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Vite in Galleria. Osservazione partecipante con le persone senza casa di Torino

Oltre i servizi: le ragioni del rifiuto dei dormitori tra le persone senza casa

In questo paragrafo affronto le motivazioni espresse dalle persone senza casa riguardo alla scelta di non usufruire dei dormitori disponibili sul territorio della Città Metropolitana di Torino. Nel corso della mia ricerca, ho trascorso le notti di ricerca sul campo nella Galleria, insieme a un eterogeneo gruppo di individui senza casa. Tale gruppo presentava un'elevata rotazione di persone, ad eccezione di alcuni frequentatori abituali del luogo. Sebbene questi individui non usufruissero dei dormitori disponibili, la Città Metropolitana di Torino mette a disposizione strutture gestite sia dal Comune che da associazioni di volontariato, come visibile nella Tabella 1.
Innanzitutto, è importante sottolineare che l'elenco riportato proviene dalle informazioni raccolte dal sito della Città di Torino – specificatamente dalla sezione Torino Giovani – e dalla già citata applicazione per smartphone "InfoAmici". Le diverse ricerche condotte online non si sono rivelate proficue e solo le due fonti riportate hanno prodotto risultati apprezzabili.

Numerosi articoli di giornale online stimano la capacità di accoglienza complessiva della Città di Torino al 2023 a circa 600/700 posti, ma non mi è stato possibile verificare questo dato. Infatti, alcune delle strutture segnalate risultano temporaneamente o definitivamente chiuse, mentre altre non sono rintracciabili, in quanto non menzionate dagli articoli.
Pertanto, ho optato per elencare le strutture più facilmente rintracciabili dalle persone senza casa, utilizzando le fonti disponibili incontrate durante il periodo di ricerca sul campo. Di conseguenza, l’elenco potrebbe non essere esaustivo. La circostanza che le varie ricerche online abbiano generato una lista che temo possa essere incompleta evidenzia le sfide che possono emergere nel tentativo di reperire informazioni così vitali riguardanti una realtà – quella della presenza di dormitori per persone senza casa – in costante evoluzione.
Focalizzandoci sulla Tabella 1, va menzionato che nella maggior parte delle strutture (specialmente quelle gestite dal Comune di Torino), il nome della struttura coincide con il nome della via in cui è situata così. Questa scelta semplifica l'associazione tra il servizio offerto e il luogo in cui viene erogato. Per quanto riguarda il tipo di utenza accettata all’interno dei dormitori in base al genere di appartenenza, quattro dormitori sono misti, mentre tre sono femminili e nove maschili. Il numero di strutture è diciassette, per un totale di 510 posti letto, suddivisi in 105 per donne, 286 per uomini e 119 per i quali non sono disponibili online informazioni sulla ripartizione tra uomini e donne. La durata del soggiorno varia da una settimana a sei mesi, e la gestione delle strutture è affidata al Comune in otto casi e ad associazioni di volontariato nei restanti nove.
L’accesso ai dormitori richiede una prenotazione preliminare, che spesso avviene in una sede e in orari differenti rispetto a quelli dell'effettiva erogazione del servizio. L'accesso è gratuito in tutti i casi, ad eccezione della struttura del SERMIG, che prevede un contributo di un euro a notte, pasti inclusi. Gli orari di apertura variano generalmente dalle 20:00 alle 8:00, con modifiche durante il periodo invernale che consentono l'ingresso anticipato alle 17:00 e l'uscita posticipata alle 9:00. Nei dormitori gestiti dal Comune è inoltre possibile ospitare il proprio cane, un aspetto importante, considerata la diffusa presenza di questi animali tra le persone senza casa.
Relativamente alle ragioni che spingono le persone senza casa a non fruire di tali servizi, le risposte emerse dalle interviste condotte sia con gli individui che trascorrono la notte in Galleria, sia con i volontari che distribuiscono beni di prima necessità, evidenziano una pluralità di cause alla base di tale scelta.
Innanzitutto, emerge la problematica legata alla disponibilità di posti letto. Quando chiesi ad Abe perché non dormisse in un dormitorio, mi rispose: «No, è difficile dormire nei dormitori. Non ci sono abbastanza posti, tu arrivi lì e ti dicono che non ci sono più posti o che sei arrivato tardi. Ci sono degli orari» (Abe, uomo, 40 anni). Paolo, uno dei volontari che ho accompagnato durante uno dei suoi turni di distribuzione di cibo ai bisognosi, come documentato nella nota di campo del capitolo 3.2, conferma che la capienza dei dormitori non riesce a soddisfare la domanda delle persone senza casa, sebbene la situazione sia sensibilmente migliorata dopo le restrizioni imposte dalla pandemia di Covid.
Ravi, un ragazzo di origini indiane con evidenti difficoltà nel parlare italiano e che passa le notti sotto uno dei portici vicini alla Galleria, mi ha fatto rendere conto dei possibili ostacoli da superare nel comprendere le informazioni relative alla prenotazione del posto letto in dormitorio:

Io: «Come mai dormi qui sotto il portico, invece di andare in un dormitorio?»
R: «Io sono andato in Via Sacchi, ma non so quando è aperto… Sempre quando sono arrivato lì era chiuso» Io: «Se vuoi ti faccio vedere gli orari [tiro fuori il foglio datomi al SERMIG]. Allora… Via Sacchi… è aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 16. Al sabato puoi andare dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 16»
R: «Ed è aperto a queste ore? Ma 9 e 13 di notte… No, aspetta… di mattina?!»
Io: «Allora… Sì, di mattina. Perché, a quanto capisco, per dormire in Via Sacchi ti devi presentare in questi orari e dire: ”Stasera vorrei dormire qui”, ok? Effettivamente non è così chiaro»
R: «Oggi è mercoledì?»
Io: «Sì, quindi domani sarà giovedì. Se tu vai dalle 9 alle 13 ti puoi prenotare per dormire la notte» R: «Io vado al 49…»
Io: «Nono, devi andare al numero 47 per prenotarti e solo dopo potrai andare al numero 49 per dormire» (Ravi).


La conversazione sottolinea le difficoltà linguistiche e di comprensione che possono ostacolare l'accesso ai servizi per le persone senza casa, come nel caso di Ravi, e la necessità di fornire informazioni chiare e facilmente accessibili, per esempio integrando una traduzione in lingua inglese.
La terza ragione emersa per la quale una persona senza casa sceglie di non usufruire dei dormitori è la presenza di altri ospiti non graditi. Nicola, ad esempio, afferma che generalmente nei dormitori
«[…] ci sono persone che fanno troppo casino», mentre Stefano, pur usufruendo del dormitorio gestito dall’associazione di volontariato Cottolenghino, espone la questione nei seguenti termini:

«La mia camera da letto ha le coperte di seta, ha la vista vicino al mare, abbiamo già 22 gradi oggi a Maiorca. Non ha nulla a che vedere con la mia attuale camera da letto che la condivido con altri schizzati di testa, con i loro problemi» (Stefano, 28 anni, residente in dormitorio).

Anche Mauro sottolinea la decisione di non dormire in un dormitorio a causa degli altri ospiti, mostrando però un atteggiamento razzista. Aggiunge, inoltre, un ulteriore motivo alla questione:

«Sì, io e mia moglie abbiamo dormito un po’ in un dormitorio, siamo stati all’Emergenza Freddo, ma è pieno di pazzi, di mussulmani… gente così insomma. Poi, dovevamo stare divisi, non ci permettevano di dormire insieme. Preferiamo di gran lunga stare qui [in Galleria]» (Mauro, 39 anni, persona senza casa).

Il problema dell'impossibilità di condividere il dormitorio con il proprio partner è enfatizzato anche da Marco, il volontario che collabora con Paolo nella distribuzione di cibo ai bisognosi. Spiega che in molte strutture, le coppie sono separate a causa della divisione basata sul genere e delle regole stabilite per prevenire eventuali conflitti tra gli ospiti: «Capita più spesso di quanto ti aspetteresti che comunque sono in coppia e ovviamente in dormitorio non possono stare insieme». La mia domanda sul perché fosse "ovvio" che non potessero condividere lo stesso spazio ha creato un certo imbarazzo nel mio interlocutore:

«Beh, ci sono diverse ragioni. Molti dormitori sono divisi per genere, poi separare le coppie può contribuire a prevenire problemi che potrebbero esserci tra loro o con gli altri senza dimora del dormitorio. E poi, diciamo che ci sono delle regole da seguire» (Marco, 25 anni, volontario).

Un aspetto particolarmente interessante riguarda l'incompatibilità tra la vita in un dormitorio e la possibilità di ricevere beni o denaro da passanti e volontari, come accade per coloro che dormono per strada. Ludovico, mi spiega:

«Perché non vado a dormire in dormitorio… Beh, perché stando qua passano i ragazzi [si riferisce ai vari gruppi di volontari] e ti portano da mangiare, poi ci sono le persone che possono darti un aiuto, una moneta o qualcosa. Come possono aiutarmi stando in dormitorio?» (Ludovico, 37 anni, persona senza casa).

Nel corso delle numerose conversazioni intrattenute con le persone incontrate, allo scopo di comprendere le ragioni del loro rifiuto a ricorrere ai dormitori, mi è stato più volte indicato che l'incapacità di portare con sé il proprio animale domestico rappresenta un deterrente all'utilizzo di tali strutture. Ad esempio, Sara, una donna sulla quarantina che appartiene alla cosiddetta "categoria intermedia" precedentemente discussa, mi ha detto:

 
«Non vanno in dormitorio perché non gli piace l’ambiente che c’è dentro, oppure a volte perché hanno i cani e non li vogliono e non hanno un posto dove lasciarli. Qui su Via Po molte persone hanno un cane, e allora non possono andarci. Infatti, hanno già chiesto e molti gli hanno detto di no, perché con i cani non li vogliono» (Sara).

Anche Leonardo, una persona senza casa che passa le notti in Via Po, condivide il punto di vista di Sara:

«Mi è stato detto che i dormitori non accettano cani. Non posso rischiare di arrivare lì, con tutte le nostre poche cose, solo per farmi dire che lui [indicando il suo cane] non può entrare. Che devo fare, non posso di certo abbandonarlo» (Leonardo, 50 anni).

Tuttavia, come già menzionato, la motivazione indicata da Sara e Leonardo si è rivelata incorretta. Infatti, in tutti i dormitori gestiti dal Comune è permesso accedere al servizio anche in compagnia del proprio animale domestico.
Questi ultimi due stralci di intervista illustrano il ruolo cruciale che l'informazione e la comunicazione rivestono nell'accesso ai servizi di pernottamento. Nonostante la disponibilità di strutture pet-friendly, la percezione errata che i cani non siano accettati nei dormitori impedisce a molte persone di sfruttare queste risorse. Ciò sottolinea l'importanza di fornire informazioni chiare e accessibili a tutti, e di sfatare eventuali miti o malintesi che possono ostacolare l'utilizzo dei servizi disponibili.
L’ultima motivazione emersa durante le interviste riguarda la percezione di insicurezza nei dormitori, con la conseguente paura di subire furti. Marco e Sara esprimono nei seguenti termini la questione:

«Decidono di non andare anche perché non si sentono molto sicuri in dormitorio. Paradossalmente si sentono più sicuri a dormire fuori che magari in dormitorio, dove la gente gli ruba le cose» (Marco, 27 anni, volontario).

Alcune di queste persone [senza casa] vivono in condizioni pessime. Però, ce ne sono pochi che li incentivano a darsi… a parare da qualche parte. Molti, per loro scelta, non vogliono migliorare la propria condizione, mentre altri che potrebbero andare [in dormitorio], non vengono incentivati. Poi la paura di subire furti è un fattore che incide, ma anche qua [per strada] è rischioso. Passa uno e ti ripulisce di tutto» (Sara, 40 anni, categoria intermedia).

Le testimonianze raccolte nell'ambito di queste interviste svelano un quadro complesso e sfaccettato della realtà delle persone senza casa. Le ragioni che ostacolano l'accesso ai dormitori non sono univoche, ma derivano da una combinazione di fattori individuali, sociali e strutturali.
Una delle principali problematiche evidenziate è la mancanza di posti letto adeguati alle esigenze di queste persone, come indicato dalle testimonianze di Abe e Paolo. Questo solleva la questione dell'adeguatezza e dell'accessibilità dei servizi offerti, sottolineando la necessità di una maggiore capacità di accoglienza.
Un altro fattore critico riguarda la comprensione delle informazioni necessarie per accedere ai servizi. Come dimostrato dal caso di Ravi, le barriere linguistiche e culturali possono rappresentare un ostacolo significativo all'utilizzo dei dormitori, sottolineando la necessità di fornire informazioni chiare e comprensibili a più persone possibili.
Inoltre, l'ambiente dei dormitori, spesso percepito come non accogliente o addirittura ostile, può scoraggiare l'accesso a queste strutture. Le testimonianze di Nicola e Stefano mettono in luce l'importanza di creare un ambiente sicuro e rispettoso per tutti gli ospiti. Questo implica la necessità di affrontare questioni di convivenza, e la gestione della diversità tra gli ospiti.
L'impossibilità di condividere il dormitorio con il proprio partner, come evidenziato da Mauro e Marco, rappresenta un ulteriore motivo di rifiuto. Questo solleva interrogativi sulle norme che regolano la coabitazione nei dormitori e sulla necessità di adeguare queste regole alle diverse esigenze delle persone senza casa.
Inoltre, la percezione errata dell'incompatibilità tra la vita in dormitorio e la presenza di animali domestici, così come l'insicurezza percepita nei dormitori, rappresentano altri fattori disincentivanti.
In conclusione, per affrontare efficacemente la questione dell'esclusione abitativa, è necessario un approccio olistico che tenga conto della complessità e dell'interconnessione dei fattori che influenzano l'accesso ai servizi. Questo implica non solo un aumento della capacità di accoglienza, ma anche l'implementazione di strategie volte a migliorare l'ambiente dei dormitori, a superare le barriere linguistiche e culturali, a rispettare le esigenze individuali e a sfatare i miti che possono ostacolare l'utilizzo dei servizi disponibili. La testimonianza di queste persone sottolinea l'importanza di ascoltare e rispondere alle voci di coloro che sono più direttamente coinvolti, affinché le soluzioni proposte possano essere efficaci.
Nei giorni seguenti alla chiacchierata sugli orari e il luogo di prenotazione del dormitorio di Via Sacchi, Ravi scomparve dalla sua solita postazione sotto il portico. Mi piace pensare che sia riuscito ad accedere al dormitorio, godendo finalmente del comfort di un letto caldo e accogliente.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Vite in Galleria. Osservazione partecipante con le persone senza casa di Torino

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Informazioni tesi

  Autore: Riccardo Martinelli
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2022-23
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Sociologia
  Corso: Sociologia
  Relatore: Antonella Meo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 122

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sociologia
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