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Le intercettazioni

Le intercettazioni preventive

Le intercettazioni preventive compaiono per la prima volta nel nostro sistema processuale con il d.l. 21 marzo 1978 n. 59 all’indomani del sequestro dell’onorevole Aldo Moro e riconosceva, con l’art. 226 sexies, il potere di compiere intercettazioni telefoniche anche in assenza di un procedimento penale. Successivamente, con l’introduzione del nuovo codice di procedura penale, la materia è stata regolata dall’art. 226 disp. att. che manteneva vigente l’art. 226 sexies del codice abrogato. Più recentemente, a seguito della tragedia americana delle torri gemelle, la materia è stata integralmente rinnovata dalla L. 15 dicembre 2001, n. 438 (Disposizioni urgenti per contrastare il terrorismo internazionale). Non è un caso che la loro introduzione o la loro revisione coincida con momenti di particolare emergenza criminale, in quanto tale attività si scontra con più diritti costituzionalmente garantiti. Nonostante ciò la Corte Costituzionale ha ritenuto legittima l’attività in questione, ammettendo persino la limitazione di alcuni diritti inviolabili dell’uomo al fine di prevenire le attività criminose che creano un notevole allarme sociale.

L’attuale assetto si deve all’art. 5 comma 1 della già citata L. 15 dicembre 2001 n. 438 che ha provveduto alla sostituzione integrale della previsione.
L’atto di iniziativa, cioè la richiesta, spetta ai soggetti ivi indicati: Ministro dell’ interno o, su sua delega, i responsabili dei Servizi centrali delle forze di polizia di cui all’art. 12 del decreto-legge 13 maggio 1991 n. 203 poi convertito nella legge sopra citata, Questore, Comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri o del Corpo della guardia di finanza.
Esso è rivolto al Procuratore della Repubblica presso il tribunale del capoluogo del distretto, in cui si trovi il soggetto da sottoporre a controllo o dove siano emerse le esigenze preventive.
Oggetto della richiesta è l’autorizzazione al compimento di attività eterogenee. Così, possono attivarsi «intercettazioni di comunicazioni e conversazioni, anche per via telematica, nonché di comunicazioni o conversazioni tra presenti anche se queste avvengono nei luoghi indicati dall’ art. 614 c.p.». Inoltre, il comma 4 prevede che si possa procedere al «tracciamento delle comunicazioni telefoniche e telematiche , nonché [al] l’acquisizione dei dati esterni relative alle medesime e [al]l’ acquisizione di ogni altra informazione utile in possesso degli operatori di telecomunicazioni».La finalità è la prevenzione dei delitti di grave allarme sociale e di criminalità organizzata, rispettivamente elencati negli artt. 407 comma 2 lett. a) n. 4 e 51 comma 3 bis c.p.p.
Il Procuratore della Repubblica autorizza le operazioni nel caso vi siano elementi investigativi che giustifichino l’attività di prevenzione per la durata massima di quaranta giorni, prorogabili per periodi successivi di venti ove permangono i presupposti.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le intercettazioni

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Informazioni tesi

  Autore: Antonio Arcudi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Reggio Calabria
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze giuridiche
  Relatore: Arturo Capone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 72

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