immaginarie altrui; queste relazioni si evolvono per via di pensieri non normativi o idee inconsuete o non culturalmente approvate (Kernberg,1996). Si vede dunque un pensiero non normativo correlare con le psicosi, facendo affidamento su esperienze inconsuete. Oltre a questi pensieri, un altro correlato della psicosi è la creatività, la quale è derivata dalla presenza dei pensieri bizzarri. Le allucinazioni, nella mente del paziente psicotico possono apparire come personalità all’apparenza distinte e possono rappresentare rievocazioni di relazioni derivanti da precoci rapporti oggetti-Sé con altri che appartengono al regno materiale (Kernberg, 1996).
Da qui nasce l’interesse delle relazioni oggettuali per le psicosi. Lo psicotico può proiettare su una parte fratturata della propria mente le personalità delle persone per lui importanti nello sviluppo; quelle con i genitori risultano simboliche in quanto rappresentano i nostri sentimenti circa l’esperienza con loro. Quindi ciò che lo psicotico proietta nelle sue allucinazioni uditive sono quei sentimenti che ha realizzato dalla prima infanzia, non identificando, però, la realtà che le personalità che crea rappresentino un qualunque oggetto primario; può credere di comunicare con l’oggetto mentre, in realtà, proietta tramite le allucinazioni e inconsapevolmente quei sentimenti rivolti all’oggetto stesso. Riprendendo la questione dell’attaccamento, a causa dell’assenza di una regolazione reciproca con l’Oggetto, il bambino diverrà vulnerabile a dei periodi prolungati di profonda angoscia: il Panico Organismico. Nelle psicosi, questa forma di panico che si instaura porta a un disequilibrio del rapporto libido- aggressività, di conseguenza insorgeranno dei disturbi sia nella formazione del senso di continuità del Sé, sia nel funzionamento dell’Io. Infatti, quando si manifesta questa profonda angoscia, il senso dell’Io viene sospeso e quello del Sé diviene discontinuo. Per l’essere umano, tale discontinuità risulta essere insostenibile e nel momento in cui l’Io riprende il suo funzionamento tenta di ristabilire una continuità facendo ricorso anche alle precedenti esperienze di oggetti, purché presentino un certo senso di continuità; si instaurerà, così, il Sé patologico.
Al fine di evitare un altro panico organismico l’Io proverà continuamente a mantenere la continuità precaria del Sé. Questo processo sarà attuato tramite dei meccanismi di difese, usati con rallentamento, e blocchi di funzione dell’Io.

I meccanismi di difesa possono essere visti come quei meccanismi che l’Io impiega al fine di proteggere il soggetto da delle istanze pulsionali troppo grandi; sono delle risposte della persona, usate al fine di alleviare il conflitto che potrebbe generare angoscia nel caso in cui il paziente diverrebbe conscio di tutti quei pensieri, pulsioni e desideri inaccettabili. Le difese possono essere adoperate anche allo scopo di proteggere il Sé, l’autostima e, a volte, l’integrazione del Sé.
Melanie Klein (1945; 1946) sviluppò la teoria delle relazioni oggettuali, una teoria fondata sulla fantasia intrapsichica inconscia, in cui:
• La mente è il contenitore degli oggetti ai quali la persona trae informazioni con lo scopo di rapportarsi con il mondo esterno e nel quale vengono introdotte delle entità;
• Gli oggetti sono entità concrete a livello dinamico, possono essere totali o parziali, buoni o cattivi, e sono presenti fin dalla nascita; tendenzialmente si tratta della madre o del caregiver; la figura della madre prevale in questa definizione in quanto è lei il simbolo delle reazioni emotive accumulate nelle introiezioni con lei stessa;
• Le relazioni oggettuali constano di un rapporto tra il soggetto e l’oggetto internalizzato, legati da un affetto.

Affinché questa teoria sia funzionale deve avvenire una trasformazione delle relazioni interpersonali in rappresentazioni interne di relazioni. Le esperienze che l’individuo fa sono interiorizzate e modificate a seconda degli stati emotivi interni; nella fattispecie, l’interiorizzazione della madre nel periodo dell’allattamento e definita con il termine introiezione. In questo modo la madre subisce una trasformazione da oggetto esterno a interno. Di rilievo, nelle relazioni oggettuali, è l’assenza di corrispondenza diretta tra l’oggetto reale e la rappresentazione dell’oggetto interiorizzato. L’oggetto non è, però, un’entità che simboleggia una personalità distinta (Kernberg, 1996); la sua ambivalenza quando l’individuo psicotico ne costruisce la rappresentazione mentale è causata dall’ambiguità con cui percepisce l’oggetto-madre reale. Lo psicotico continua a rievocare le relazioni oggettuali primitive nella sua mente, potendo osservare un loro riemergere con gli oggetti primari specifiche. Il rapporto con uno di essi può essere inteso come il risultato di entità proiettate e oggettivate nella mente, in quanto il paziente continua ad investire su queste figure ritenute significative (Kernberg, 1996). Le conseguenze emotive annesse alla rievocazione, le allucinazioni, possono essere
danneggianti per lo psicotico. Infatti, il paziente psicotico costruisce i suoi deliri sulle allucinazioni viceversa, in termini di rievocazione dinamica delle relazioni oggettuali indistinte e indefinibili.

Al fine di spiegare la psicopatologia, Melanie Klein (1945; 1946) indico due posizioni necessarie allo sviluppo della persona: Posizione Schizo-paranoide e Posizione Depressiva.
• La posizione Schizo-paranoide è considerata una modalità organizzativa precoce dell’esperienza. La sua nomenclatura è dovuta ai principali meccanismi di difesa utilizzati dall’Io, scissione (schizoide) e proiezione (paranoide). Nei suoi primi mesi il bambino nel bambino predomina un investimento di sentimenti contraddittori di piacere e odio; il primo è riferito all’amore e nutrimento che derivano dal seno, mentre il secondo è inerente alla non subitanea disponibilità del seno che deve soddisfare i bisogni del bambino. Di conseguenza le pulsioni di aggressività e di libido investono anche l’oggetto (madre), operando una scissione in buono e cattivo. Importante al
funzionamento è il fatto che tutti i sentimenti negativi vengono separati (scissione dell’Io) e proiettati (proiezione) nella madre. In tale modo, la madre, dominata da oggetti cattivi, diviene un persecutore esterno, alla stregua del caregiver spaventato/spaventante (Liotti & Farina, 2011). Il bambino vivrà nella paura della persecuzione materna che potrebbe realizzarsi nel terrore che la madre entri in lui e distrugga tutte le cose buone; si tratta in questo frangente dell’angoscia persecutoria.
• La posizione Depressiva comporta il fatto che il bambino inizia a tollerare la separazione e le gratificazioni dilazionate ai propri bisogni. In tal modo realizza che l’oggetto, scisso in buono e cattivo, non è composto da due entità distinte ma è un tutt’uno. Si parla in questo caso di integrazione di oggetto buono e oggetto cattivo in uno più realistico; questa può essere considerata la prima fase per una relazione realistica, integrata verso l’altro. Il bambino potrebbe anche sperimentare un’angoscia depressiva, convinto che le sue fantasie distruttive, presenti nella precedente posizione, possano averla annientata. Per la vita affettiva risulta significativo l’apporto della colpa, che la persona tenta di risolvere con la riparazione.

Una terza posizione si è però resa necessaria. Il paziente schizofrenico non ha successo nella transizione tra le due posizioni, schizo-paranoide e depressiva, restando vittima di forti proiezioni e scissioni, confondendo così il mondo esterno con quello interno. Questo momento per Melanie Klein (1945; 1946) è quello in cui si va sviluppando la psicopatologia.
L’autrice prestò attenzione anche ai meccanismi di difesa primitivi, fortemente correlati agli stati psicotici. Divise le difese in psicotiche, volte ad affrontare le angosce causate dall’istinto di morte, e nevrotiche, per la libido. Questi meccanismi, non sono solo impiegati per proteggere l’Io dai sentimenti dolorosi, sono anche dei principi organizzativi della coscienza (Klein, 1945; 1946).
Le difese possono essere distinte in primitive, di alto livello/nevrotiche e mature (Gabbard, 2018). Tra le Difese primitive è possibile trovare: scissione, identificazioni, proiezione, diniego, dissociazione, idealizzazione, acting out, somatizzazione, regressione, fantasia schizoide. Nelle Difese di alto livello o nevrotiche rientrano introiezione, identificazione, spostamento, intellettualizzazione, isolamento dell’affetto, razionalizzazione, sessualizzazione, formazione reattiva, rimozione, annullamento retroattivo. Infine, alle Difese mature appartengono umorismo, repressione, ascetismo, altruismo, anticipazione, sublimazione.

Nella psicosi le difese che si riscontrano sono (Klein, 1945; 1946):
Scissione: compartimentalizzare aspetti contraddittori del Sé e altro; questo per non integrarli e far sì che non creino conflitti; quando viene fatto notare, l’altra persona tende a negare o essere indifferente; è utilizzata per prevenire i conflitti causati dell’incompatibilità di due aspetti polarizzati sia che siano del Sé o di altri.
Identificazione proiettiva: l’individuo proietta sull’altro una rappresentazione del Sé o dell’oggetto, forzando questi ad assumere le caratteristiche simili a quelle della rappresentazione. Si tratta di un processo in tre fasi inconscio dove la persona disconosce gli aspetti del Sé attribuendoli ad un altro: 1) il paziente proietta nel terapeuta una rappresentazione del Sé o dell’oggetto interno; 2) il terapeuta si identifica a livello inconscio con la proiezione e inizia ad assumere comportamenti, sentimenti, pensieri in accordo con quanto proiettato (Controidentificazione proiettiva); 3) il terapeuta processa e modifica il materiale proiettato, restituendolo al paziente che lo reintroietterà.
Proiezione: la persona proietta su elementi esterni impulsi interni altrimenti inaccettabili, che causano sofferenza. In questa evenienza c’è la rinnegazione dei propri sentimenti, intenzioni e esperienza, attribuendo il tutto ad un altro; il bersaglio, tuttavia, non si sente cambiato rispetto all’identificazione proiettiva, in cui è consapevole di ciò che proietta, ma attua interpretazioni erronee al fine di fornire una valida reazione verso l’altro.
Diniego: si tende a negare dei dati sensoriali provenienti dal mondo esterno perché di difficile accettazione. Si attua un disconoscimento di questi dati perché traumatici; la persona potrà così evitare la consapevolezza di aspetti della realtà esterna che per lei risultano ardui da fronteggiare.

Kernberg (1996), afferma, però, che l’identificazione proiettiva non è primitiva, perché non è unica delle psicosi, sebbene sia più frequentemente riportata in queste. Essa diviene psicotica nel momento in cui le relazioni oggettuali interiorizzate ed esterne avvengono in situazioni confusionali tra le rappresentazioni del Sé e dell’oggetto e manchi la distinzione di Sé e altri. Questo meccanismo di difesa è un tentativo delle persone psicotiche di non cadere in uno stato confusionale sulla distinzione tra Sé e l’oggetto. Kernberg (1996) impiegò il termine interiorizzazione per descrivere la formazione di strutture intrapsichiche derivanti da interazioni, reali e non, con oggetti primari, influenzate da derivati pulsionali, rappresentati da stati affettivi specifici. La sua unità è costituta da: rappresentazione oggettuale e rappresentazione del Sé in un contesto di affetto specifico volto a rappresentare le pulsioni libidiche/aggressive. All’interiorizzazione seguono (Kernberg, 1996):
Introiezione: livello evolutivo primitivo, osservabile nella fase simbiotica dello sviluppo; in questo momento non sono distinguibili le rappresentazioni;
Identificazione: avviene quando si attua la distinzione delle rappresentazioni, si manifesta quindi nella fase di separazione individuazione.
Formazione dell’identità: processo intrapsichico più generale di integrazione delle rappresentazioni, investite in modo libidico-aggressivo su un Sé coeso; si ha anche l’integrazione delle rappresentazioni dell’oggetto, anch’esse con le stesse investiture pulsionali, al fine di formare rappresentazioni più ampie di oggetti significativi.

Nelle psicosi emergono le identificazioni psicotiche, comprese le introiezioni psicotiche e l’identificazione proiettiva. Si tratta di processi che portano a distorsioni deliranti o ri-creazioni di oggetti esterni e a tentativi patologi di porli sotto controllo, nel contesto della perdita del test di realtà dovuto alla perdita dei confini dell’Io, la quale è dovuta alla confusione Sé-oggetto (Kernberg, 1996). L’identificazione psicotica rivela una regressione a una fase simbiotica anormale, causano l’annullamento del Sé poiché influenzate dall’introiezione psicotica e del disfacimento del mondo oggettuale per via dell’influsso dell’identificazione proiettiva. La causa che porta all’attivazione delle identificazioni psicotiche è ritrovata nell’insorgenza dell’aggressività, che conduce alla ri-fusione difensiva delle rappresentazioni buone del Sé e degli oggetti, attivando l’identificazione proiettiva per fronteggiare l’infiltrazione dell’aggressività in tutte le relazioni oggettuali interiorizzate.

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Folie à Deux e Setta criminale: quando il contagio psichico diventa pericoloso

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Informazioni tesi

  Autore: Federico Silvestri
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2020-21
  Università: Università Europea di Roma (UER)
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Clinica e di Comunità
  Relatore: Giovanni Cuomo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 101

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