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I giardini di Italo Calvino

Le frequentazioni culturali di Villa Meridiana

Si è già evidenziato in questa tesi l’importanza che avevano in casa Calvino le frequentazioni di alto livello culturale. Oltre al già citato Efisio Mameli (1875-1957), zio materno di Italo che sovente era in visita a Villa Meridiana con la moglie, la zia chimica Anne Mannessier, dai primi anni trenta la madre di Calvino è amica di numerosi pittori e scrittori. In particolare, una profonda amicizia lega Eva Mameli Calvino a Resnevic Signorelli, già medico e traduttrice, scrittrice e collezionista d’arte e Beatrice Duval, viaggiatrice, pittrice e attivista ecologista. Dunque, al contrario di quanto a volte ripetuto, nella casa laboratorio dove Italo Calvino cresce ci si occupa non soltanto di scienza, ma anche di arte e letteratura. E paradossalmente, definendosi “pecora nera della famiglia”, è proprio Italo a rafforzare l’immagine di una pretesa spaccatura tra la cultura scientifica, quella praticata dai familiari, e quella letteraria, la propria.

Olga, la scrittrice russa
Olga Resnevic Signorelli è mecenate di artisti, amica di letterati e testimone di quasi settant’anni di storia culturale italiana. Dagli anni Trenta elegge Sanremo come città di residenza ed è solita trascorrervi lunghi periodi. È lèttone di nascita, russa di cultura, italiana d’elezione. Ha alle spalle una formazione medica prima all’Università di Berna, in Svizzera, poi a Siena e infine a Roma dove si laurea nel 1908. Già negli anni senesi conosce Angelo Signorelli (1876-1952), il quale diventa uno dei medici più in vista della capitale. Oltre al lavoro, Olga condivide con lui la passione per la letteratura e per l’arte. Non si sposano, ma Olga decide di adottare il cognome Signorelli, che mantiene anche dopo la separazione da Angelo. I Signorelli raggiungono, grazie alla professione medica, un tenore di vita tale da permettere alla coppia di dedicarsi al collezionismo, di arte antica per Angelo, di arte contemporanea per Olga.
Resnevic decide infine di lasciare la professione e di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura e alla traduzione di autori come Cechov, Dostoevskij, Tolstoj (è in quest’ambito che la scrittrice ha dato il contributo più rilevante). Nel 1938 pubblica una biografia su Eleonora Duse (1858-1924). Olga conosce personalmente la divina attrice nel 1915 e con lei intrattiene rapporti epistolari. Il libro ha grande successo.
Eva Mameli commenta così, in una lettera del 26 settembre 1938, il lavoro di Olga: “in generale le donne hanno compreso molto più il suo lavoro e l'anima della grande Duse.” Il libro è ripubblicato nel 1962 da Cappelli; il 7 giugno 1964 Eva Mameli scrive a Olga:

Cara amica, La ringrazio di avermi mandato la sua bella opera sulla vita di Eleonora Duse. L'ho letta con molta commozione per i ricordi che ha suscitato e perché illumina profondamente i meandri di una psiche tormentata senza fine dalle ansie di nuove mete. Povera cara Duse!

Eva Mameli e Olga Resnevic si conoscono forse perché quest’ultima, appassionata di giardinaggio, si reca alla Stazione Sperimentale a comprare fiori e piante. O forse per i vecchi rapporti che Mario Calvino ha con i russi. A testimoniare la longevità dell’amicizia nata a Sanremo vi sono 41 lettere scritte nel lasso di tempo che va dal 1938 al 1972.
Nelle lettere che la madre di Calvino spedisce all’amica, Eva parla della carriera universitaria del figlio, con parole piene di premura materna e entusiasmo per la scelta di Italo di seguire la vocazione letteraria. Evidentemente ha cambiato idea sul destino da giardiniere che pensava lo dovesse aspettare.

Italo è a Torino, in una camera in soffitta, senz’ombra di riscaldamento. Sta per dare gli ultimi esami prima della laurea in lettere, ha seguito finalmente la sua vocazione e si è dedicato con molta volontà a scrivere racconti, recensioni per giornali comunisti. Un suo racconto è stato premiato e verrà pubblicato assieme ad altri suoi, in volume, da De Vita di Milano-Sera.

L’11 febbraio 1942, Italo si trova a Torino, ancora studente di Agraria, e chiude con queste parole una lettera ai genitori: “Scrivetemi della Resnevic se ha parlato di me.” Il diciannovenne, alle prese con i suoi primi esperimenti letterari, ha infatti consegnato i suoi scritti a Resnevic Signorelli, la quale è all’apice della fama dopo il libro sulla Duse.
La “vecchia scrittrice russa”, come la designa poco felicemente nella lettera al suo amico Eugenio Scalfari di fine marzo 1942, gli suggerisce di “raccontare cose, ambienti, personaggi studiati dal vero”. Giudica quindi buono il racconto L’uomo che ritrovò se stesso, meno buono Il deserto di pietra poiché parla di cose lontane dall’esperienza del giovane autore.
Tale consiglio, dal tono della lettera di Italo un po’ ingombrante e comunque accettato con riserva, lo scrittore lo farà tanto suo da riportalo anni dopo in un’intervista (a Carlo Bo) del 1960:

È che si racconta bene di ciò che si è lasciato alle nostre spalle, che rappresenta qualcosa di concluso (e poi si scopre che non è concluso affatto). Bisogna partire sempre da ciò che si è. La critica sociologica […] potrebbe […] definire dal suo punto di vista la vera essenza d’ogni scrittore, scoprire il suo back-ground sociale che magari contrasta con le apparenze.

Italo continua a far leggere le proprie pagine alla scrittrice russa (pare che Resnevic Signorelli non abbia mai perso il suo forte accento). Sa che in merito agli strumenti del mestiere l’amica della madre è una professionista di alto livello e di esperienza decennale e che il suo parere è prezioso. Olga è entusiasta della Commedia della gente e Italo lo comunica a Scalfari.
Il 10 marzo 1947 Italo, forgiato dall’evento bellico in cui ha visto da vicino la morte (sua e dei suoi cari), ormai studente di Lettere, cambia tono e scrive direttamente alla Signorelli:

Gentile Signora, / Resnevic Signorelli, / la Mamma mi scrive di lei e di come Lei si ricordi di me e voglia leggere qualcosa di mio. / Ho avuto molto piacere a riavere sue nuove, perché Lei è stata tra le prime persone a leggere i miei tentativi letterari e a incoraggiarmi, e a darmi consigli. Eccole tre miei racconti dei più recenti. Ora io sto un po’ a Torino, un po’ a Sanremo. Sto per laurearmi in lettere. Ho un romanzo che uscirà presto, non so ancora se da Mondadori o da Einaudi. Sarò contento se Lei mi scriverà. Indirizzi pure a Sanremo dove mi recherò tra breve, per fermarmi qualche tempo. / I più cordiali saluti da / Italo Calvino.

Italo scrive altre lettere a Olga alla quale riconosce il ruolo rilevante che avuto nell’incoraggiarlo. Tale ruolo non è mai reso pubblico - Italo indica sempre Cesare Pavese (1908-1950) come primo lettore. Tuttavia è innegabile come Calvino, fin da adolescente poté giovarsi dei canali giusti per mettere a frutto nel migliore dei modi quel suo “feeling”, compreso certamente dalla madre a dall’amica Resnevic.

Questo brano è tratto dalla tesi:

I giardini di Italo Calvino

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Cristina Cireddu
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Bergamo
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Marco Belpoliti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 101

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