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Il presupposto della continuità aziendale e l'attività di revisione contabile: il caso Alitalia (2002-2003)

La vita aziendale in presenza di rischi di “going concern”

Nell’attuale scenario di mercato nel quale operano le imprese possono verificarsi, con significativa rapidità, cambiamenti profondi nelle variabili che definiscono il “sistema” di riferimento della gestione aziendale.

La circostanza dà luogo ad un’accelerazione dei processi relativi al ciclo di vita di un’impresa, con possibili repentini cambiamenti da situazioni espansive e di crescita aziendale, a situazioni di contrazione e di crisi.

In particolare, nell’ambito del concetto (generale) di crisi aziendale possono essere ricondotti diversi stati (particolari) di un’impresa accomunati dalla caratteristica di intrinseche condizioni di debolezza che possono, in prospettiva, compromettere la continuità aziendale e la sopravvivenza dell’impresa.

Esistono diverse manifestazioni della crisi che possono riguardare il profilo reddituale o patrimonialefinanziario dell’impresa, o combinazioni di entrambi i profili, e diverse caratteristiche di durata della crisi che può essere temporanea oppure irreversibile.

Lo stadio più acuto della crisi, dal punto di vista finanziario, è definito dall’insolvenza intesa come incapacità ad adempiere regolarmente le obbligazioni contratte nell’esercizio dell’impresa. Lo stadio patologico della crisi, nel senso della sua irreversibilità, è riconducibile al concetto di dissesto che rappresenta uno stato di declino reddituale e di crisi finanziaria ai quali si somma una condizione di incapienza delle attività patrimoniali rispetto alle passività contratte (a titolo di capitale di credito) per finanziare l’esercizio dell’impresa.

Quindi, mentre l’insolvenza può essere misurata in termine di flussi ed esprime una situazione di grave tensione finanziaria (i flussi di cassa generati dall’impresa sono, cioè, insufficienti a far fronte agli esborsi connessi all’adempimento delle obbligazioni), il dissesto trova espressione nel deficit patrimoniale nel quale il valore complessivo delle attività (impieghi) è insufficiente a garantire il rimborso delle relative fonti di finanziamento.

La manifestazione di uno stato di tensione finanziaria è sovente interpretata come il segnale premonitore della successiva insolvenza e rischio di un possibile dissesto. Il segnale è peraltro imperfetto, in quanto tra tensione finanziaria e insolvenza/dissesto non esiste un nesso causale necessario: tipicamente, nelle crisi finanziarie a carattere temporaneo (e cioè superabili mediante interventi sia endogeni sia esogeni), l’asincronia dei flussi di gestione corrente può essere rimossa e consentire il riequilibrio finanziario senza conseguenze patrimoniali di rilievo.

Insolvenza e dissesto rappresentano, tra i possibili effetti di una crisi aziendale, le sintomatologie più acute e sono tipicamente osservabili ex post in un quadro di ormai ridotta capacità di “reazione” alla crisi. In questi due casi, la gestione della crisi risulta perlopiù attuabile ricorrendo a soluzioni concorsuali (fallimento, concordato preventivo od accordo di ristrutturazione dei debiti).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il presupposto della continuità aziendale e l'attività di revisione contabile: il caso Alitalia (2002-2003)

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Informazioni tesi

  Autore: Viviana Vitiello
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia Aziendale
  Relatore: Pier Luigi Vitelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 275

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