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Il debito pubblico italiano dal 1950 ad oggi

Le critiche al patto di stabilità

Il trattato di Maastricht richiede ai Paesi aderenti all’Unione Europea di non avere un debito pubblico eccedente il 60% del PIL ed il disavanzo pubblico non superiore al 3% del PIL.
Nel 1992, al momento della stipulazione del trattato alcuni Paesi, tra cui l'Italia, non rispettavano i limiti imposti, ad esempio, l'Italia aveva il rapporto debito/PIL pari al 120%. L’Unione Europea, al fine di far rientrare nei parametri indicati dal trattato questi Stati, ha imposto ad essi l'attuazione di profonde manovre correttive di politica finanziaria.
I vincoli fissati dal "patto di stabilità" hanno il fine di:
1. Disincentivare un Paese a trasferire il costo di un’espansione fiscale sugli altri Stati.
In un’economia aperta, che adotta un tasso di cambio fisso, l’aumento del tasso d’interesse varia in relazione alla dimensione del Paese che aumenta il disavanzo. Se lo Stato è molto piccolo, il tasso d’interesse di tutti gli altri Paesi non varia.
Nell’Unione Europea se aumenta il disavanzo di uno Stato di rilevanti dimensioni, gli altri subiscono gli effetti dell’aumento del tasso d’interesse senza ottenere dei benefici diretti (hanno solo un piccolo beneficio indiretto derivante dall’incremento delle importazioni dello Stato che ha effettuato l’espansione fiscale). Gli altri Paesi per evitare di subire gli effetti negativi appena descritti potrebbero voler attuare, a loro volta, una politica fiscale espansiva. E' per questo motivo che si è deciso di imporre ai Paesi aderenti regole fiscali comuni.
2. Evitare che la crisi finanziaria di uno Stato si estenda agli altri Paesi dell'U.E.
Gli Stati che hanno un debito pubblico più elevato sono più soggetti a crisi finanziarie, per questo, l’Unione Monetaria ha imposto a tutti i Paesi il limite massimo del 60% per il rapporto debito/PIL.
Inoltre con l’Unione Monetaria i sistemi finanziari dei vari Stati sono più integrati tra loro: le attività finanziarie circolano tra tutti i paesi aderenti, per esempio, i titoli italiani possono essere detenuti da istituzioni del settore bancario, o assicurativo, o da famiglie non residenti nel territorio italiano. Perciò una grave crisi finanziaria che costringerebbe uno Stato membro a non ripagare i suoi debiti avrebbe effetti anche nei confronti di altri Stati membri.
Secondo Pasinetti il voler imporre ai Paesi di ridurre, in maniera sistematica, il proprio debito pubblico non è una regola fiscale "ottimale". Il patto viene criticato per diversi motivi:
1. Cercare di far scomparire il debito pubblico ha anche degli svantaggi, in quanto, ad esempio, il debito pubblico può essere utilizzato per finanziare la ricerca di base e, quindi, può favorire la crescita economia nel lungo periodo.
2. Il limite del 3% si applica alla spesa complessiva, quindi, non distinguendo la spesa pubblica corrente e la spesa per investimenti pubblici. Diversi Paesi, per rispettare il limite del 3%, hanno diminuito gli investimenti pubblici e mantenuto inalterata la spesa corrente. Ovviamente sarebbe più efficace una regola che limitasse la spesa corrente senza sacrificare gli investimenti pubblici.
3. Per non far aumentare il disavanzo pubblico tende a limitare l'attuazione di politiche fiscali "anticicliche" e, questo, può impedire agli stabilizzatori automatici (come i sussidi di disoccupazione e la tassazione proporzionale al reddito) di funzionare in maniera corretta, mettendo a rischio la stabilità economica dell'eurozona.
La diminuzione del rapporto debito/PIL è considerata essenziale per ridurre il “peso sociale” dello Stato, copre il pagamento degli interessi e anche una parte del debito esistente.
Una diminuzione del “peso sociale” dello Stato la si può ottenere anche agendo sul differenziale r-n attraverso una serie di manovre che, congiuntamente a situazioni economiche favorevoli, riducono il tasso d’interesse reale e/o incrementano il tasso di crescita.
Questa manovra può facilitare una riduzione della pressione fiscale e migliorare le prospettive occupazionali.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il debito pubblico italiano dal 1950 ad oggi

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Informazioni tesi

  Autore: Luca Mirani
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Pavia
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e legislazione d'impresa
  Relatore: Andrea Fumagalli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 144

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