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Il potere dell'immaginazione: Maus, il fumetto che sanguina storia

Maus: le ragioni di un capolavoro

Unico fumetto nella storia a vincere il prestigioso premio Pulitzer, Maus ebbe un successo di pubblico e critica di dimensioni planetarie, risultato clamoroso e fuori dall’ordinario per il genere. Il consenso pressoché unanime intorno all’opera coincise con il comune quanto indiscusso riconoscimento dei meriti dell’autore e delle proporzioni della sua fatica letteraria; come già accennato, Spiegelman aveva iniziato a lavorare a Maus a partire dal decennio precedente la pubblicazione, il che è indicativo dell’ambizione del progetto e delle difficoltà legate alla sua realizzazione. La lunga e travagliata fase di creazione del romanzo, che lo vide impegnato in un meticoloso lavoro di ricerca stilistica e documentazione in giro per i due continenti, si scontrò soprattutto con gli ostacoli relativi alla delicatezza del tema, alla scelta del mezzo con cui comunicarlo e al conflitto emotivo di Art, coinvolto più o meno direttamente nella vicenda narrata. A riprova di quest’ansia da prestazione compositiva vi è la sceneggiatura, azzerata e ripresa per ben tre volte. Al fine di evidenziare la lungaggine e la complessità di tale processo realizzativo e di riaffermare contestualmente la forza espressiva della “letteratura disegnata”, Spiegelman decise di creare un metafumetto, vale a dire un fumetto che parla del fumetto stesso e si costruisce attraverso la lettura e l’incedere della narrazione.

L’autenticità e la maestria della figurazione insieme alla componente autobiografica e allo stile narrativo hanno fatto di Maus un pilastro della letteratura e della storiografia sull’Olocausto. L’opera si compone di due macroparti: Mein Vater kotzt Geschichte aus (Mio padre sanguina storia), pubblicata nel 1986, dove si parla della storia personale di Vladek Spiegelman prima della deportazione ad Auschwitz e della situazione sociale degli ebrei nella Polonia pre-bellica; Und hier begann mein Unglück (E qui sono cominciati i miei guai) del 1991, una riuscitissima riproduzione della vita e delle drammatiche condizioni dei prigionieri del lager polacco attraverso il resoconto autobiografico del protagonista.

Il valore principale di questo romanzo disegnato è senza dubbio la notevole forza evocativa delle immagini, che ha il merito di supportare il vigore narrativo del racconto senza tuttavia sovrastarlo. Dal punto di vista del linguaggio figurativo Maus è il risultato della fusione di diversi stili e riflette pienamente l’attitudine sperimentale del suo autore; Spiegelman, artista dotato di un considerevole bagaglio culturale e grafico e aperto alle innovazioni dell’universo artistico nel suo complesso, raccoglie le influenze di molteplici filoni culturali e mescolandole con le forme espressive più svariate (la pittura, il romanzo, la fotografia, la street art, i manifesti pubblicitari, l’articolo di giornale), costruisce uno stile personalizzato e ad hoc per la storia, frutto di un’accurata sperimentazione e di un intelligente amalgama dei vari influssi. Il difficile inquadramento dell’opera in una corrente letteraria ben definita e la natura composita del suo stile la pongono naturalmente nell’ambito della letteratura cosiddetta postmoderna, che si caratterizza proprio per l’inclinazione a spaziare ed attingere da una varietà di generi, fuoriuscendo da canoni e codici stilistici predeterminati.

L’autore utilizza una condotta artistica che potremmo sommariamente definire avanguardista e che riprende molte caratteristiche del fumetto underground, tramite la quale ottiene uno stile illustrativo crudo e diretto; la staticità delle figure, ben confinate all’interno delle vignette, unitamente all’utilizzo frequente del primo piano e del piano americano, perseguono l’obiettivo primario dell’impatto visivo della figurazione. A tal proposito Spiegelman si rifà alla dimensione illustrativa tipica del fumetto metropolitano americano e allo stile dei murales, in cui le figure sembrano interfacciarsi quasi direttamente con l’osservatore, generando un effetto visivo impetuoso. Tale staticità iconografica è accentuata dalla composizione della tavola, che segue in un certo senso la logica temporale del flash-back e rafforza l’idea e la dimensione del ricordo: ogni vignetta è infatti ben squadrata e costituisce uno spazio visuale a sé stante, come fosse una fotografia in bianco e nero. Per ottenere questo effetto l’autore rinuncia quasi completamente all’utilizzo delle linee cinetiche, eccezion fatta per le immagini di cui si vuole risaltare un’ambientazione, un passaggio o un oggetto particolarmente dirimenti per il prosieguo della narrazione; questo effetto illustrativo viene tuttavia compensato dal carattere peculiare di quasi ogni singola pagina, in cui le vignette variano per dimensioni, quantità e disposizione, senza seguire un criterio simmetrico lineare e riducendo dunque il rischio di monotonia visiva.

La potenza immaginifica della grafica di Maus è data poi dalla linea estremamente essenziale e a tratti minimalista e dalla rinuncia ai colori; l’utilizzo esclusivo del bianco e del nero, sapientemente combinati dall’autore, trasmette volutamente un senso di perenne angoscia e di generale cupezza, sottintendendo la critica sociale di Spiegelman nei confronti dell’oscuro clima culturale e relazionale dell’epoca, che aleggia continuativamente sul racconto. In questo caso appare funzionale il riferimento artistico all’Espressionismo tedesco, che si distingueva per la tetraggine e l’intensità delle atmosfere cromatiche e la tendenza a ricreare su tavola la dimensione emotiva ed interiore dell’individuo. Il gioco dei contrasti tra le due tonalità e l’estremizzazione delle linee e delle curvature, con il nero che predomina sullo sfondo dei secondi piani, contribuiscono a determinare un effetto cromatico ombroso e sporco, adatto a ricreare l’atmosfera angosciosa e terrificante del racconto; è opportuno precisare che questo stile estremo viene utilizzato soprattutto nelle immagini di maggiore impatto emotivo, mentre nelle scene di vita quotidiana – ritraenti per esempio i dialoghi tra padre e figlio – i vari caratteri si attenuano e i contrasti cromatici si fanno meno intensi, riproducendo una disincantata normalità. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il potere dell'immaginazione: Maus, il fumetto che sanguina storia

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Informazioni tesi

  Autore: Vincenzo Scarpata
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e letterature straniere
  Relatore: Alessandra  Schininà
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 66

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Parole chiave

storia
fumetto
identità
shoah
sopravvivenza
maus
graphic novel
capolavoro a fumetti
spiegelman
rapporto tra padre e figlio

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