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La nuova disciplina del credito al consumatore: trasparenza e tutela.

Obbligo di valutazione del merito creditizio

L'obiettivo di responsible lending viene perseguito attraverso la previsione dell'obbligo di valutazione del merito creditizio del consumatore. La valutazione del merito di credito di un'impresa tiene conto sia della capacità di restituire il denaro concesso che dell'uso che l'imprenditore fa di quel denaro. Infatti solo finanziando progetti redditizi si assicura una più alta probabilità di rimborso, tutelando in maniera indiretta anche il mercato (finanziare un impresa immeritevole significa aumentare il rischio di fallimento, arrecando un danno a tutto il mercato). Ci si deve allora chiedere cosa significhi valutare il merito di un consumatore: considerare la capacità di rimborsare il debito, o determinare l'utilizzo che viene fatto del denaro? In relazione alla figura del consumatore non possono esistere "buoni" o "cattivi" usi del prestito concesso, dato che la finalità del credito può essere solo di consumo. Dal momento che l'incremento della spesa per consumi in ogni caso rappresenta un fattore positivo per l'economia, le considerazioni circa l'utilizzo del denaro perdono rilevanza. Pertanto la valutazione del merito creditizio del consumatore si sostanzia nella sola analisi della capacità di rimborso, che dovrà necessariamente rivolgersi al passato del consumatore. A tal proposito l'art. 8 della direttiva impone che prima della conclusione del contratto, e comunque durante l'arco della relazione commerciale, il creditore verifichi il merito di credito basandosi sulle informazioni provenienti direttamente dal consumatore o eventualmente dalle banche dati pertinenti. E' fatto obbligo che in quest'ultimo caso il finanziatore informi immediatamente il cliente della consultazione su banche dati.

Perché il legislatore comunitario ha imposto l'obbligo di valutazione del merito creditizio? Non dovrebbe già essere nell'interesse di un finanziatore l'analisi della capacità di rimborsare il debito? In realtà per due ordini di motivi un creditore può non avere l'incentivo a valutare il merito di credito del consumatore: innanzitutto per la presenza di garanzie che rendono possibile il recupero del credito, o almeno di parte di esso. In secondo luogo per la diffusa pratica di cartolarizzazione dei crediti. Tale attività consiste nella cessione di crediti (o di altre attività finanziarie) capaci di generare flussi di cassa pluriennali, e nella loro successiva conversione, da parte degli acquirenti, in titoli negoziabili collocabili sui marcati. Con la cartolarizzazione (o securitization)i finanziatori non hanno alcun interesse ad analizzare la capacità di rimborso dei debitori, dal momento che il pooling and tranching dei crediti permette di trasferire il rischio al mercato. Ma, poichè obiettivo del legislatore comunitario è comunque la tutela del mercato europeo in tutta la sua interezza, esso impone ai creditori l'obbligo di valutazione del merito creditizio. Lo scopo della norma è quindi quello di prevenire ed evitare l'immissione nel mercato di strumenti finanziari di scarso valore. La tutela prevista da tale norma sembrerebbe in tal modo diretta più al mercato che al consumatore stesso34. La valutazione del merito creditizio non è infatti uno strumento di protezione efficace dal rischio di sovraindebitamento: un consumatore può ad esempio essere perfettamente in grado di rimborsare un finanziamento concesso anche se ha altri debiti accesi. La previsione della norma può tutelare il consumatore dal rischio del sovraindebitamento solo in alcuni casi e comunque in maniera indiretta. E' necessario sottolineare, in conclusione, che l'obbligo di valutazione del merito creditizio grava solo sul creditore (chiamato anche in questa sede finanziatore) e non sull'intermediario. A tal proposito si nota un possibile conflitto di interessi tra i due operatori: il primo ha cura di assolvere ai propri doveri (anche in vista di eventuali sanzioni, che la direttiva delega che vengano stabilite dagli Stati membri) e il secondo ha interesse a concludere il contratto di credito in ogni caso (in vista del compenso accordato dal creditore). Tale conflitto potrebbe mettere in crisi l'importante momento della raccolta d'informazioni dal consumatore da parte dell'intermediario, che potrebbe avere interesse a non far emergere un doveroso rifiuto della domanda di credito.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La nuova disciplina del credito al consumatore: trasparenza e tutela.

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Informazioni tesi

  Autore: Miriam La Russa
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze dell'economia e della gestione aziendale
  Relatore: Mauro Beghin
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 34

FAQ

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Parole chiave

credito
consumatore
trasparenza
credito al consumo
taeg
trasparenza bancaria
nozione consumatore
protezione consumatore
credito al consumatore
d. lgs 141/2010
dir. 08/48/2008

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