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Leuven. La città come testo. Analisi semiotica di un'"Univer-city"

Leuven: l’unione di tre città

L’agglomerato costituente la città di Leuven ingloba oggigiorno altre realtà urbane che originariamente fuoriuscivano dal comprensorio cittadino. L’odierna Lovanio è infatti il risultato della fusione del comune originario con i limitrofi Kessel e Heverlee. Viste le notevoli differenze legate all’importanza storica e architettonica delle tre città, le ultime due fungono da zone periferiche, in un contesto urbano marcatamente centralizzato come quello lovaniese, i cui confini sono netti e definiti.

L’originaria Leuven si erge dunque a spazio inglobante che si pone a un livello gerarchico superiore rispetto ai due inglobati. Questa circostanza si conferma inoltre in ottica funzionale, poiché il centro nevralgico del potere cittadino, e da un punto di vista politico (tramite il City Hall), e da uno religioso (la Cattedrale) è tutto incentrato nel cuore della città vecchia. A proposito, come già accennato, le caratteristiche architettoniche sottolineano ancora il minor prestigio dei due centri inglobati, anche in prospettiva diacronica, non presentando significative tracce di storicità.

“Un medesimo sobborgo può essere periferia, edge city, oppure essere collocato dentro la fascia urbana a seconda del modo in cui l’intero sistema urbano viene a costituirsi, inglobando o escludendo da sé alcune sue parti” (Marrone 2009, p. 5). Tuttavia le consuetudini linguistiche trascendono l’ufficialità dell’organizzazione urbana. Sovente infatti si può sentir dire a un fruitore del luogo (sia esso un lovaniese o uno studente) “vado a Kessel” piuttosto che “oggi devo trascorrere tutto il giorno a Heverlee, quindi rientro tardi a Leuven”. Barthes (1985) osservava come gli abitanti “parlino la loro città semplicemente abitandola, percorrendola, osservandola”. Aggiunge Marrone (2001): “la lingua inscrive al proprio interno i diversi modi di percepire, e di vivere, lo spazio; costruisce termini, cioè unioni di significanti e significati, a partire dalle possibili esperienze topologiche vissute dalle persone all’interno delle diverse culture” (p. 290).

Posto che Kessel rappresenti una periferia che in questa sede non suscita interesse ai fini dell’analisi, ci occuperemo più dettagliatamente di Heverlee e del suo rapporto con lo spazio inglobante. Tra i due si creano numerosi inscatolamenti semantici che toccano più punti, in primo luogo quello della presenza della natura in città, dato che il quartiere è costituito in gran parte da parchi; in secondo luogo la mediazione dei limiti (o soglie) in una dialettica interno/esterno mediata dal confine, con le sue sfumature tra ordine e forma che rideterminano l’attribuzione di senso dei luoghi. “L’ordine è fatto di posizioni e di disposizioni, di congiunzioni e di separazioni di oggetti del desiderio nello spazio, ordine della topia e dell’erotopia. La forma è fatta di un contorno, che circonda e, al contempo, frammenta. La forma è tanto la solidarietà tra la totalità e le sue parti, quanto il duello tra l’interno e l’esterno” (Pellegrino, Jeanneret 2006, p. 27). L’immagine 35, che propone una visione dall’alto della città, ci aiuta a localizzare i luoghi oggetto della disamina per verificare le relazioni che intercorrono tra loro.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Leuven. La città come testo. Analisi semiotica di un'"Univer-city"

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Cumbo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Teoria della comunicazione
  Relatore: Gianfranco Marrone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 103

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