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Alle origini dell'idea della «Grande Salerno»

La sede universitaria

Una Salerno dalle grandi ambizioni come quella immaginata da Carmine De Martino prima, e da Alfonso Menna poi, non poteva non avere una sua università, una cosa se vogliamo scontata, dato che queste terre hanno visto la nascita della celeberrima Scuola Medica, che nell'ottavo secolo gettò le basi della moderna medicina, vantando fra le sue fila elementi come Costantino l'Africano e Trotula de Ruggiero, la quale fu la prima ad occuparsi di ostetricia e ginecologia.
Eppure Salerno dopo la fine della suddetta Scuola, soppressa da Gioacchino Murat nel 1806, è rimasta orfana di un vero e proprio polo culturale.
Soltanto nel 1944, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l'allora Commissario Prefettizio Giovanni Cuomo, politico salernitano di grande cultura, decise di costituire l'Istituto Universitario di Magistero, seppur provvisoriamente.
Nel 1951 il Decreto del Presidente della Repubblica n.1300 del 9 ottobre promosse l'Istituto all'istruzione superiore, escludendo però la popolazione femminile, cosa che poi avvenne quasi una decade dopo, con il D.P.R. n.196 del 23 marzo 1961.
Finalmente con la legge n.199 dell'8 marzo 1968, l'Istituto Pareggiato di Magistero «G. Cuomo» di Salerno diventava Istituto Universitario di Magistero Statale.
Il provvedimento legislativo introdusse insieme al corso di laurea in materie letterarie anche quelli di pedagogia e di lingua e letterature straniere, oltre al diploma di abilitazione alla vigilanza nelle scuole elementari.
Nei due anni successivi vennero istituite anche le facoltà di lettere e filosofia e di economia e commercio.
Tutto sembrava proseguire per il meglio, fin quando non cominciò a serpeggiare fra la classe politica locale l'idea di trasferire la sede universitaria fuori dai confini cittadini, precisamente nella zona di Mercato San Severino.
Alfonso Menna ovviamente era contrario al trasferimento in provincia della sede universitaria, e per ragioni storiche voleva la nuova università nel centro antico, ove una volta c'era la Scuola Medica.
L'oramai ex primo cittadino si appellava anche al cosiddetto «Piano 80», che prevedeva per la Campania quattro sedi universitarie, ossia Napoli, Salerno, Avellino – Benevento e Napoli – Caserta.
Alfonso Menna temeva lo «scippo», dato che alcune forze politiche premevano per cambiare persino la denominazione di allora in quella di Seconda Università della Campania, e il suo trasferimento al di fuori dei confini cittadini rendeva ancor più plausibile questa ipotesi.
Inoltre il grand commis riteneva adatte alla costruzione della nuova sede universitaria ben quattro zone del territorio comunale, che in totale potevano offrire all'epoca (1971), ben trenta milioni di metri quadri.
Per Alfonso Menna era quindi inspiegabile questa voglia di delocalizzare il complesso universitario.
Vediamo ora nel dettaglio quali erano queste quattro zone.
La prima si estendeva dal quartiere di Torrione fino a Fuorni; la seconda era costituita dalle attuali frazioni collinari a monte di Fratte, ossia Cappelle, Matierno e Casa – Roma; la terza da Giovi, Rufoli e Sordina; la quarta, quella più a cuore all'ex primo cittadino, la zona alta del centro storico, a ridosso del Castello Arechi.
Secondo Alfonso Menna la sede universitaria si sarebbe integrata perfettamente con il cuore antico della città, potendo riutilizzare come sede delle varie facoltà, dopo un'adeguata ristrutturazione, alcuni ex conventi, ed anche il seminario pontificio.
Nel 1968 il consiglio comunale cittadino concesse un'area a monte di Fratte per la costruzione del nuovo plesso universitario, ossia i già citati dieci ettari di Matierno.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Alle origini dell'idea della «Grande Salerno»

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Informazioni tesi

  Autore: Antonino Lambo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Guido Panico
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 81

FAQ

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alfonso menna
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