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Il sistema penitenziario italiano e il detenuto tra rieducazione e vittimizzazione

Le rivolte in carcere ai tempi del Coronavirus

II Coronavirus sono virus identificati negli anni '60 dello scorso secolo che infettano l'uomo e gli animali e che nell'uomo provocano malattie come semplici raffreddori o ben più gravi sindromi respiratorie. L'11 febbraio 2020, il Direttore generale dell' Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato l'esistenza di un nuovo ceppo di coronavirus identificato con il nome "COVID- 19".

Poiché è un virus nuovo alla comunità scientifica e non essendoci ad oggi un vaccino per contrastarlo, la nostra nazione ha adottato delle regole da rispettare per evitarne diffusione e contagio. Tutto ciò provocando reazioni non soltanto tra i comuni cittadini, ma anche tra la popolazione detenuta.
Poichè il COVID-19 si trasmette tramite saliva, più in generale tramite contatti diretti personali e attraverso le mani, una misura drastica adottata è quella di evitare per l'appunto qualsiasi tipo di contatto umano, mantenendo distanze di sicurezza di almeno 1 metro.

Per evitare la diffusione del contagio all'interno degli istituti penitenziari è stato previsto di annullare i consueti colloqui con i familiari. Il 9 marzo 2020, 27 istituti hanno protestato, anche in modo violento contrariamente a quanto è accaduto nelle recenti forme di protesta, contestando le limitazioni inerenti gli incontri con i familiari, chiedendo garanzie contro il contagio, chiedendo interventi sul sovraffollamento e chiedendo, in alcuni casi, l'indulto. Durante le rivolte non sono mancati i sequestri di persona, i saccheggi delle infermerie (l'overdose di alcuni farmaci, tra cui metadone, ha portato alla morte di alcuni detenuti) e i tentativi di evasione (alcuni andati a buon fine come nel carcere di Foggia ).

Anche questa volta, mascherata dalla situazione di emergenza che il nostro Stato sta vivendo, riappare quella "nuvola nera" del sovraffollamento carcerario.
Ricordiamo che secondo il Ministero della Giustizia il nostro Paese ha un tasso di sovraffollamento pari al 120%, con 61.230 detenuti collocati in spazi che ne possono contenere al massimo 50.931. Le regioni che attualmente soffrono di più il sovraffollamento sono in ordine: Molise, Puglia, Lombardia, Emilia- Romagna, Lazio, Campania e Piemonte.

È proprio in alcuni istituti penitenziari di queste regioni che sono avvenute le rivolte più cruente in seguito alle disposizioni per il Coronavirus; questi istituti hanno percentuali di sovraffollamento che oscillano tra il 128% e il 178%. In questo episodio che ha caratterizzato la nostra cronaca è evidente la duplice funzione politica e psicologica che la rivolta possiede, unendo i detenuti di tutta Italia in un'unica lotta contro le istituzioni per il loro bene comune. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il sistema penitenziario italiano e il detenuto tra rieducazione e vittimizzazione

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara Sisinni
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Sociologia
  Corso: Sociologia
  Relatore: Raffaella Sette
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 97

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Parole chiave

criminologia
detenuti
rieducazione del condannato
vittimizzazione
sistema penitenziario

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