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Il calcio e la nuova regolamentazione UEFA sul Fair Play Finanziario. La strategia competitiva attuata dall’A.S. Roma.

La regolamentazione UEFA sul Fair Play Finanziario

All’inizio degli anni 2000 i club europei versavano in un pessimo stato di salute dal punto di vista economico-finanziario. Sull’Europa del calcio gravava un debito di circa 900 milioni di euro e alcuni club si trovavano in condizioni finanziarie precarie quasi al limite della sopravvivenza, alle quali ponevano rimedio ogni anno i facoltosi proprietari delle società ripianando le ingenti perdite con continue iniezioni di liquidità. Anche nelle leghe più ricche i disavanzi tra entrate e uscite aumentavano stagione dopo stagione.
E negli ultimi anni del decennio scorso la situazione economico-finanziaria del calcio europeo raggiungeva livelli allarmanti, come testimoniato dai dati divulgati annualmente dalla UEFA sullo stato di salute finanziaria del calcio europeo, raccolti attraverso l’analisi dei bilanci di oltre 650 club appartenenti alle 53 Federazioni nazionali affiliate UEFA.

In particolare, la relazione redatta dalla UEFA per l’Anno Finanziario 2008 ha riportato i seguenti dati:
° il 54% dei club di massima divisione in Europa ha riportato perdite operative (prima dei trasferimenti) e i 20 club con perdite maggiori hanno ottenuto perdite operative nette per un totale di 344 milioni in euro (considerando trasferimenti, financing e altri costi non operativi le 20 maggiori perdite arrivano a un totale di 735 milioni di euro);
° mediamente circa il 65% degli introiti è stato speso per gli stipendi, il monte stipendi è poi salito di oltre il 18% superando quota 7 miliardi di euro e sorpassando di gran lunga la crescita delle entrate pari al 10,6%; inoltre si segnala come la maggior parte delle entrate dei club vengano immediatamente reinvestite;
° si identificano poi casi di iperesposizione finanziaria e club che vivono al di là dei loro mezzi: per esempio, dei 1.650 milioni di euro di debiti per i trasferimenti 550 milioni sono debiti a lungo termine (oltre 12 mesi), in altre parole i club schierano giocatori adesso ma pagheranno le cifre per i trasferimenti nelle future stagioni;
° gli investimenti a lungo termine rimangono scarsi, con circa il 65% dei club di massima divisone che gioca in stadi di proprietà comunale.

La 3° e la 4° Relazione Comparativa sul calcio europeo, relative rispettivamente all’Anno Finanziario 2009 e all’Anno Finanziario 2010 hanno evidenziato il persistere delle difficoltà del calcio europeo dal punto di vista economico-finanziario:
° le perdite nette aggregate del calcio europeo hanno raggiunto il record negativo di circa 1,7 miliardi di euro nel 2010, con un aumento del 36% rispetto all’Anno Finanziario 2009, che aveva già fatto registrare il record negativo di circa 1,2 miliardi di euro, quasi il doppio di quanto registrato nel 2008 a causa di un aumento del 9,3% dei costi che ha colpito duramente la redditività dei club;
° oltre la metà dei maggiori club europei ha segnalato perdite, con un preoccupante 28% che ha riportato perdite significative equivalenti a 12 euro spesi ogni 10 euro incassati (la proporzione di club che hanno riportato perdite sale al 75% se si tengono in considerazione solo i club più grandi con fatturato superiore a 50 milioni di euro);
° nel periodo 2005-2010 le perdite combinate sono state pari a 4 miliardi di euro, alle quali i club hanno fatto fronte grazie all’iniezione di capitali da parte di proprietari e benefattori per un totale di 3,4 miliardi di euro portando quindi le perdite nette a circa 600 milioni di euro;
° alla crescita significativa delle entrate (nonostante la persistente crisi economica, infatti, le entrate complessive dei club delle massime divisioni europee sono cresciute del 6,6%, passando dai 12 mld di euro del 2009 alla quota record di 12,8 mld di euro del 2010) fa da contraltare la crescita vertiginosa dei costi (passati dai 13,3 mld del 2009 ai 14,4 mld del 2010) che ha determinato perdite generalizzate in continuo aumento per i club europei;
° molti club spendono cifre enormi per gli stipendi dei giocatori, e i debiti totali per i trasferimenti ammontano a 2,2 mld di euro, di cui quasi 800 milioni di euro da pagarsi non prima di 12 mesi.
° molti club, in conseguenza delle perdite ripetute e in aumento, hanno registrato un calo di liquidità, che ha comportato ritardi nei pagamenti ad altri club, ai dipendenti e alle autorità sociali/fiscali;
° solo 2 dei 20 maggiori campionati hanno chiuso in pareggio nel 2010;
° gli investimenti nel settore giovanile sono scarsi (i grandi club preferiscono giocatori esperti e di conseguenza con salari più alti, o giocatori formati in altri club) e l’affluenza media negli stadi è rimasta stabile o è calata in molti campionati nazionali, evidenziando il difficile momento economico e l’assenza di investimenti nelle infrastrutture (solo il 19% dei club possiede uno stadio di proprietà).

Alla luce della preoccupante situazione economico-finanziaria del calcio europeo appena descritta, il Governo del calcio europeo ritenne indispensabile un intervento normativo che andasse ad allentare i continui flussi di denaro riversati dai club nella spesa per il trasferimento dei giocatori e nelle relative remunerazioni, principali responsabili di un continuo dissesto economico dei club di calcio europei. La UEFA ritenne quindi necessario conferire un certo ordine finanziario al calcio europeo, attraverso l’introduzione di una regolamentazione finanziaria che potesse garantire un futuro roseo dal punto di vista economico-finanziario ai club continentali, aiutandoli a liberarsi dalla spirale di costi che li aveva trascinati nelle recenti difficoltà economiche e incoraggiandoli a gestire meglio le loro finanze e i movimenti di cassa e a ottenere un equilibrio sostenibile tra entrate, uscite e investimenti.
L’allora Presidente UEFA Michel Platini, da sempre uno dei maggiori promotori di una rigida regolamentazione finanziaria per i club europei, illustrava così la campagna in favore del Fair Play Finanziario al termine del XXXIII Congresso Ordinario UEFA tenutosi a Copenaghen nel 2009: “ci stiamo battendo per il fair play finanziario in modo da assicurare maggiore trasparenza e regolarità alle nostre competizioni, aumentando la lealtà finanziaria nelle competizioni europee. Il nostro obiettivo è fare in modo che i club non spendano più di quanto guadagnino. Molti proprietari di squadre di calcio mi hanno chiesto di intervenire perché stufi di investire ingenti somme di denaro per ripianare le perdite dei rispettivi club. Siamo all'inizio di una nuova era nel calcio europeo e andremo fino in fondo per perseguire i risultati sperati".
Il 15 Settembre 2009 il Comitato Esecutivo UEFA ha approvato all’unanimità il concetto di “Fair Play Finanziario” per il benessere a lungo termine del calcio europeo a livello di club, concetto appoggiato dall’ intera famiglia del calcio (federazioni nazionali, leghe, club e tutti gli altri portatori di interesse del calcio europeo) che ha espresso accordo unanime sulla necessità del provvedimento.
A seguito dell’approvazione, Platini ha dichiarato: “E’ un progetto complesso, ma che ritengo di vitale importanza per il futuro del calcio. Il Fair Play Finanziario non è stato concepito per mettere in difficoltà i club. Al contrario, vuole aiutarli a uscire da una spirale infernale che impedisce ad alcuni di essi di avere un modello sostenibile a medio o lungo termine. La premessa fondamentale è che i club non devono spendere più di quello che incassano. I tifosi e gli appassionati di calcio non hanno alcun interesse nel vedere scomparire club che fanno parte del patrimonio calcistico europeo a seguito di gestioni dissennate. Occorreva l’intervento di un’autorità, ed è quello che stiamo facendo”.
Il c.d. Fair Play Finanziario è quindi un insieme di regole che sono state emanate dall’UEFA a partire da Maggio 2010 con lo scopo di migliorare la salute finanziaria del calcio europeo, preservare e, soprattutto, garantire l’esistenza e la sostenibilità nel medio – lungo termine delle società di calcio professionistiche.
Attraverso l’introduzione di queste norme si invitano i club a una maggiore disciplina e a un comportamento finanziario più razionale, operando in modo più responsabile (senza spendere più di quanto guadagnino) e sanando puntualmente ogni debito rispettando le scadenze di pagamento.

Queste regole sono attualmente contenute nelle “UEFA Club Licensing and Financial Fair Play Regulations – Edition 2018” (in vigore dal 1 Giugno 2018, in sostituzione dell’Edizione 2015), suddivise in 4 parti:
° la Parte 1 (General Provisions) enuncia l’ambito di applicazione e gli obiettivi della normativa nonché le nozioni rilevanti per una sua completa comprensione;
° la Parte 2 (Uefa Club Licensing) contiene la disciplina del sistema delle licenze per club;
° la Parte 3 (Uefa Club Monitoring) rappresenta il cuore della normativa FFP;
° la Parte 4 (Final Provisions).

La regolamentazione UEFA sul FPF si pone i seguenti obiettivi:
° “introdurre maggior disciplina e razionalità nelle finanze dei club calcistici;
° migliorare la capacità economica e finanziaria dei club, aumentandone la trasparenza e la credibilità;
° ridurre la pressione su salari e trasferimenti e limitare gli effetti dell’inflazione;
° incoraggiare i club a operare sulla base delle proprie entrate;
° incoraggiare investimenti a lungo termine sul settore giovanile e sulle infrastrutture;
° tutelare la redditività e la sostenibilità a lungo termine del calcio europeo di club;
° assicurare il tempestivo pagamento dei debiti da parte dei club” (nel rispetto delle scadenze previste).

Il Fair Play Finanziario si basa essenzialmente su 2 criteri:
a) il requisito di pareggio (Artt 58 - 64 Parte 3 del documento UEFA) che impone ai club di non spendere più dei propri guadagni (requisito di break even);
b) l’assenza di debiti scaduti nei confronti di altre società calcistiche, dei dipendenti e delle autorità sociali/fiscali, che impone ai club di onorare puntualmente le pendenze economiche nei confronti di altri club, dipendenti e autorità (Artt 65-66bis).
Le prime misure relative al FPF sono state introdotte a Maggio 2010, e si sono caratterizzate per una applicazione graduale durante i primi 3 anni: dal 2011 i club che si sono qualificati per le competizioni UEFA hanno dovuto dimostrare di non avere debiti insoluti verso altri club, dipendenti e autorità sociali/fiscali per tutta la stagione, mentre il provvedimento centrale del regolamento, quello sul pareggio di bilancio, è diventato pienamente operativo dalla stagione 2013/14 delle competizioni UEFA per club, nella quale i club hanno dovuto garantire di essere in regola con il requisito di break-even point sulla base dei bilanci delle due stagioni precedenti. Nella stessa stagione sportiva sono state prese le prime sanzioni nei confronti dei club inadempienti.
L’introduzione del Fair Play Finanziario ha apportato un drastico cambiamento nella gestione finanziaria dei club di calcio: se infatti prima dell’introduzione delle norme sul FPF, per poter partecipare alle competizioni UEFA per club (Champions League ed Europa League), oltre chiaramente al conseguimento del titolo sportivo, le società dovevano solamente rispettare una serie di requisiti di tipo sportivo, infrastrutturale, organizzativi, legale ed economico-finanziario che permetteva loro di ottenere il rilascio della “Licenza UEFA” da parte della Federazione nazionale (FIGC), con l’introduzione del FPF nel 2011 per la partecipazione alle competizioni UEFA si richiede anche il rispetto dei nuovi requisiti introdotti dalla normativa UEFA che, specialmente con il requisito di break-even point, sancisce un notevole punto di svolta per ciò che concerne l’amministrazione di un club dal punto di vista finanziario.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il calcio e la nuova regolamentazione UEFA sul Fair Play Finanziario. La strategia competitiva attuata dall’A.S. Roma.

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Informazioni tesi

  Autore: Jacopo Palmieri
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia, finanza e diritto per la gestione d'impresa
  Relatore: Giuseppe  Sancetta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 76

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