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Le distorsioni di memoria e il monitoraggio della fonte: un tentativo di integrazione teorica

La somiglianza percettiva e semantica tra le fonti

Se le informazioni riguardanti le caratteristiche dei ricordi vengono utilizzate per l’attribuzione della fonte e se ciò avviene in modo automatico tramite un processo euristico, allora ci si aspetta che più le caratteristiche fenomeniche delle fonti sono somiglianti per gli aspetti più salienti, più è probabile che avvenga un’errata attribuzione del ricordo. L’attenzione della ricerca sperimentale è stata posta finora soprattutto sul ruolo delle somiglianze percettive e un po’ di meno su quelle semantiche tra le fonti e sulle registrazioni delle operazioni cognitive svolte. Scarsa attenzione, probabilmente anche per difficoltà metodologiche e impedimenti etici, è stata invece posta sulla somiglianza dell’esperienza emotiva tra fonti diverse.
Varie ricerche hanno dimostrato che quando due fonti presentano un alto grado di somiglianza percettiva, diventano più probabili errori di monitoraggio di realtà (Henkel, Franklin, 1998; Henkel, 2004; Johnson, De Leonardis, Hashtroudi Ferguson, 1995; Johnson, Foley, Leach, 1988; Lindsay et al., 1991). In uno studio, ad esempio, i soggetti dovevano ascoltare delle parole dette da una persona e immaginarne altre, a volte con la voce della stessa persona, altre volte con la propria voce, oppure con la voce di una terza persona. Successivamente tutti venivano sottoposti a un compito di monitoraggio della fonte in cui si chiedeva di ricordare se ogni parola precedentemente presentata era stata ascoltata oppure immaginata. É risultato che la tendenza a ricordare come ascoltate parole che in realtà erano state immaginate è molto più marcata quando le parole sono state immaginate con la voce della fonte esterna (Johnson, Foley, Leach, 1988). Ancora, è stato chiesto a dei soggetti di compiere semplici azioni (condizione fonte esterna/Sé), di guardare un attore compiere le azioni (condizione fonte esterna/Altro), di immaginare se stessi nel compiere le azioni (condizione fonte interna/Sé) oppure di immaginare l’attore mentre compie le azioni (condizione fonte interna/Altro). La maggiore frequenza di errori di attribuzione della fonte è avvenuta quando le azioni delle fonti riguardavano entrambe l’attore o entrambe se stessi (Lindsay et al., 1991; esperimento 3).
La stessa influenza della similarità percettiva è stata trovata nei casi in cui è stato chiesto di discriminare tra due fonti esterne. Ad esempio, Lindsay e altri (1991; esperimento 1) hanno fatto ascoltare una lista di parole proveniente da due altoparlanti posti uno alla destra e l’altro alla sinistra del soggetto. Nella condizione di somiglianza percettiva, da entrambi gli altoparlanti la voce era maschile oppure femminile, mentre nella condizione di diversità percettiva da un lato vi era una voce maschile, dall’altro una femminile. Si è visto che la condizione di somiglianza percettiva conduceva più spesso i soggetti a commettere errori riguardo alla provenienza della voce (destra o sinistra) rispetto alla condizione di diversità percettiva. Gli stessi risultati sono stati trovati con materiale più complesso consistente nella descrizione di piccole sequenze di azione svolte da animali in un circo e raccontate da narratori differenti la cui similarità percettiva variava in base alle condizioni sperimentali (Lindsay et al., 1991; esperimento 2).
La somiglianza semantica tra le fonti è stata oggetto di minore interesse ma è stato comunque ben documentato il suo ruolo nel condurre a errori di attribuzione in vari compiti e con vari tipi di materiale (Henkel, Franklin, 1998; Henkel, 2004; Lindsay et al., 1991). Ad esempio, adulti e bambini sbagliavano più spesso a indicare correttamente quale tra due narratori aveva raccontato una piccola azione riguardo a un animale del circo se entrambi avevano parlato dello stesso animale ma descrivendo azioni differenti (Lindsay et al., 1991). In un altro studio, che ha indagato l’influenza della similarità semantica derivante da informazioni diverse dagli stimoli target, si è visto che non tutti i tipi di somiglianza semantica aumentano la probabilità di errore. Infatti, è risultato che solamente se gli oggetti immaginati e quelli percepiti appartenevano a una stessa categoria sovra-ordinata (ad esempio, pantaloni-maglietta) aumentavano la probabilità di errore mentre ciò non si verificava quando gli oggetti erano tali da trovarsi spesso assieme nel mondo reale (sigaretta-posacenere) o quando erano associati tramite un terzo elemento sottointeso (guinzaglio-osso, entrambi associati a cane) (Henkel, Franklin, 1998).
Henkel (2004) ha descritto anche il fatto che il processo di monitoraggio per fonti percettivamente o semanticamente simili è suscettibile all’effetto del ripetuto richiamo delle informazioni, nella direzione dell’incremento della confusione della fonte.
Anche le operazioni cognitive utilizzate in fase di codifica sono una caratteristica dell’esperienza fenomenica la cui somiglianza tra le fonti conduce a errori di attribuzione. In uno studio (Johnson et al., 1995), alcune condizioni sperimentali implicavano particolari consegne riguardo alle operazioni cognitive da eseguire su semplici parole sentite dire da attori. I soggetti di alcuni gruppi dovevano esprimere, per ogni parola, un giudizio di piacevolezza su scala a 5 punti, mentre altri gruppi dovevano eseguire questa consegna su metà delle parole mentre per l’altra metà il giudizio di piacevolezza doveva limitarsi a un semplice e meno impegnativo “si-no”. Sia giovani adulti che anziani hanno ottenuto punteggi inferiori nel caso di somiglianza dell’atto cognitivo espresso.
L’aumentata probabilità di confusione della fonte dovuta alla somiglianza percettiva, semantica e riguardante operazioni cognitive utilizzate tra le fonti è stata confermata non solo per gli adulti ma anche per i bambini (Lindsay et al., 1991) e per persone anziane (Johnson et al., 1995). In entrambe le popolazioni, l’influenza è maggiore rispetto a quella sugli adulti e quindi gli errori di monitoraggio della fonte sono più frequenti.
Complessivamente, tutte queste evidenze empiriche dimostrano che la somiglianza tra le caratteristiche fenomeniche tra ricordi di fonti differenti influisce negativamente sulle prestazioni in compiti di monitoraggio della fonte nella direzione di ricordare come percepiti eventi che sono stati in realtà immaginati. Questa influenza è stata ben documentata riguardo alle caratteristiche visive dei ricordi mentre rimangono dei dubbi su quali tipologie di somiglianza semantica portino a questo effetto. Altre caratteristiche sono state poco o per niente studiate.

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Le distorsioni di memoria e il monitoraggio della fonte: un tentativo di integrazione teorica

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Informazioni tesi

  Autore: Salvatore Mazzaglia
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Psicologia
  Relatore: Antonella D'Amico
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 112

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Parole chiave

memoria
schemi
monitoraggio della fonte
distorsioni di memoria
cognitivismo
costruttivismo
falsi ricordi

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