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Il Profumo dei Ricordi

Memoria olfattiva

L'olfatto si caratterizza per alcune peculiarità: si tratta di un processo complesso che coinvolge meccanismi cognitivi molteplici che vanno dall'individuazione all'identificazione fino alla rappresentazione mentale, operazioni che richiedono attenzione e memoria ed è proprio la componente mnestica l'aspetto più cognitivo maggiormente collegato all'olfatto dato che assicura la conservazione delle percezioni sensibili, con le conseguenti informazioni a loro legate, e permette il riconoscimento dell'oggetto-fonte dello stimolo associandolo ad esperienze di vita. Riconoscere un odore significa rappresentarselo, e dunque averlo già respirato: tutt'altro che semplice, identificare un odore parte dal confrontare l'esperienza attuale con quelle passate già vissute per poi passare ad una classificazione delle informazioni in rapporto alle categorie semantiche e verbali in possesso.

La memoria olfattiva ha una capacità unica di restituire, quando stimolata, un'esperienza passata e profondamente radicata nei ricordi: può immediatamente ridestare un'ondata di ricordi sopiti, lasciando riaffiorare un episodio della nostra esistenza che, a seconda dei casi, ci riempie di gioia, o di malinconia, di tristezza o di nostalgia. Niente è più memorabile di un odore, capace di resistere al logorio del tempo come nessun altro dato sensoriale. Un fenomeno particolare e legato alla memoria olfattiva è la “Sindrome di Proust”, ossia l'abilità degli odori di evocare spontaneamente, in modo vivido e fortemente emotivo, eventi autobiografici del passato. Il fenomeno prende nome da Marcel Proust, il quale descrive, nelle “Recherche” (Proust, 1985), un particolare evento che lo colpisce nelle sue percezioni olfattive e nella sua memoria: egli afferma che percependo l'odore delle Madeleine si ricorda improvvisamente della propria infanzia, della zia Léonie che gliele offriva e di quando egli le mangiava.

Tale fenomeno conferma che gli odori attivano la memoria episodica, un tipo di memoria che riguarda il ricordo di eventi particolari soprattutto legati alla vita dell'individuo. Ricordi inediti, in apparenza sommersi, riaffiorano in maniera sorprendentemente vivace e ricca, anche se in certi casi si è incapaci di denominare l'evento odoroso scatenante. Il passare del tempo, che in genere affievolisce gli stimoli visivi e verbali, non sembra incidere sugli stimoli olfattivi: raramente gli odori si presentano isolati dal contesto della sensazione d'origine, alla quale invece sembrano essere fortemente legati; a questo si aggiunge anche la componente emotiva, la quale rafforza il segnale mnestico rendendolo più resistente allo scorrere del tempo. Questa “resistenza temporale” è favorita anche dalla neurofisiologia della memoria olfattiva: nel bulbo olfattivo, centro dove vengono elaborate le informazioni provenienti dai centri olfattivi, sembrano esistere delle cellule nervose che, pur non essendo numerose, hanno un numero di ramificazioni dendritiche superiori alle altre e questo permette l'amplificazione del segnale elettrico centinaia di volte, permettendone un immagazzinamento di dati migliore e una possibilità di recupero degli stessi maggiore rispetto ad altre informazioni degli altri sensi (Strowbridge, 2010).

Particolarità della modalità di immagazzinamento delle informazioni olfattive è che esse vengono conservate in maniera olistica, ossia come una percezione unica, seguendo il principio del “tutto o niente”: il loro sottrarsi all'analisi in tratti elementari li rende più resistenti alle interferenze retroattive, cioè all'oblio causato dagli apprendimenti successivi a quello iniziale, ma non tanto alle interferenze proattive, in cui le vecchie associazioni tendono ad inibire i tentativi di formarne nuove con gli stessi stimoli (Engen, 1982). A questo si aggiunge che spesso la codifica e la successiva memorizzazione di informazioni olfattive avviene in modo inconsapevole: raramente decidiamo di memorizzare un odore consapevolmente mentre è certo noto come, seppur appreso implicitamente e inconsapevolmente, un ricordo olfattivo e un'emozione suscitata dal percepirlo possa influenzare le nostre preferenze affettive e i nostri comportamenti nel quotidiano.

Da questo si può affermare che la relazione odore-episodio è asimmetrica: un odore ci riporta alla memoria episodi del passato con ricchezza di particolari, ma la rievocazione di una particolare circostanza non ci permette di rivivere internamente l'esperienza di un odore. Questo causa un problema, ossia la quasi impossibilità da parte di un individuo di rievocare liberamente e consapevolmente un odore noto.

La presenza di rappresentazioni mnestiche o cognitive degli odori è poco dimostrabile scientificamente salvo ricorrere a indagini e ricerche indirette, che comunque presentano limiti di attendibilità e validità. La scarsa inclinazione degli stimoli olfattivi alla rievocazione consapevole non esclude, comunque, l'esistenza di una rappresentazione interna del materiale olfattivo (Cavalieri, 2013). Se così non fosse, sarebbe impossibile riconoscere un odore, ricordarlo e fornirgli un'etichetta verbale; non esisterebbero, inoltre, ne le illusioni olfattive ne le allucinazioni olfattive. Il formato delle “immagini olfattive” resta ancora poco chiaro, me è chiaro che il loro accesso, per lo più involontario, sia intenzionale tutte le volte che i nostri processi di attenzione, memoria, di giudizio, di deduzione si attivano nei compiti cognitivi di riconoscimento e specialmente in quelli di identificazione di un odore.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il Profumo dei Ricordi

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Informazioni tesi

  Autore: Emanuele De Santis
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Trento
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Neuroscienze cognitive
  Relatore: Remo Job
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 50

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