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Sviluppo di un metodo basato sulla spettrometria di massa per l'analisi di micotossine nel mais: ''early warning systems'' per la filiera maidicola del Veneto

Legislazione micotossine

Le legislazioni nazionali e internazionali, spinte dall’impatto che queste hanno sulla salute degli uomini e degli animali, negli ultimi anni hanno provveduto ad emanare numerosi provvedimenti per regolamentare la contaminazione da micotossine. Si sono valutati dei tenori massimi di accettabilità per la presenza delle principali micotossine nei mangimi e nelle derrate alimentari.

Le prime soglie furono stabilite negli Stati Uniti durante gli anni 60, le soglie di tolleranza nei confronti di tutte le aflatossine (B1, B2, G1, G2) erano di 30 μg/kg. Questo valore fu rapidamnete abbassato a causa dell’elevato potenziale tossico delle sostanze prese in considerazione e negli anni successivi, tale soglia di tolleranza fu ulteriormente rivista, grazie anche al supporto di tecniche analitiche sempre più affidabili e con limiti di rilevazione sempre più bassi [10].

Dopo il 2003 erano ben 100 le nazioni che stabilivano dei limiti di legge sia negli alimenti zootecnici che negli alimenti destinati al consumo umano. Oggi si nota come i livelli massimi tollerati di micotossine presentino delle marcate differenze a seconda della nazione presa in considerazione. Le differenze più sostanziali sono osservabili tra paesi sviluppati e in via di sviluppo. In Brasile per esempio, la soglia massima consentita per la somma di aflatossine B1+B2+G1+G2 nei cereali e derivati è di 20 μg/kg (Risoluzione dell’ANVISA RDC n. 274, 2002). In Europa, per la stessa somma la soglia è di 4 μg/kg (Regolamento CE n. 1881/2006). Questo rappresenta un grosso ostacolo per quanto riguarda il commercio internazionale.

La proposta di limiti di legge influenzata tiene conto di altri fattori oltre a quelli puramente tossicologici, quali la presenza di dati sulla presenza di micotossine, necessità commerciali, etc.

Dal punto di vista tossicologico, la stima del TDI (tolerable daily intake) da un'idea di quali siano i rischi che si corrono in seguito all'esposizione a questi contaminanti. Per le micotossine cancerogene non si stabilisce un TDI ma si raccomanda di ridurre la contaminazione secondo il criterio ALARA, As Low As Reasonably Achievable (Tabella 3). Il livello ALARA è definito come la concentrazione di una sostanza che non può essere eliminata da un alimento, senza richiedere lo scarto dell’alimento nel complesso o senza compromettere seriamente la disponibilità delle maggiori domande di alimento.

Parlando di Europa, si è creata una necessità economica di uniformare i regimi giuridici dei diversi stati membri. Il regolamento CE n. 1525/1998 fu il primo con il quale vennero fissati i massimi tenori di concentrazione per alcuni contaminanti, tra cui le aflatossine. Dopo numerose rettifiche ed aggiornamenti, con i quali sono state regolamentate tutte le micotossine, viene applicato il Regolamento CE n. 1881/2006. Questo definisce i tenori massimi delle diverse micotossine in differenti matrici alimentari per consumo umano.

Per quanto riguarda gli animali, vista la primaria importanza del settore zootecnico nell’economia comunitaria, sono stati emanati dei regolamenti per l’utilizzo di mangimi di buona qualità, i cui riferimenti sono la raccomandazione 2006/576/CE e la Direttiva 2003/100/CE.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Sviluppo di un metodo basato sulla spettrometria di massa per l'analisi di micotossine nel mais: ''early warning systems'' per la filiera maidicola del Veneto

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Informazioni tesi

  Autore: Enrico Memo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
  Corso: Scienze e tecnologie per l'ambiente e il territorio
  Relatore: Sara Bogialli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 82

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Parole chiave

ambiente
chimica
hplc
sicurezza alimentare
micotossine
spettrometria
cromatografia liquida
chimica ambientale
fumonisine
veneto agricoltura

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