La Camera del Lavoro di Mantova dalla nascita alla fine della Prima Guerra Mondiale (1900-1918)

Successivamente al moto de "la boje" si hanno altri scioperi nelle campagne, in modo particolare nel giugno 1886, ma l'azione va scemando, vuoi per la continua crisi agricola, vuoi per la incessante emigrazione, che diventa un fenomeno "patologico" di quegli anni - per il mantovano l'America Latina ed in particolare il Brasile rappresentano i luoghi dell'esodo dalle campagne -, vuoi per la repressione che il governo attuava nei confronti dei manifestanti e delle forze socialiste.

I due principali protagonisti del movimento de "la boje", Siliprandi e Sartori, prendono strade diverse. Il Siliprandi continua nella sua azione di accusa contro il potere, che non ha compreso l'importanza della sentenza del processo di Venezia, e rilancia la sua Associazione Generale dei Lavoratori per continuare nelle rivendicazioni salariali e contro lo sfruttamento, con punte critiche anche verso le società di mutuo soccorso; per l'anziano garibaldino, che scomparirà nel 1892, lo strumento migliore per divulgare le sue idee sono gli articoli sul giornale "La Favilla", pubblicazione d'ispirazione socialista che aveva aderito all'Internazionale.

Rimangono fondamentali per il Siliprandi azioni quali: l'adesione e la solidarietà senza distinzionedi arti e mestieri, la resistenza contro lo sfruttamento del capitale, la validità dello sciopero come mezzo legittimo di lotta, la concreta partecipazione alle competizioni politiche. Scrive anche al settimanale anarchico mantovano «Il grido dell'operaio», dove afferma che la redenzione della classe operaia "deve essere l'opera di tutti coloro che a fatti e non a parole si mettono sulla via delle rivendicazioni che risolvono la questione umana"; ed ancora "per affrettare la trasformazione sociale e la conseguente emancipazione del proletariato è necessario un continuo ed incessante apostolato fra gli operai agricoli, i quali, isolati e miseri, non hanno la coscienza dei propri diritti né l'energia della resistenza".

Per il Sartori, che emigrerà in America Latina, la via non è così "rivoluzionaria" o "anarchica" come quella del Siliprandi. Egli crede nella sua Società di Mutuo Soccorso fra i Contadini, ma ben presto deve ravvedersi e orientarsi verso la cooperazione. Arriva ad affermare al XVI Congresso delle Società Operaie Affratellate, svoltosi a Firenze nel giugno 1886, che la resistenza ha dato cattiva prova, con la conseguente reazione governativa, ed auspica la conciliazione tra capitale e lavoro con società di lavoratori, proprietari e fittavoli.