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I Servizi segreti israeliani (Mossad): Il legame con la Cia e le operazioni speciali

Operazione “KK mountain”

Benché non esista una documentazione ufficiale atta a dimostrarlo, è probabile che accordi come il Trident rientrassero in un piano strategico più ampio secondo il quale il Mossad, per denaro, operasse per conto della Cia in tutto il terzo mondo, intervenendo in paesi nei quali l'agenzia di Langley non poteva accedere o compiendo attività che l'intelligence americana preferiva delegare.
Questo tipo di operazione fu denominata in codice dalla Cia “KK Mountain”: essa prevedeva che i servizi segreti israeliani ricevessero ingenti finanziamenti, direttamente attinti dal capo della Cia da un fondo speciale, per compiere attività per conto dell' intelligence americano.

Secondo fonti di Langley il budget per Il KK Mountain negli anni '60 oscillava tra i dieci ed i venti milioni di dollari annui, una cifra decisamente considerevole se si tiene in considerazione che il bilancio dell'agenzia alla fine degli anni '60 ammontava a circa 650 milioni di dollari. In addizione ai soldi guadagnati attraverso il fondo speciale, bisogna tenere in considerazione che Israele otteneva altri ingenti introiti con le società coinvolte (spesso di proprietà degli stessi servizi segreti) nell'operazione.
Uno dei più importanti teatri operativi dell'operazione KK mountain fu l'Africa nera, area che nel corso degli anni sessanta aveva visto la nascita di diverse nuove realtà nazionali a seguito di processi di indipendenza dalle ex colonie europee e che aveva finito per attrarre l'interesse di Russia e Stati Uniti d'America, desiderosi di espandere le rispettive aree di influenza nel continente.

I neonati stati africani percepivano Israele come una nazione giovane, sorta a seguito di un processo di indipendenza dal dominio inglese, che grazie ad uno spirito pionieristico del lavoro, era riuscita a dotarsi di un'economia in piena crescita, arrivando perfino a rendere coltivabile e produttivo il deserto del Negev. Il paese della stella di David era un esempio da imitare ed ispirava maggior fiducia sia di Usa ed Urss, percepite come superpotenze con mire espansionistiche, che dei rimanenti stati europei, ancora visti alla stregua di paesi colonialisti.
Quest'innegabile appeal israeliano fu abilmente sfruttato dall'amministrazione del paese: il ministro degli esteri Golda Meir girò in lungo e in largo il continente ed il primo ministro Levi Eshkol compì un consistente numero di visite ufficiali in diversi Paesi dell'area.
In breve tempo Israele iniziò a fornire la propria assistenza agli stati africani dell'area che tentavano di sviluppare la propria economia, inviando tecnici e consulenti per l'irrigazione, l'agricoltura, la pesca e quant'altro potesse inerire alla tecnologia civile.

Superata questa prima fase di acquisizione di conoscenze di tecnologia civile, i neonati stati africani si dimostrarono più interessati a ricevere armi ed addestramento militare. Tel Aviv fu ben lieto di mutare le proprie esportazioni per la zona, iniziando ad inviare consulenti ed esperti per la sicurezza interna e per i servizi segreti, gran parte dei quali appartenevano al Mossad.
In questo modo il Mossad si trovò ad essere un osservatore privilegiato delle vicende africane, disponendo di un numero elevato di informazioni da poter fornire alla Cia, che le pagava generosamente con i fondi speciali del KK Mountain.

Questo brano è tratto dalla tesi:

I Servizi segreti israeliani (Mossad): Il legame con la Cia e le operazioni speciali

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Informazioni tesi

  Autore: Gaetano Luigi Magno
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze storiche
  Relatore: Livio Antonielli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 63

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