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La sincronicità nella psicologia contemporanea

Lo sviluppo del concetto di sincronicità e la collaborazione con Wolfgang Pauli.

Quando si parla di sincronicità, non possiamo non citare il contributo di Wolfgang Pauli e la sua collaborazione con lo psicanalista svizzero. Possiamo affermare con certezza che l’incontro tra i due fu definito come una sincronicità densa di significato. Questo incontro si verificò quando intorno ai trent’anni, Pauli attraversò una crisi emotiva che lo portò a chiedere aiuto a Jung (Donati 2004, p. 713).

Durante il suo trattamento Pauli iniziò ad avere esperienze archetipiche segnate dalla comparsa di simboli e immagini che facevano la loro apparizione soprattutto nei suoi sogni, oltre un migliaio, che avrebbero spiegato la natura delle sue inquietudini e del suo stato depressivo. In effetti, visti i suoi problemi psicologici che influenzavano la sua vita privata e il suo rapporto con le donne, Pauli non era insolito sperimentare delle sincronicità senza che neanche se ne accorgesse. Queste sincronicità che lui spesso provava erano note come “Effetto Pauli”: “Accadeva che ovunque lui si trovasse, era in grado di generare eventi di tipo psicocinetico che mandavano in tilt gli strumenti, tanto che i suoi colleghi molto spesso gli impedivano l’ingresso nei laboratori di fisica sperimentale” (Teodorani 2006, p. 42).

La psicocinesi era dovuta al suo inconscio inquieto, che provocava la sincronicità come stato psichico momentaneo. Furono proprio le sedute psicoanalitiche e le successive frequentazioni con Jung che portarono Pauli ad uscire dal suo stato depressivo e che permisero una collaborazione tra i due con l’intento di capire il problema della sincronicità.

Tuttavia, fino alla pubblicazione della corrispondenza tra Pauli e Jung, solo alcuni dei suoi saggi hanno rivelato il suo profondo interesse per questioni psicologiche e filosofiche (Donati 2004, p. 714). Il più importante di questi saggi è lo scritto di Pauli su Keplero, contributo all’interpretazione della natura e della psiche, che fu pubblicato in collaborazione con Jung e comprendeva il saggio sulla sincronicità. Nel suo saggio su Keplero, Pauli espresse interesse per l’origine e lo sviluppo delle teorie scientifiche e per questo motivo iniziò a studiare il pensiero filosofico seicentesco in cui sperava di trovare l’origine di molti problemi irrisolti che la scienza contemporanea deve ancora affrontare, come la natura del legame tra psiche e materia.

Pauli trovò che in alcuni testi del Rinascimento, come quelli di Robert Fludd, appariva spesso che un simbolo possedeva allo stesso tempo un significato religioso, magico e scientifico. La somiglianza di questi simboli con quelli che ricorrevano nei suoi sogni affascinava Pauli (ibidem). Secondo Gianneto: Pauli è cosi inevitabilmente ricondotto alla psicologia analitica di Jung, alla quale si era avvicinato, nel concludere che le immagini simbolico - religiose non sarebbero altro che il prodotto cosciente e razionalizzato di un substrato più profondo, costituito da idee già appartenenti ad una forma di sapere non razionale né riflesso, ovvero da idee inconsce, e propriamente di un inconscio collettivo dell’umanità, non individuale, di un inconscio che si struttura secondo gli archetipi (2000, p. 164). Possiamo dire che il reale obiettivo di Pauli non era solo quello di studiare la fisica della materia, ma di realizzare un modello fisico che cercasse di unificare lo spirito alla materia (cfr. Teodorani, 2006).

Questo modello aveva anche l’intenzione di spiegare il fenomeno della sincronicità, verificata da Pauli nelle sue scoperte in meccanica quantistica. A livello atomico alcune particelle non seguono un principio di causa-effetto ma sono semplicemente acausali. Il “principio di esclusione” di Pauli ci dimostra come a livello delle particelle elementari non esiste un principio causativo, ma avviene una reale sincronicità che unisce tutte le particelle in un’indissolubile interconnessione (Teodora 2006, p. 56).

Per Pauli come per Jung era importante e necessario ammettere un “ordine cosmico” indipendente dalla nostra scelta e distinto dal mondo dei fenomeni. Pauli elabora le idee di Jung con il risultato che gli archetipi sono un presupposto necessario anche per l’evoluzione di una teoria scientifica della natura. Come sostiene Donati: “Pauli va al di là degli scopi specifici di Jung, rivelando la sua opinione che la scienza ha una base archetipica e incoraggia gli scienziati a cercare il suo fondamento archetipico”. Ciò appare chiaro anche nelle discussioni sulla sincronicità che ebbe con Jung (2004, pp. 715 - 717).

Questo brano è tratto dalla tesi:

La sincronicità nella psicologia contemporanea

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Informazioni tesi

  Autore: Daniel Perrelli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Renato Foschi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 60

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