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La repressione del movimento Mau Mau: un tardivo e difficile processo al colonialismo

Le ferite ancora aperte e la questione delle scuse

I commenti della stampa internazionale all'accordo raggiunto nel Giugno 2013 furono abbastanza severi. Tra i pochi giornali che in Italia si occuparono del caso, ci fu "il manifesto". Il quotidiano ricordò che il governo britannico aveva elargito un indennizzo modesto "per evitare un processo vergognoso".
Sempre per lo stesso quotidiano la repressione dei Mau Mau costituiva "una pagina fosca dell'altrimenti decantato imperialismo dal volto umano della Gran Bretagna che a lungo e in tutti i modi si era cercato di tenere nascosta".

Il patteggiamento arrivava dopo una fitta contrattazione di settimane tra i legali dei reduci e quelli del governo britannico e costituiva un fatto storico; per la prima volta, infatti, Londra ammetteva le sue "responsabilità criminali". Senza la determinazione delle vittime e la fondamentale testimonianza di un gruppo di storici al processo, l'accordo non sarebbe stato ipotizzabile. Nel corso del dibattimento emerse con chiarezza che il governo britannico aveva occultato una vasta mole di documenti inerenti ai fatti e ammesso la distruzione deliberata di altro materiale258. Tra questi documenti appariva particolarmente significativo quello di un funzionario giudiziario del Kenya che confrontava le brutalità inflitte ai prigionieri alle persecuzioni nella Germania nazista o nella Russia comunista.

Lo stesso funzionario, accettando di ratificare simili pratiche, si preoccupò di tenerle segrete scrivendo che "se dobbiamo peccare dobbiamo farlo senza rumore". Con questo accordo altre ex colonie, come ad esempio Cipro, la Guiana, la Palestina e altre, avrebbero potuto avanzare anch'esse richieste di indennizzi con un grave danno di immagine per il Regno Unito259.

Anche la stampa statunitense ebbe nei confronti del patteggiamento toni piuttosto critici. Il "Los Angeles Times" riportò le parole della storica Caroline Elkins secondo la quale il patteggiamento "costituiva un'ammissione da parte delle Gran Bretagna che il suo impero era stato violento e sordido". Tra i documenti desecretati lo stesso quotidiano citava le istruzioni date ai soldati britannici che "potevano picchiare le vittime evitando di colpire organi vitali quali fegato, reni e milza". Tra le vittime delle violenze rientrava anche il nonno del presidente Obama che non era un Mau Mau e neppure un Kikuyu. L'accordo giungeva con ben cinquant'anni di ritardo e senza scuse dirette da parte dei britannici260.

Anche Toyin Agbetu dell'organizzazione "Ligali" sostenne che era riprovevole, da parte del Primo Ministro David Cameron, non aver offerto le proprie scuse alle vittime e ai sopravvissuti dell'imperialismo britannico. Secondo Agbetu, la misera dichiarazione di rammarico del Ministro degli Esteri William Hague "non solo evidenziava l'arroganza del governo nel rifiutare le responsabilità britanniche, ma anche il totale disprezzo verso l'intero popolo africano".

Nonostante il lavoro svolto dagli avvocati e dai testimoni, l'accordo era in definitiva un passo indietro per la giustizia in quanto permetteva al governo britannico di evitare una sentenza che avrebbe dimostrato la sua diretta colpevolezza per le atrocità storiche commesse, stabilendo un importante precedente legale per altre vittime dell'imperialismo in Africa e non solo. Molti credono, inoltre, che le tattiche di stallo del governo britannico abbiano permesso a molti criminali di guerra di sfuggire alla giustizia senza affrontare il processo per le loro azioni. Uno di essi, addirittura, venne insignito con una onorificenza per aver assalito africani innocenti in Kenya261.

In un'intervista rilasciata al quotidiano "The Standard" il presidente del Mau Mau War Veterans, Gitu wa Kahengeri, precisava che la sua associazione aveva preferito, alla fine, scendere a patti per evitare un procedimento giudiziario prolungato che probabilmente avrebbe fruttato di più, ma che si sarebbe concluso troppo tardi per le vittime, ormai ultraottantenni. Secondo il presidente dell'associazione a beneficiare dell'indipendenza del Kenya erano stati i lealisti usati dal potere coloniale per combattere la ribellione. I Mau Mau per decenni furono messi da parte e, soltanto nel 2003, il presidente Kibaki sostenne finalmente la formazione della Mau Mau War Veterans e le sue legittime rivendicazioni262.

Iniziò così una polemica tra quanti avevano ricevuto le riparazioni per i danni subiti e quanti invece erano convinti che si dovesse arrivare ad una sentenza chiara che accertasse tutte le responsabilità. Per questi ultimi occorreva raccogliere "risorse sufficienti per dimostrare in giudizio che le colpe dell'ex amministrazione coloniale non potevano e non dovevano essere risolte con un semplice risarcimento". Qualcuno ricordò, a questo proposito, che la Gran Bretagna aveva ratificato nel 1951 la Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo per poi violarla in Kenya nel 1953 "non considerando il popolo africano abbastanza umano da meritare l'applicazione di quei diritti sanciti dalle sue stesse leggi"263.

Un ulteriore procedimento giudiziario fu avviato nel 2018 da altre vittime Mau Mau e respinto per il troppo tempo trascorso. L'Alta Corte di Giustizia stabilì questa volta che non era più possibile emettere un verdetto equo. Il contenzioso era relativo a quarantamila kenyoti che avevano presentato richieste di risarcimento danni per gli abusi subiti durante l'emergenza degli anni '50. La causa durò quasi un anno e alla fine si concluse con un rigetto della richiesta. Facendo riferimento alla causa discussa nel 2013, il giudice Stewart rilevò che nel nuovo ricorso si avanzavano richieste diverse rispetto al caso precedente. [...]

258 L. Clausi, Atrocità britanniche, i Mau Mau alla riscossa, Il manifesto, Giugno 2013, DOI: https://ilmanifesto.it/atrocita-britanniche-i-mau-mau-alla-riscossa
259 Ibidem
260 R. Dixon e N. Soi, British government apologizes for colonial abuses in Kenya, Los Angeles Times Giugno
2013 DOI: https://www.latimes.com/world/la-xpm-2013-jun-06-la-fg-britain-kenya-compensate-20130607-story.html
261 "Terence Gavaghan, insignito di una onorificenza ha ammesso di tenere uno stivale sulla gola dei prigionieri dopo avergli infilato fango in gola per soffocarli" T. Agbetu, Britain pays £20m bribe to save war criminals from justice, Ligali, Giugno 2013 DOI: https://www.pacma.org.uk/ligali/article.php?id=2357
262 J. Ombuor, Mau Mau Veterns who quit job to fight colonialists' racism, The Standard, 2014 DOI: https://www.standardmedia.co.ke/article/2000110281/mau-mau-veteran-who-quit-job-to-fight-colonialistsracism
263 T. Agbetu, Britain pays £20m bribe to save war criminals from justice cit.

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La repressione del movimento Mau Mau: un tardivo e difficile processo al colonialismo

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Informazioni tesi

  Autore: Flaminia Sartoni
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2022-23
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Alessandro Volterra
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 98

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