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Tra otium e negotium: La villa di Poppea

La Villa A: la Villa di Poppea

Nonostante ad oggi si stima che circa un quarto della struttura è ancora da mettere alla luce, la Villa A conta 99 ambienti, annoverandone sia piccoli di servizio, sia vaste aree di giardino, ed un’enorme natatio. L’edificio ha subito un processo di trasformazione nel corso del tempo, ma si può immaginare che gli ospiti giunti via mare, attraccano probabilmente ad un porticciolo privato, salgono per una serie di scale e rampe per arrivare ad una terrazza che ha la funzione di vestibolo, arrivando dunque nell’atrio, che ad oggi risulta però distrutto dalla costruzione del canale del conte di Sarno nel XVI secolo. Dal lato della campagna invece, l’ingresso è attraverso un bel viale assiale che conduce precisamente al centro del prospetto del grande salone.
Il nucleo originale della villa è databile al 50 a.C. circa, ed è costituito dalle stanze di ricevimento e di intrattenimento che circondano il grande atrio, nonché di un imponente quartiere servile costruito su due piani intono al peristilio, il quale presenta sul lato occidentale una fontana e si apre, a sua volta, su una grande stanza dove è presente un altare, presso il quale il paterfamilias riuniva l’intera familia, compresi gli schiavi, per sacrificare ai Lari, gli dei protettori della dimora. Le decorazioni che caratterizzano le mura ed i soffitti del peristilio le possiamo definire a “striscia di zebra” e si estendono sino ai corridoi di servizio della parte orientale della villa, designando le aree riservate al passaggio del personale addetto al servizio dei padroni che invece alloggiano nelle stanze riccamente decorate.

L’elemento cardine di questa parte della villa è senza dubbio la natatio, con una serie di stanze di intrattenimento disposte sul suo lato occidentale. La più grande di esse, la sala rappresenta il centro della sequenza di ambienti, con due stanze gemelle ai lati, poste simmetricamente, secondo il modello che ritroviamo anche nella Domus Aurea di Roma. Presumibilmente l’architetto le ha concepite per dar vita a due tipi di fruizione: il primo sull’esterno, oltre la piscina, con una serie di statue poste ognuna davanti ad un albero; l’altro, all’interno, su ognuno dei lati della sala, dove attraverso le finestre si può godere di una serie di giardini, con le pareti dipinte anch’esse con motivi floreali illuminati dall’alto con la luce naturale, in quanto a cielo aperto.
Un secondo gruppo di luoghi dediti d’intrattenimento si apre all’estremità sud della natatio e comprende un padiglione semiottagonale, che ricorda quello della Villa San Marco a Stabiae, e un lungo pergolato, che incornicia le magnifiche vedute del Golfo di Napoli.
Non vi è la certezza sul proprietario della villa, ma un’iscrizione sul collo di un’anfora vinaria, di provenienza spagnola, menziona un Sec o uno Iuc – undo Poppaeae, fa pensare a Poppaea Sabina, seconda moglie dell’imperatore Nerone. L’anfora in questione è stata rinvenuta durante gli scavi del marzo 1974, nell’ambiente 48 della Villa A. C’è da considerare anche chi sostiene che la villa sia appartenuta a un membro della gens dei Poppaei, spesso presenti a Pompei, ma senza avere certezza a quale membro della nobile famiglia potesse realmente appartenere.
È quasi certo invece che nel momento dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. la villa è quasi del tutto disabitata e il proprietario, sta vendendo gli arredi più pregiati103. Solo dieci colonne monolitiche in marmo grigio sono presenti nel posto d’origine, cioè vicino al porticato sulla natatio, le altre sono immagazzinate poco distanti. Stesso discorso per molte altre sculture, rinvenute fuori posto ed anche per i preziosi rivestimenti di marmo delle pareti delle sale del quartiere orientale, che risultano staccate.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Tra otium e negotium: La villa di Poppea

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Informazioni tesi

  Autore: Salvatore Manzo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2021-22
  Università: Università Telematica "E-Campus"
  Facoltà: Lettere
  Corso: Filologia moderna
  Relatore: Luca Montecchio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 104

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