La Rappresentanza del socio nell'assemblea S.p.A. (Art. 2372 c.civ.)

Il lungo percorso di revisione iniziato con la legge Draghi non si è arrestato, poiché ancora molte erano le incongruenze che caratterizzavano la rappresentanza in assemblea. Si necessitava di una vera e propria rivitalizzazione dell'istituto e del suo funzionamento.
Per fare ciò si deve tenere conto che la rappresentanza e il suo conferimento costituisce solo un aspetto di un più complesso e preesistente rapporto tra delegante e delegato, tale da giustificare una deroga alle limitazioni tradizionalmente poste all'utilizzo di siffatto istituto.

Già all'indomani del TUIF l'interesse della dottrina fu attratto dai modesti risultati in concreto conseguiti per le società quotate piuttosto che dalla effettiva prospettiva offerta di dare una generale revisione all'istituto.
In data 17 Gennaio 2003, sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale due decreti legislativi che introdurranno a partire dal 1 Gennaio 2004 nuove regole di diritto societario.
Tali nuove regole sono ispirate dai principi generali fissati dalla legge delega 3 ottobre 2001 n. 366, volti per altro ad una maggiore autonomia statutaria, con la finalità sia di agevolare il reperimento dei capitali di credito e di rischio, sia di consentire una pluralità di scelte nel governo societario.

Come vedremo neppure con la riforma 17 Gennaio 2003 n. 6 si dà una seria revisione all'istituto.
Dico questo in quanto (nonostante l'intervento riformatore) sembra che ancora gli unici aggiustamenti ritenuti necessari continuano ad essere quelli già noti da tempo, ovvero la limitazione dei rigorosi limiti previsti dal 2372 c. civ. dalle situazioni obiettivamente diverse da quelle contemplate dalla norma; ad esempio per l'ipotesi di intervento per mezzo di rappresentante munito di procura generale, o per mezzo di un soggetto investito della rappresentanza sub-organica dell'ente titolare della partecipazione azionaria.