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La scriminante della difesa legittima: evoluzione storica e recenti approdi normativi

La scriminante della legittima difesa alla luce della riforma

Percorso normativo della riforma

Il 6 luglio del 2005 il Senato ha approvato il disegno di legge n. 1899 riguardante la riforma della legittima difesa ex articolo 52 codice penale.
Il 24 gennaio 2006 si è avuto il si definitivo del Parlamento alla riforma57 .
Il 13 febbraio 2006 la riforma diviene legge, la legge n. 59 del 200658, costituita da un solo articolo: "Diritto all'autotutela in un privato domicilio", il quale ha aggiunto due nuovi commi al precedente articolo 52 c.p., che diventa "Difesa legittima" e non piu' "Legittima difesa".

La riforma è entrata in vigore il 17 marzo 2006, sostituendo cosi una norma in vigore da piu' di 80 anni.
L'attuale formulazione dell'art. 52 è, quindi, primo comma:
"Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa".

Secondo comma: "Nei casi previsti dall'articolo 614, primo e secondo comma, sussiste il rapporto di proporzione di cui al primo comma di questo articolo, se taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un'arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere:
a) la propria o altrui incolumità;
b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione".

Terzo comma: "La disposizione di cui al secondo comma si applica anche nel caso in cui il fatto sia avvenuto all'interno di ogni altro luogo ove venga esercitata un'attività commerciale, professionale o imprenditoriale".

In realtà un progetto di legge di riforma della legittima difesa era già stato presentato dalla commissione incaricata di riformare il codice penale presieduta dal procuratore Carlo Nordio nell'aprile del 2005, progetto che all'articolo 30 prevedeva che: "Sia scriminato il fatto commesso da chi è stato costretto dalla necessità di difendere un diritto altrui contro il pericolo attuale di un'offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa, tenuto conto dei beni in conflitto, dei mezzi a disposizione della vittima e delle modalità concrete dell'aggressione".
L'articolo 31, terzo comma precisava, poi, in tema di uso legittimo delle armi: "E' scriminato il fatto di chi fa uso di armi perché è costretto dalla necessità di difendere l'inviolabilità del domicilio contro un'intromissione ingiusta, violenta o clandestina e tale da destare ragionevole timore per l'incolumità o la libertà".
Questo progetto non andò mai in porto, ma il successivo progetto di modifica, sfociato poi nella legge 59/2006, ha seguito comunque le stesse intenzioni, cioè rafforzare la difesa del domicilio, ma invece che l'uso legittimo delle armi si è optato per la riforma della legittima difesa.
Lo stesso procuratore Nordio, del resto, in una intervista del 2002 aveva dichiarato: "Oggi le norme in vigore pur consentendo teoricamente a chi si trova di fronte un rapinatore di reagire, di fatto lo espone ad un processo....la norma è molto generica e lascia spazio ad interpretazioni opposte: lecito-illecito, assoluzione-punizione...., un codice liberale dovrebbe garantire all'individuo di difendersi anche quando non è presente la forza pubblica, avvalendosi di un suo diritto naturale" .
La riforma si è resa necessaria soprattutto a seguito di frequenti fatti di cronaca che sempre piu' spesso hanno visto colpevolizzata sul piano processuale la vittima dell'aggressione solo perché si è difesa, magari sparando: si tratta per lo piu' di commercianti che, aggrediti, rispondono utilizzando un'arma da fuoco. Infatti, in tal caso, se l'aggressore riporta ferite o viene ucciso, la vittima che si è difesa è sottoposta a indagini con l' accusa di lesioni o omicidio volontario ed iscritto nel registro degli indagati, a cui segue un procedimento secondo le modalità di ogni processo penale, che il più' delle volte si chiude con un provvedimento di archiviazione.
Esiste, però, un numero non irrilevante di casi che si chiudono solo dopo un lungo processo in cui la vittima si è dovuta difendere da pesanti accuse, e non sempre viene ad ella riconosciuta la scriminante ex art. 52, per cui spesso si vede condannata a titolo di omicidio o lesioni colpose dovute ad eccesso di difesa.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La scriminante della difesa legittima: evoluzione storica e recenti approdi normativi

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanna Faiola
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Cassino
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Francesco Saverio Fortuna
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 159

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