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La stregoneria nell'Europa del Rinascimento

Le Beneandanti

Un altro argomento che potrebbe confutare la reale esistenza delle streghe fu lo stereotipo che si venne a creare, dal ’400 in poi, delle beneandanti. In molte tradizioni contadine italiane troviamo alcuni temi comuni che sembrerebbero legare il mondo agrario ad antiche tradizioni pagane. La continua associazione tra microcosmo contadino e il tema della morte sembrerebbe sottolineare una stretta unione tra questi due aspetti, basti pensare ai rituali legati al pianto funebre e al cordoglio nelle tradizioni agricole. Particolare è poi la fase oniroide dei rituali che è sempre presente nella cultura subalterna contadina.

Questa potrebbe essere la chiave esplicativa della tradizione dei Benandanti friulani che dovevano assicurare la “morte” delle streghe per assicurare la rinascita dei campi, o della fascinazione lucana. I Benandanti sarebbero delle persone particolari, portatori di un culto di fertilità e difensori di campi e raccolti contro streghe e stregoni, in un’immagine stereotipata della morte che accomuna l’area nord Italiana con quella tedesca e balcanica legata alla figura di Frau Holle (Fig. 8). Troviamo anche Ginzburg, il quale in Storia Notturna scrive sui combattimenti in estasi raccontati da un vecchio di nome Thiess, il quale durante i processi confessò di essere un lupo mannaro. Sia dalle sue confessioni che da quelle di altri imputati venne a crearsi una stretta connessione tra gli stregoni e i lupi mannari, anche se queste battaglie venivano combattute contro le streghe. Questi combattimenti erano sicuramente il ricordo di antichi riti agrari, infatti la vittoria o la sconfitta nello scontro poteva assicurare fertilità ai campi o, in caso contrario, un periodo di ristrettezze.

Coloro che combattevano erano appunto i cosi detti Beneandanti, il quale termine designa quelle persone che, tra il ’500 e il ’600, nella zona di tutto il Centro-Nord Europa fino al Friuli, affermavano di far parte di alcuni lotte contro le streghe, presentandosi come protettori dei villagi e dei raccolti, e che periodicamente assistevano alle processioni dei morti; tutto ciò in uno stato di catalessi. I beneandanti erano conosciuti anche come i “nati con la camicia”, poiché al momento della loro nascita erano avvolti dal sacco amniotico, il quale veniva conservato dalle levatrici, fatto benedire e tenuto come amuleto personale. Una volta maggiorenni, nella notte delle “Quattro Tempora”, lo spirito del beneandate si separava dal corpo durante il sonno e, sottoforma di animale, si andava a riunire con i suoi compagni in luoghi precisi per combattere i sabba. Ne I Beneandanti di Ginzburg troviamo la testimonianza di una beneandate donna, la quale affermava che: “suo marito più volte di notte la chiamava et con li rimedi la urtava, et lei era come morta, perché diceva che li spirito se ne era andato al suo viaggio et il corpo restava come morto”.

Il potere del beneandante consisteva infatti nel combattere oltre che le streghe, anche le loro malie e curare le persone che venivano colpite; inoltre, come detto prima, vedevano i morti durante le processioni e ne potevano sentire i lamenti.

Ginzubrg scrive: “Lo spirito dei beneandanti lasciava per qualche tempo il corpo esanime, talvolta in forma di topo e di farfalla, talvolta invece ingroppa a lepri, gatti o altri animali, per dirigersi in estasi verso le processioni dei morti o verso le battaglie contro le streghe o stregoni. In entrambi i casi il viaggio dell’anima veniva paragonato dai beneandanti stessi ad una morte provvisoria. Al termine del viaggio c’era l’incontro con i morti. Nelle processioni essi comparivano in forma cristianizzata, come anime purganti; nelle battaglie, in forma aggressiva e pù arcaica, come malandanti nemici della fertilità assimilati a streghe e stregoni”.

Come Ginzburg anche Margaret Murray sosteneva che i raduni descritti dalle imputate durante i processi fossero reali, anche se la stregoneria proveniva però da una religione antichissima, basata sulla fertilità, a cui i giudici sepperò solo attribuire una perversione diabolica. Si parlava infatti di uno scontro simbolico che avveniva danzando tra i beneandanti e le streghe. Nel testo di T.G. Chanu viene riportata la testimonianza di una beneandante, la quale dopo esserle stato domandato di confessare, rispose: “Non ho mai dato l’anima al diavolo, né rinnegato la fede in Gesù Cristo: sono beneandante.”, “era destino che lo diventassi, perchè chi nasce la notte di Natale, se è maschio sarà lupo mannaro e urlerà alla luna; se è femmina sarà strega o beneandante. [...] Le streghe hanno rinnegato la Santa Madre Chiesa; io non l’ho mai fatto. Anzi, combatto ogni sorta di malvagità. E se so quello che so è perchè sono stata con loro, tutte in forma di gatte, io per difendere, le altre per offendere. [...] Le streghe si riconoscono tra loro e sono riconosciute da noi, perchè sotto il naso hanno tutto un segno a forma di croce, che la gente comune non vede. Ci scontriamo, la notte, nel prato di Santa Caterina, di la del fiume, beneandanti e stregoni. Noi abbiamo bastoni di finocchio e sambuco, loro canne di sorgo turco e attizzatoi da forno. [...] Quando hanno la meglio i beneandanti, il raccolto è buono e abbondante. Ma, se vincono gli altri la battaglia, allora c’è grande carestia.”

Nella visione introdotta successivamente dal Cristianesimo, si passò da un rituale che, da lutto naturale legato alla divinità si trasforma in visione malefica e demoniaca. I processi svolti contro i beneandanti nel 1570 evolsero in un secondo processo vent’anni dopo, facendo diventare queste persone “quelli che levano fatture e malie”. Dal 1565 al 1675, la Santa Inquisizione cominciò a considerarli eretici e, nonostante le loro difese, la Chiesa non riuscì a cogliere la differenza che intercorreva tra beneandanti e streghe. Dal ’600 infatti, sia il popolo che la Chiesa vedono nei beneandanti degli stregoni capaci di far del male; e i loro convegni notturni si trasformano nel sabba, anche se nei confronti dei beneandanti non vi fu mai un’esecuzione capitale e la loro fama andò dissolvendosi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La stregoneria nell'Europa del Rinascimento

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Informazioni tesi

  Autore: Vanessa Usai
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Germana Ernst
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 42

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