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Memoria, falsi ricordi e Disturbo da stress post traumatico: l’influenza del trauma su cervello e memoria

Le basi neuronali della memoria e il ruolo delle emozioni

In realtà, la memoria non è conservata in un’area cerebrale specifica, non esiste un centro della memoria, piuttosto sono state individuate più strutture anatomiche responsabili dei processi mnestici, tra cui un circuito neuronale definito “circuito di Papez” che comprende ippocampo, fornice, corpi mammillari, talamo anteriore e giro del cingolo. Questo circuito sembra essere implicato nel consolidamento della traccia mnestica in quanto piccole lesioni in queste sedi possono generare una compromissione di vario grado nella memoria (Bressi, Invernizzi, 2017: p. 96)
Altri studi hanno arricchito le conoscenze sui circuiti neuronali della memoria e hanno messo in evidenza l’importante ruolo svolto in particolare dall’ippocampo e amigdala, due strutture sottocorticali situate nel lobo temporale e facente parte del sistema limbico (circuito responsabile della gestione delle emozioni di base). L’ippocampo, in particolare, gioca un ruolo fondamentale nella memoria a breve e a lungo termine, nella memoria spaziale e navigazione spaziale, grazie al quale è possibile costruire mappe spaziali che permettono di orientarsi nell’ambiente circostante. L’ippocampo, inoltre, sembra essere responsabile della cosiddetta amnesia infantile, ovvero la mancanza di ricordi coscienti durante la prima infanzia probabilmente proprio a causa del lento percorso evolutivo dell’ippocampo che non risulta già completo alla nascita, ma continua a svilupparsi e a formarsi durante i primi anni di vita.
L’amigdala, invece, è un insieme di nuclei interconnessi ed è una componente chiave della memoria emozionale, infatti, basandosi sull’esperienza pregressa, è in grado di associare un valore di sopravvivenza agli stimoli percepiti (Cozolino, 2008). Essa, inoltre, intensifica l’immagazzinamento dei ricordi emozionalmente salienti (soprattutto negativi o minacciosi) stimolando il rilascio di noradrenalina in situazioni negative per prepararci all’azione. Lesioni in una di queste due strutture (amigdala e ippocampo) possono comportare deficit di memoria di vario genere. In particolare, un danno all’amigdala può provocare deficit di memoria visiva, mentre un danno all’ippocampo può comportare amnesie, come nel caso del paziente H.M. che, in seguito all’esportazione bilaterale dell’ippocampo manifestò un’amnesia anterograda (Cozolino, 2008).

Alcuni studi sull’uomo, inoltre, hanno avvalorato l’ipotesi che lesioni che coinvolgono sia ippocampo che amigdala (o le loro connessioni temporale mesiale) possono determinare un’amnesia profonda (Bressi, Invernizzi, 2017: p.96).
Il fatto che l’amigdala davanti a eventi fortemente emotivi inneschi il rilascio di ormoni e neurotrasmettitori che ci predispongono alla reazione di attacco o fuga dimostra quanto l’emozione abbia una forte impatto non solo sul corpo a livello fisiologico, ma anche sulla memoria, infatti, l’amigdala sulla base dell’esperienza ci aiuta a stabilire quali stimoli possono risultare dannosi e quali innocui sulla base della valenza emozionale degli eventi esperiti per cui determina quali ricordi è più conveniente conservare a lungo termine e quali no. Questo dimostra perché, a volte, eventi emozionalmente significativi vengono ricordati meglio e più a lungo rispetto ad eventi neutri. Emblematico, a questo proposito, l’esperimento di Clifford e Hollin (1981) basato sulla visione di un filmato che presentava due varianti: la prima variante proponeva la visione di un uomo che aggrediva violentemente una donna per rapinarla (evento fortemente emotivo) mentre la seconda variante del filmato proponeva la visione dello stesso uomo che fermava la donna semplicemente per chiedere un’informazione (evento neutro). Il gruppo che ha visto la prima variante emotiva ricordava con più facilità il volto dell’uomo rispetto al gruppo che ha visto la variante neutra.
Dall’altro lato, però, ci sono anche molti studi che invece sottolineano come l’emozione possa essere deleteria sul recupero di ricordi dettagliati della memoria, in particolare studi sulle false memorie testimoniali dimostrano come i testimoni di eventi negativi particolarmente salienti mostrano difficoltà a ricordare dettagli dell’evento, lasciandosi influenzare da informazioni fuorvianti che conducono alla creazione di falsi ricordi sull’evento. Dunque, emozioni, sentimenti, umore, attenzione e tanto altro sono tutti fattori che entrano in gioco nella costruzione di un ricordo e possono alterare la corretta versione dei fatti al punto da poter deformare i nostri ricordi e condurci alla creazione di ricordi falsi, fittizi, frutto di ricostruzioni errate, ed è proprio di questi ultimi che ci occuperemo nel capitolo successivo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Memoria, falsi ricordi e Disturbo da stress post traumatico: l’influenza del trauma su cervello e memoria

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara Modica
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Messina
  Facoltà: Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagogiche e degli Studi Culturali
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Valentina Cardella
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 55

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Parole chiave

stress
memoria
cervello
trauma
disturbo da stress post traumatico
falsi ricordi
false memorie
false memorie autobiografiche
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memorie traumatiche

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