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Antonio Rezza e Flavia Mastrella: la sospensione del tragico, l'arte che ironizza la disperazione ed il male di vivere

Non cogito ergo digito (romanzo a più riprese)

Corse a folle velocità, Amori con la "A" maiuscola, con la "a" minuscola o senza nessuna "a", ripicche, gelosie, tradimenti, risate e lacrime, persone gonfiate a colpi di charleston, viaggi su Giove, esplorazioni, balletti, excursus storici e geografici di pura fantasia e sicura inattendibilità, varia, variabile e variopinta umanità, decine e decine di personaggi, centinaia di scenari diversi, spettacolari scene di massa, con la partecipazione straordinaria(fra gli altri) di Caterina d'Austria, guest star nella parte di sé stessa.
E sopra tutto e tutti un unico protagonista: l'immancabile, parossistico, ineffabile Carlo, grande mattatore che da solo ma con l'aiuto delle sue assurde capacità conduce un gioco al rimpiattino che sa conquistare il lettore fino all'ultima pagina. Una cavalcata frenetica in un mondo dai connotati stravolti, che non conosce regole, non sa cosa sia la logica, non ha mai sentito parlare di continuità spazio-temporale e la cui unica legge è quella della libertà assoluta.
Scritto come un sorprendente talento linguistico e grande senso del ritmo(o meglio ancora del montaggio), comico e picaresco, Non cogito ergo digito si inserisce di diritto nella tradizione del romanzo surreale del '900, con l'autorità e il peso di un kolossal in Cinemascope e la leggerezza di un'avventura totale che sa coinvolgere corpo e mente in un'unica, liberatoria e devastante risata.
La vocazione del Rezza letterato si rivela quella più sublime di un narratore "classico", che parla dall'alto di una prospettiva onnisciente (per quanto incredibilmente compressa e telescopica). Questa scelta comporta, inevitabilmente in Rezza, un grado di paradossalità molto elevato. E infatti: questo narratore non è lui che esercita il dominio, non lui che applica sulla pagina la griglia raziocinante di un controllo. La materia, invece, agendo da sé, quasi mesmerica nel corpo di una "scrittura automatica" postsurrealista, agisce lui, il "narratore". Mutandolo nel medium decerebrato ("non cogitans") attraverso cui le infinite storie possono succedersi veloci. Un titolo, Non cogito ergo digito (Bompiani, pp. 115), molto programmatico, se tale scrittura automatica è quella che "fa viaggiare le mani sulla tastiera del computer senza ipotizzare situazioni con la scatola cranica". In questa trascendentale galoppata delle mani, divenute surreali "emanazioni di materia grigia", il controllo razionale si trasferisce nella velocità digitale, in una disciplina new age esplosa definitivamente. Dove "digitalità" non marca il dominio di qualche artificiale dell'informatico, quanto piuttosto si riferisce al suo senso letterale e corporeo. Le punte delle dita, punti estremi di un corpo da cui il cervello, con tutto quanto di costruito e inibente l'"esperienza" vi abbia affollato, sia stato "disattivato", sì, ma solo per "concepire idee".

Questo brano è tratto dalla tesi:

Antonio Rezza e Flavia Mastrella: la sospensione del tragico, l'arte che ironizza la disperazione ed il male di vivere

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Informazioni tesi

  Autore: Vincenzo Vitale
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze e tecnologie dell'arte, dello spettacolo e della moda
  Relatore: Filippo Amoroso
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 122

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