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L'uso della forza nel diritto internazionale: il caso della Crimea

Le misure adottate dall’Unione Europea

L’Unione Europea e i suoi Paesi Membri, dal canto loro, hanno reagito fin da subito, anche prima che le Nazioni Unite potessero esprimersi, per condannare sia l’illegittimità del referendum del 16 Marzo 2014, sia la conseguente annessione.
Complessivamente sono state adottate diverse tipologie di sanzioni contro la Federazione Russa.
Innanzitutto, sono state introdotte sanzioni di tipo economico nei confronti di alcuni specifici settori dell’economia russa: finanza, energia, difesa e prodotti a duplice uso. Alla data di chiusura del presente elaborato, questo insieme di sanzioni risulta in corso di validità, con scadenza fissata al 31 Gennaio 2020 e con possibilità di essere rinnovate per ulteriori 6 mesi.
Le altre sanzioni prese sono state dirette contro individui ed entità, seguendo due direzioni: da una parte, sono state individuate, in totale, 170 persone e 44 enti, tutti responsabili di aver compromesso l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina, e, dall’altra, tutti questi soggetti hanno subito il congelamento dei beni e delle restrizioni di viaggio (i beni di coloro che sono sanzionati dall’Unione Europea sono bloccati, agli operatori dell’UE è proibito rendere loro i fondi disponibili e quei soggetti non possono viaggiare nell’UE). Allo stato attuale, tali misure, anch’esse rinnovabili ogni 6 mesi, termineranno il 15 Marzo 2020.
A queste tipologie di sanzioni, sono da aggiungere le restrizioni alle imprese in affari in Crimea e nella città di Sebastopoli: nello specifico sono stati emessi il blocco delle importazioni di beni provenienti da quei territori, il blocco delle esportazioni di alcune categorie di beni e tecnologie e, infine, il blocco di servizi turistici verso quelle zone. Queste misure scadranno il 23 Giugno 2020 e potranno essere rinnovate per ulteriori 6 mesi.
Infine, il Consiglio d’Europa ha adottato misure diplomatiche, consistenti nella sospensione dei summit che si tenevano regolarmente tra UE e Russia e nell’allontanamento della Russia dagli incontri del G8, e restrizioni nella cooperazione economica: ciò vuol dire non verranno erogati nuovi prestiti alla Federazione Russa da parte della Banca europea degli investimenti e della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.

Viste nel loro insieme, tutte le sanzioni adottate e messe in atto da parte dell’Unione Europea sono basate sulla esplicita condanna della "unprovoked [ingiustificata] violazione della sovranità e della integrità territoriale ucraina operata dalla Russia".
Di seguito si cercherà invece di individuare il fondamento giuridico alla base delle citate misure.
In primo luogo, occorre evidenziare che, avendo agito prima degli Organi dell’ONU, il Consiglio dell’UE si è richiamato rispettivamente, negli atti, all’art. 29 del Trattato sull’Unione Europea, il quale stabilisce che “il Consiglio adotta decisioni che definiscono la posizione dell’Unione su una questione particolare di natura geografica o tematica”, e all’art. 215 del Trattato sul funzionamento dell’UE, il quale dispone che:
"1. Quando una decisione adottata conformemente […] prevede l’interruzione o la riduzione, totale o parziale, delle relazioni economiche e finanziarie con uno o più paesi terzi, il Consiglio […] adotta le misure necessarie […].
2. Quando una decisione adottata conformemente […] lo prevede, il Consiglio può adottare […] misure restrittive nei confronti di persone fisiche o giuridiche, di gruppi o di entità non statali
".
Dopo l’adozione della Risoluzione 68/262 da parte dell’Assemblea Generale il 1° Aprile 2014, nella quale l’Organo dell’ONU rinnovava il proprio impegno per il riconoscimento della sovranità, dell’unità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini e confermava la invalidità del referendum svoltosi il 16 Marzo,, il Consiglio europeo motivava così le proprie misure anche sulla base dell’intera normativa delle Nazioni Unite.
Ma, da ultimo, bisogna cercare l’origine normativa delle sanzioni UE soprattutto nei dettami del diritto internazionale generale come sono quelli sulla responsabilità internazionale degli Stati formulati nel progetto di articoli adottato nel 2001: ci si riferisce, in particolare, all’art. 41, che regola gli effetti specifici di gravi violazioni di norme obbligatorie, come quella che vieta l’aggressione, così come all’art. 48, che stabilisce quali siano i doveri verso l’intera comunità internazionale, uno dei quali è quello riguardante il divieto dell’uso della forza, divieto che può giustificare anche Stati diversi da quello offeso a reagire nei confronti dell’illecito.

Non sono mancate al riguardo le proteste russe nei confronti di tali misure, accusate anche di illegalità. Nonostante sia stato evidenziato che :
"in un primo momento […] l’esatta qualificazione giuridica di tali misure poteva apparire incerta, […] le delibere varate in un secondo momento […] (regolamenti di esecuzione (UE) n. 284/2014, n. 433/2014 e n. 477/2014) sembrano aver attenuato simili ambiguità. Esse sono dirette verso individui-organi russi […] considerati responsabili dell’illegittima acquisizione della penisola crimeana, e si propongono di far fronte ad illeciti perpetrati dalla Russia".
In conclusione, si può affermare che, seppur “non può ragionevolmente escludersi che ci si trovi in presenza coercitivi unilaterali […] nella misura in cui disattendono norme internazionali relative al trattamento dei cittadini stranieri e degli organi di Stati stranieri”, le sanzioni complessivamente adottate contro il comportamento imputato alla Russia si devono considerare “lecite a titolo di contromisura […] purché rispondenti alle generali condizioni di ammissibilità ed ai limiti delle contromisure, quali si ricavano dal progetto predisposto dalla Commissione del diritto internazionale”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'uso della forza nel diritto internazionale: il caso della Crimea

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Informazioni tesi

  Autore: Flavio Varotto
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Stefania Bariatti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 132

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Parole chiave

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nazioni unite
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