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Sport e Sviluppo Economico in Italia tra anni Cinquanta e Sessanta

Lo sviluppo del calcio imprenditoriale

In Italia, tra il 1951 e il 1958 e poi con maggiore accelerazione tra il 1958 e il 1962 la ricchezza annuale crebbe con una media annuale di quasi il 6% mentre l'industria raddoppiava il suo fatturato, l'agricoltura subiva grandi trasformazioni e le attività commerciali raggiungevano un'intensità senza precedenti. Furono gli anni del cosiddetto "miracolo economico" che
cambiarono per sempre il volto di un paese che in passato aveva solo a tratti superato i confini dell'arretratezza. Il miracolo economico italiano si caratterizzò per uno sviluppo non equilibrato, sia sotto l'aspetto sociale che territoriale. Si accentuarono infatti i divari regionali e vi era una grande sproporzione tra la creazione di una nuova ricchezza e la sua distribuzione sociale. Nei primi anni soprattuto la grande crescita produttiva era molto superiore alle retribuzioni dei lavoratori dipendenti. Questo squilibrio dette una grande spinta agli investimenti con effetti positivi sull'occupazione ma non valse ad incrementare il consumo dei beni voluttuari. Nel 1960 gli italiani riservavano metà dei bilanci familiari all'acquisto del cibo anche se, a differenza degli anni dell'immediato dopoguerra, la penuria alimentare era solo un ricordo. Gli italiani mangiavano di più e meglio; di ciò si giovarono i giovani che avevano una salute migliore e una statura più alta rispetto ai loro predecessori. Nonostante questo, la pratica sportiva in Italia negli anni del miracolo economico era molto limitata; questo perché i danni che la guerra aveva arrecato a palestre, piscine e piste di atletica furono tra gli ultimi ad essere riparati nell'opera di ricostruzione. Negli sport di richiamo come il calcio l'iniziativa pubblica e privata avevano provveduto alla restaurazione degli stadi. Per gli sport senza profitto la situazione non era molto rosea e si dovete attendere le Olimpiadi di Roma del 1960 perché l'impiantistica italiana si avvicinasse ai livelli europei. Il miracolo economico non influì molto sulla creazione di nuovi spazi per la socialità sportiva. Lo sport ufficiale rimase di esclusivo appannaggio delle élite selezionate dal merito agonistico. L'idea del consumo generalizzato di sport risultava ancora estranea alla mentalità italiana. Questo stato di cose si protrasse anche quando oggetti come la televisione, gli elettrodomestici e il telefono erano entrati a far parte dell'uso comune. Nel corso del decennio 1953-1963, la crescita della spesa per gli spettacoli da parte degli italiani fu modesta. Il passatempo preferito dagli italiani era il cinema. Della spesa ricreativa, lo spettacolo sportivo, costituito in gran parte dal calcio, si aggirava attorno al 6%. A parte gli stadi di Bologna, Firenze, Genova, Milano, Torino e Palermo, gli impianti sportivi delle più popolose città erano in grado di ospitare al massimo 30000 spettatori. Erano in media 200000 gli spettatori che gremivano le gradinate degli stadi italiani durante quegli anni e che si riducevano a meno della metà nei campi di serie B.
Nel 1959 si spendevano circa 10 miliardi all'anno per vedere giocare la propria squadra del cuore, meno dell'uno per mille dei consumi familiari. La concorrenza del ciclismo per il calcio risultava ancora molto forte e costava meno agli italiani. Le corse ciclistiche radunavano infatti una grande massa di appassionati senza biglietto sul ciglio delle strade ma c'è da dire che anche quando le corse si concludevano all'interno degli stadi, il numero di spettatori era notevole. Per quanto riguarda il tempo libero, si moltiplicò l'offerta dei prodotti musicali, si diffusero i juke-box e si sviluppò l'industria discografica. Ci fu una grande diffusione anche della motorizzazione privata. Nel 1946 erano entrate in commercio la Vespa e la Lambretta, due invenzioni italiane del trasporto a motore a su due ruote. L'originalità italiana si rivelò anche nel trasporto a 4 ruote. Nel 1954 la Fiat affiancò la "600" alla vecchia Topolino e nel 1956 la "500" che sostituì il modello costruito nel 1936. Lo sviluppo della motorizzazione favorì il turismo calcistico anche se si preferiva il viaggio collettivo di gruppo che quello individuale. Si diffusero così le carovane di tifosi che con i pullman o con il treno andavano al seguito della propria squadra del cuore. Fra il 1951 e il 1961 l'Italia iniziò inoltre a divenire meta del turismo straniero e anche gli italiani, dagli anni Sessanta soprattuto, iniziarono ad andare in vacanza in Italia ma anche all'estero. Uno dei simboli del miracolo economico italiano fu la Juventus della famiglia Agnelli. I successi degli anni Trenta con i cinque scudetti consecutivi avevano fato della Juventus l'unica squadra che proiettava il suo prestigio su tutto il territorio nazionale. In ogni regione italiana la Juventus aveva trovato tifosi entusiasti che rimanevano affascinati dall'eleganza e dalla signorilità che caratterizzavano lo "stile Juventus".

Questo brano è tratto dalla tesi:

Sport e Sviluppo Economico in Italia tra anni Cinquanta e Sessanta

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Zanibelli
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Siena
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Studi Europei
  Relatore: Andrea Ragusa
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 209

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