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Le Città del Tufo: Memorie di Viaggio

Le ciclopiche Vie Cave

Scavati nella roccia vulcanica, i ciclopici percorsi sono una delle tante testimonianze lasciate dal popolo di Rinaldone e da quello Etrusco nella Maremma grossetana; il loro utilizzo è ancora avvolto di mistero. Le pareti alte dai 15 ai 30 metri, la lunghezza, l'andamento spesso labirintico dei percorsi e la permanente penombra caratterizzano questi luoghi di rara bellezza. Nel triangolo geografico compreso tra Pitigliano, Sorano e Sovana si contano circa un centinaio di tagliate che alternano percorsi sinuosi e dedalici, spesso diramandosi in due o più direzioni, facendo affiorare nel visitatore un senso di smarrimento. La loro larghezza varia da un minimo di un metro ad un massimo di quattro, alcune presentano restringimenti improvvisi fino a rendere pressoché impossibile il passaggio.
Il potere della pietra è chiaramente espresso dalle parole di Giovanni Feo: "Il tufo, poroso, bucherellato e di colore cangiante, riveste le pareti dei percorsi come un elemento dalle strane qualità: sembra materia viva, quasi che respiri attraverso i pori litici, mentre al suo interno si svolge una fervida vita segreta e minerale. Ora sembra invece morto: pietra lavica immobilizzata nella sua solidificazione, pietra che sfarina al solo tocco e si riduce subito in effimera polvere di ceneri vulcaniche".
Il motivo per cui furono concepiti questi megalitici percorsi ancora oggi non è chiaro; in pochi si sono dedicati alla ricerca sulle enigmatiche tagliate, accettando l'ipotesi che fossero semplici vie di comunicazione o elementi di una complessa regimentazione delle acque a valle.
Come sottolinea Feo, la vicinanza o addirittura l'attraversamento di necropoli, la tortuosità dell'andamento, le camere che si affacciano sul vuoto e i numerosi segni di rifinite e complesse lavorazioni scultoree, fanno intendere che queste opere non furono realizzate per semplici fini pratici, ma per un qualcosa di più profondo, molto probabilmente legato alla sacralità e al culto degli antenati. Il dromos, corridoio funerario che conduce all'interno dei sepolcri etruschi, sembra essere una via cava in scala ridotta; questa somiglianza induce ad ipotizzare che le tagliate furono costruite per celebrare riti religiosi, legati sopratutto all'oltretomba, non a caso conducono anch'esse ad un luogo di sepoltura: le necropoli. Nell'antichità si credeva molto al potere della terra e alle divinità degli inferi ad essa connessi; è plausibile che le vie cave vennero realizzate per entrare in contatto con queste entità.
Gli antichi popoli vissuti in questi luoghi hanno scolpito, in onore della grande Madre Terra, queste vie sacre, considerando la roccia sede di un'energia reputata divina.
Le tagliate presenti nel territorio circostante sono più di cinquanta, ma solo una trentina di esse sono percorribili. Nella notte del 19 marzo, per celebrare l'equinozio di primavera e quindi la fine dell'inverno e l'arrivo della fertile stagione, lungo la Via Cava di San Giuseppe tra Pitigliano e Sovana, viene svolta la torciata che termina in Piazza Garibaldi a Pitigliano. I torciatori portano sulle spalle un grosso fascio di canne fiammeggianti e raggiunta la piazza appiccano il fuoco ad un enorme pupazzo di canne: l'Invernacciu, simbolica rappresentazione dell'inverno che muore.
Questo costume porta con sé l'antica ritualità del culto della natura, nella sua ciclicità e abbondanza.
Lo stato di secolare abbandono e le continue frane dovute allo spaccamento delle pareti tufacee a causa delle radici, fanno prevedere che tra qualche anno non resterà più niente di questa forma di architettura antica. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le Città del Tufo: Memorie di Viaggio

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Informazioni tesi

  Autore: Daniela Ciampoli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Architettura
  Corso: Disegno industriale
  Relatore: Giuseppe Lotti
Coautore: Marco Marseglia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 294

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