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La radio tra il digitale e il web: da ambiente a contenuto

Non solo la Tv: fine di un complesso di inferiorità

Come visto finora, la radio ha compiuto (e continua tuttora a compiere) un lungo percorso che l'ha portata a cambiare più volte l'orizzonte di fruizione. Questo percorso l'ha costretta a convivere e scontrarsi con altri media, muovendosi in un panorama comunicativo sempre più affollato e opprimente, nel quale fenomeni di concorrenza tra un mezzo e l'altro, e di cannibalismo di formati comunicativi da parte di media emergenti ai danni dei più vecchi, sono stati il suo pane quotidiano. C'è stato un tempo, quello in cui ancora non esistevano altri media domestici audiovisivi, durante il quale si poteva pensare che la pratica di massa di ascoltare la radio fosse non tanto una scelta quando un ad ascolto per necessità, destinato a decadere con l'avvento della televisione in ogni caso. Con tale pensiero, si voleva implicitamente intendere che la Tv, mezzo sia audio sia video, fosse più evoluta, più complessa e completa, più moderna della radio e quindi destinata a soppiantarla, costringendola in un qualche angolo oscuro della casa e nei ricordi delle persone. Al momento della sua grande affermazione, peraltro, la televisione ha cercato, e in parte realizzato, un effetto di sostituzione del ruolo della radio all'interno del focolare domestico. Fu un'operazione prima di tutto culturale e politica, prima ancora di uno studiato piano di marketing. Fine ultimo, affermare una modernità che proprio in quegli anni (mi riferisco agli Stati Uniti dell'immediato post conflitto mondiale, dell'Italia del boom economico) accompagnava passaggi importanti: quello dall'agricoltura all'industria, dalle campagne alla città, degli spostamenti a piedi a quelli in automobile, e da una parentesi di neutralità a un più forte ruolo di controllo della DC sulla Rai. 
Proprio questi settori più moderni del partito misero in piede un'azione culturale in grande stile. Le indagini statistiche promosse dalla Rai sostenevano che il 100% delle famiglie dotate di radio e di televisione abbandonava la prima, per trascorrere le proprie serate davanti alla seconda. […]
La conseguenza di ricerche come questa, e del clima culturale di quegli anni, rese inevitabili l'effetto di sostituzione della televisione sulla radio, provocando negli ambienti radiofonici un complesso d'inferiorità difficile da smaltire, e che è stato ombra inquietante sulla radio per diverso tempo. Per liberarsene, questo medium ha dovuto in un certo senso reinventarsi, cambiare funzione sociale, uscire dai salotti delle case in cui ormai la televisione calamitava le attenzioni dei presenti, per raggiungere una dimensione più libera: quella delle autoradio, della musica dei giovani. Ovvero, la dimensione della radiofonia privata. Era un processo impossibile da condurre all'interno della Rai, dove la coabitazione con l'ingombrante apparato televisivo, divenuto oggetto di attenzioni, politiche e sociali, di finanziamenti, l'aveva ormai relegata in una condizione di umiliante minorità ma allo stesso tempo di gigantismo impacciato (per il numero di professionisti impiegati, per la grandezza delle strutture, per la quantità di ripetitori utilizzati) da prolungarne il senso d'inferiorità. Questo complesso ha provocato all'interno della concessionaria radiotelevisiva Rai dei veri e propri effetti paralizzanti. Per questi motivi, la radio pubblica ha faticato ad acquisire una cultura più moderna del flusso radiofonico, patrimonio invece della radiofonia privata. È a questa che si deve la decisiva innovazione di formati e contenuti radiofonici, contrariamente a quanto avvenuto in televisione, dove sono state le emittenti nazionali le vere importatrici di contenuti e format dall'estero. Proprio grazie alle emittenti private, si è anche potuta confutare la teoria dell’ascolto per necessità, ossia limitato ai momenti in cui era impossibile accedere al mezzo televisivo. Non è un caso se anche la letteratura sulla radio, prima dell'emittenza privata quasi assente o interessata solo a ricostruzioni storiche, ha registrato un nuovo sviluppo negli anni Novanta, in concomitanza con l'ascesa dell'ascolto complessivo e l'affermazione definitiva delle radio private nazionali. […]

Questo brano è tratto dalla tesi:

La radio tra il digitale e il web: da ambiente a contenuto

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Informazioni tesi

  Autore: Lorenzo Serafini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Roma Tor Vergata
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Daniele  Silvi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 96

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