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Il consenso ai trattamenti sanitari per i minori

Limiti interni all’esercizio della potestá genitoriale

La potestà non è un potere fine a se stesso, ma è uno strumento per proteggere ed educare; un altro limite interno consiste nella finalità dell’educazione, che è quella di assicurare la crescita spirituale e fisica del figlio affinché diventi un cittadino adulto.
Se lo scopo dell’educazione è quello di fare del figlio un uomo libero e quanto più possibile se stesso, ne deriva che la modalità essenziale consiste nel permettergli di fare “tirocinio di libertà”, come pratica di scelte ragionate. Evidente quindi il binario: graduale accompagnamento del figlio all’autonomia; rispetto della personalità di lui, ma anche responsabile attuazione della potestà, per evitare che con il raggiungimentodella piena capacità, egli si trovi deteriorato da scelte irreversibili troppo precoci. La potestà, intesa come limitazione della libertà del minore di agire come si vuole nell’ambito delle attività lecite nei confronti dei terzi privati e della pubblica autorità, è sottoposta alla continua ricerca dell’equilibrio con l’autonomia del figlio; quanto più egli cresce, tanto più il suo apprendistato alla libertà si fa pieno e inversamente sempre minori sono le sue esigenze di protezione, fino a che giunto all’adolescenza, il ragazzo deve potersi difendere da solo.
Per attuare il principio suddetto per l’esercizio della potestà è utile, nonché possibile delineare criteri più concreti da seguire:
a. Criterio della gradualità: il rispetto della personalità del figlio diventa sempre più importante man mano che il figlio cresce. Nel caso della scelta dell’adolescente di continuare gli studi o di inserirsi nel mondo del lavoro, non è detto che vietare al ragazzo di dedicarsi al lavoro anziché alla scuola sia sempre la scelta giusta per lui.
b. Criterio dell’obbiettivo bilanciamento tra rischio di danni psico-fisici al figlio e rifiuto di dar libero corso ad una sua aspirazione: se il figlio fosse portato per la musica inadeguato sarebbe il divieto categorico di iscriversi al conservatorio, diverso sarebbe il caso di una passione per le arti marziali volta a tramutarsi in sport agonistico.
c. Irreversibilità o difficile reversibilità di una decisione: è maggiormente giustificabile il divieto impartito in merito ad un’attività, il cui rinvio ad età più matura, non leda l’interesse del minore ad esercitarla (diverso è il caso della volontà di svolgere attività politica, dalla volontà di partecipare agli organi politici studenteschi)
d. I divieti “di fare” sembrano più accettabili che non le imposizioni “a fare”: è evidente comunque che ci sono condotte il cui divieto sia doveroso per i genitori, come commettere reati o assumere sia droghe cosiddette legali che non, e condotte, la cui costrizione a tenerle, sia sempre proibita (vedi l’obbligo imposto alla figlia di prostituirsi). Problematiche sono le situazioni in cui siano in atto conflitti generazionali o culturali, tali da inasprire i divieti o le costrizioni verso determinate condotte dei figli ritenute pregiudizialmente ed erroneamente devianti.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il consenso ai trattamenti sanitari per i minori

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Informazioni tesi

  Autore: Luca Marenchino
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Leonardo Lenti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 160

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