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Educare all'autentico sé. Profili pedagogici e sociologici della contemporaneità

Nuovi volti dell’educazione nella società 2.0

È da notare come spesso alla definizione di educazione venga affiancato il termine emergenza, alludendo ad un rischio e a una crisi che interessa tanto i modelli di riferimento tanto le pratiche educative, accompagnata da un sentimento di rimpianto di un'epoca d'oro dell'educazione del passato che sembra non essere più replicabile, dimenticando però quanto anch'essa fosse contraddistinta da limiti e urgenze alle quali era immancabile trovare urgentemente una risposta: basti pensare alle continue svalutazioni degli alunni, ai fenomeni di abbandono scolastico e di avviamento precoce al lavoro; frequenti erano poi i casi di discriminazione e di poca attenzione e valorizzazione delle differenze e una rigorosa attenzione alle regole e ai codici di comportamento, a discapito di un coinvolgimento emotivo e di un'attenzione alle personalità, delineava una forma di educazione autoritaria, criticata per certi versi e osannata per altri.

In riferimento all'utilizzo del termine emergenza, Franco Garelli nel suo testo Educazione coglie un significato intrinseco che risiede in essa e invita ad assumere il termine di sfida educativa che impegna la famiglia in primis, la scuola, e tutte gli ambiti in cui l'educazione venga chiamata in causa. Avviando un'attenta analisi sul luogo originario, produttore per eccellenza di educazione, non si può non evidenziare un fenomeno che ha visto il graduale passaggio dalle famiglie normative a quelle affettive, segnate da un lato dall'instaurarsi di un'affettività forte dei legami che coinvolge in primis la coppia di genitori; dall'altro lato distinte da una sempre più debole progettualità genitoriale con un aumento dell'attaccamento e in modo direttamente proporzionale una diminuzione del ruolo autoritario. Si nota, infatti, una diffusa presenza di famiglie sempre più esclusivamente, o quasi, impegnate nell'offrire cura emotiva all'istanza educativa dei loro figli che, se da un lato trova risposta ad un vuoto che in diverse occasioni ha segnato un'educazione strettamente rigida, dall'altro mette da parte il significativo apporto che il controllo e la disciplina offrono in termini di educazione equilibrata, in grado di tenere assieme valori affettivi ed etici.

È un atteggiamento tipico della società del nostro tempo che spinge i genitori a sommergere di attenzioni il proprio figlio concentrandosi più a far sì che egli sperimenti emozioni positive, vicinanza, amore, protezione, nel timore che lo stabilire delle regole di comportamento o fargli vivere delle esperienze fuori dal loro sguardo di supervisione possa in qualche modo nuocergli gravemente alla salute emotiva. È per tale motivo che inizia ad acquisire l'etichetta di bambino senza controllo, protagonista di una relazione educativa asimmetrica nella quale "[…] così prezioso, divenuto "nuovo capofamiglia", finisce con l'essere trattato come un "sovrano". Ecco il tiranno indomabile e sfidabile […]" ; il ruolo che il genitore assume è quello di genitore-amico il quale mette in atto comportamenti accondiscendenti per garantire la libertà al bambino che altrimenti gli verrebbe negata dal tanto temuto «No!». Diminuendo le possibilità di presentarsi a loro come un significativo modello di riferimento, si preferisce allora pensare che sia l'esperienza stessa a formare il bambino, il quale immerso all'interno di relazioni sociali felici e positive, finirà prima o poi per trovare il suo posto nel mondo, un proprio modo per crescere autonomamente e liberamente, senza qualcuno che gli proponga e gli consegni un ideale etico per il suo personale progetto di vita, pena la sua espressione personale e la sua stessa libertà. È chiara la diffusione di un significato ambiguo, confuso di autonomia, indipendenza e libera espressione del soggetto.

Quella che sembra essere diventata una nuova filosofia di vita aiuta a cogliere più a fondo alcuni riflessi di un fenomeno emergente da molti studiosi definito come eclissi della figura paterna, non riferendosi alla scomparsa reale del padre quanto più alla sua funzione o per meglio dire alla sua responsabilità all'interno dell'educazione concepita come co-genitorialità. Ad esso si accompagna la concezione, senz'altro positiva, di una nuova educazione dei propri figli considerata non più come un compito che spetta soltanto alla madre ma che necessita dell'integrazione di due codici, quello paterno e quello materno che attraverso una loro coesistenza possano garantire un'autentica risposta ai bisogni originari ed esistenziali del soggetto, identificati come bisogni di riconoscimento. Si discute di un ritorno della figura del padre in educazione o più esattamente, come afferma Norberto Galli, di un sorgere di un fenomeno inedito in cui egli appare fisicamente e psicologicamente più presente, attento ai problemi emotivi dei propri figli e curante dei loro bisogni educativi, ma per certi versi più fragile e più consenziente di fronte alle richieste da loro avanzate.

Lungi dal decretare sentenze di condanna, bisogna tuttavia riconoscere come un'eccessiva tensione a proteggere i figli dai dolori che la realtà potrebbe loro recare, rischi in maniera paradossale di ferirli a sua volta, contribuendo a far crescere persone tutt'altro che autonome e forti di fronte alle esperienze, incapaci di gestire la sofferenza e la frustrazione, estremamente egocentriche e poco riconoscenti del valore che la condivisione assume. Assecondare gli errori, essere impassivi di fronte ad un'azione sbagliata o addirittura condividere tutto ciò, non aiuta in alcun modo il bambino a crescere; non è mostrandosi imparziali e neutrali di fronte alla disciplina e fortemente presenti in ambito emotivo che si dimostra il proprio bene ad un figlio perché per quanto contraddittorio possa sembrare questo finirà con il fargli male. In una innegabile situazione di crisi e di forte disorientamento non può essere dimenticata la posizione assunta dalla scuola.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Educare all'autentico sé. Profili pedagogici e sociologici della contemporaneità

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Informazioni tesi

  Autore: Federica Bono
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze della Formazione Primaria
  Relatore: Antonio Bellingreri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 126

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Parole chiave

globalizzazione
multiculturalità
patto intergenerazionale
società contemporanea
cambiamenti sociali
emergenza educativa
comunicazion e intergenerazionale
crisi di valori

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