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Italia start-up: analisi e critica del processo d'incubazione di nuove imprese

Le imprese spin-off in Italia: evoluzione storica

La produzione di spin-off d’impresa derivanti da istituzioni accademiche, centri di ricerca e incubatori tecnologici, anche in Italia ha avuto una propria evoluzione suddivisa in più fasi, le quali si sono succedute man mano che cresceva l’accettazione e la consapevolezza da parte degli atenei riguardo alle potenzialità dei processi di spin-off come forma di valorizzazione della ricerca pubblica.
La prima fase del processo evolutivo, inizia negli anni Ottanta con la creazione sporadica di questo tipo d’imprese, nate dall’iniziativa di singoli ricercatori e docenti, con l’appoggio nullo, o quasi contrario, da parte delle università presso cui lavoravano. Questo scetticismo era dovuto alla convinzione generale che gli iniziatori dell’attività avrebbero così trascurato la professione accademica a scapito di quella imprenditoriale. Inoltre, era ancora sottovalutata la possibilità di creare nuove imprese innovative fondate su risultati della ricerca applicata nei laboratori accademici.
Nella seconda metà degli anni Ottanta, si è arrivati ad una seconda fase nel momento in cui gli Enti per la Ricerca hanno cominciato a comprendere i processi di spin off, grazie allo svolgimento di attività di TT già attive nelle struttura amministrativa dell’università, come, ad esempio, l’Ufficio Affari Generali, l’Ufficio Legale e l’Ufficio Ricerche. In questa situazione si era già iniziato a intraprendere iniziative a supporto della creazione di tali imprese.
Successivamente, solo alla fine degli anni Novanta, si è visto una progressiva accettazione del fenomeno da parte delle università, che hanno completamente cambiato il proprio atteggiamento nei confronti di tali iniziative. In quegli anni, infatti, sono sorti i primi UTT a tutela della PI e per la promozione del trasferimento tecnologico. In questi uffici, come visto precedentemente, sono state dedicate sia risorse umane che finanziarie, in modo da valorizzare la ricerca attraverso politiche al sostegno dello spin-off d’impresa.
Nei primi anni Duemila, si è arrivati alla quarta fase, nella quale si era già diffusa la consapevolezza riguardo l’importanza di questo processo e, quindi, sono stati avviati processi per rendere più efficienti i servizi al supporto delle imprese spin-off. Sono state, dunque, attuate procedure di coordinamento tra gli UTT e con altri soggetti come incubatori, fondi di investimento, partner industriali, ecc. In questa fase avviene anche la sperimentazione di diverse formule per l’avvio di imprese spin-off, prevedendo in alcuni casi la partecipazione dell’EPR (Enti Per la Ricerca) di origine al capitale sociale dell’azienda.
Attualmente si è arrivati ad una sorta di quinta fase, la quale consiste in una diffusa soddisfazione per i risultati raggiunti, soprattutto in termini di numero di imprese create, di comparti scientifico-tecnologici interessati, ma anche in termini di diffusione geografica sul territorio nazionale. In questa fase è però fondamentale sviluppare le necessarie politiche per permettere alle nuove aziende di sopravvivere ed evolvere, in un contesto non solo nazionale, ma internazionale.
Le diverse fasi hanno condotto questo fenomeno imprenditoriale al raggiungimento di alcuni obiettivi in termini di:
- valorizzazione dei risultati della ricerca pubblica, grazie agli UTT si sono ottenuti discreti risultati nel portare la ricerca verso un’applicazione pratica;
- chiusura del gap tra ricerca pubblica e innovazione industriale, problema particolarmente delicato in un Paese come il nostro, che non può certo indirizzare ogni investimento in ricerca verso ambiti applicativi, ma che non si può neanche permettere di lasciare inesplorati sentieri di sfruttamento economico [Varaldo e Di Minin, 2009] ;
- trasferimento di soluzioni tecnologiche alle piccole e medie imprese (PMI) di settori non high-tech, per le quali il dialogo con le imprese spin-off della ricerca può risultare più facile di quello con i centri di ricerca universitari;
- creazione di nuovi posti di lavoro qualificati per laureati e ricercatori, i quali sono coinvolti in progetti di ricerca, ma per i quali non sempre sono disponibili posti di lavoro qualificati e professionalmente coinvolgenti;
- accelerazione di processi di sviluppo economico su base locale e regionale, soprattutto tramite l’aggregazione, anche in incubatori, di imprese ad alta tecnologia, caratterizzate di una maggiore apertura a modelli di business e stili di management innovativi [Lazzeroni, 2010].
Si avverte tuttavia anche la forte necessità di dare luogo a un vero e proprio cambio di marcia. Infatti, le imprese spin-off della ricerca pubblica in Italia risultano essere circa mille, ma si tratta per la maggior parte di aziende di piccole-medie dimensioni (in media il numero di addetti è di circa 10 unità Equivalenti a Tempo Pieno - ETP), seppure con alcune rilevanti eccezioni, che nel complesso sono caratterizzate da un tasso di sopravvivenza estremamente elevato. Sono ancora troppo poche, sebbene in netta crescita, quelle nel cui capitale sociale è presente un partner finanziario e/o industriale e che sono chiaramente orientate ad un percorso di crescita e di espansione sui mercati internazionali.
Molteplici sono gli interventi necessari da parte di tutti i soggetti coinvolti. Alcuni cambiamenti positivi probabilmente avverranno in maniera quasi spontanea, grazie a processi di apprendimento e miglioramento collettivo, mentre per altri saranno fondamentali specifiche azioni di policy e l’attività di nuovi soggetti, imprenditoriali e istituzionali, possibilmente in collaborazione tra loro. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Italia start-up: analisi e critica del processo d'incubazione di nuove imprese

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Informazioni tesi

  Autore: Fabrizio Tonellotto
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Strategie di Comunicazione
  Relatore: Marco Bettiol
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 165

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