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Tra religione e cultura: la mutilazione genitale femminile

Operazione: persone, rituali e strumenti

La mutilazione genitale femminile viene eseguita sulle bambine sin da piccolissime; da quando hanno solo due settimane di vita fino ad un massimo di sedici anni. L’età, la stagione ed il periodo dell’anno; così come il genere di mutilazione, varia da stato in stato. Secondo il Demographic and Health Survay (DHS) i risultati di due sondaggi comparati determinano che: l’ Egitto esegue la mutilazione sulle bambine non più piccole di cinque anni e non più grandi di quattordici (90%); l’Eritrea, l’Etiopia, il Mali, la Mauritania e la Cote d’Ivoire la svolgono maggiormente sulle fanciulle da appena nate fino al loro quarto compleanno (60%-70%) ed in piccolissima parte sulle ragazze dai cinque ai nove anni (10%-20%); la Guinea mutila le bambine soprattutto dai cinque ai nove anni (50%) e dai dieci ai quattordici (35%); in Kenya ed in Tanzania l’età dell’operazione si aggira dai dieci ai quattordici anni (37%); infine, in Yamen tutte le neonate vengono tagliate a poche settimane dalla nascita (99%).

L’ operazione è sempre accompagnata da un rituale o da una cerimonia; enfatizzata in particolare quando viene eseguita su bambine più grandi di dieci anni, poiché determina la prima fase verso “l’età adulta”, mentre la seconda fase sarà costituita dal matrimonio. La festa è, quindi, considerata un momento di felicità ed allegria in cui la fanciulla riceve doni ed attenzioni da parte di tutta la comunità, che con musiche, canti e percussioni si impegna coprire gli urli strazianti dell’operazione. Queste situazioni sono tipiche delle zone rurali dove la pratica è svolta all’interno delle capanne o nelle abitazioni, in cui la bambina viene portata dalla madre al sorgere del sole; ad assistere sono solitamente cinque donne della famiglia di cui due tengono divaricate le gambe, due tengono ferme le braccia ed una tiene il collo immobilizzato. Gli esecutori, in questo caso, sono: praticanti tradizionali, ossia donne anziane che seguono la donna anche durante il parto; oppure ostetriche non qualificate; le quali di norma non utilizzano né anestetici né strumenti sterilizzati come forbici, coltelli particolari, lame di rasoio e pezzi di vetro.

Nei casi in cui, al contrario, l’operazione viene eseguita in strutture sanitarie, solitamente collocate in aree urbane, sono i medici, gli infermieri e le ostetriche professioniste a tagliare la ragazza; utilizzando talvolta anestetici e strumenti ospedalieri sterilizzati, riducendo enormemente il rischio d’infezioni. Secondo il “DHS comparative reports n. 7” l’Egitto a tutt’oggi è l’unico paese in cui la mutilazione genitale femminile viene maggiormente svolta dal personale medico; un dato che è cambiato radicalmente in pochi anni poiché, nella stessa regione, solo nel 1995 la pratica era soprattutto eseguita da praticanti tradizionali. In Eritrea, Etiopia, Guinea, Mali, Burkina Faso, Mauritania, Niger, Cote d’ivorie, Nigeria, Benin e Tanzania è ancora altissimo il tasso di bambine tagliate da donne anziane ed ostetriche non specializzate; in Sudan ed in Kenya seppur ancora alto il numero operazioni svolte senza personale qualificato è in crescita la medicalizzazione dell’intervento (Fig. 6-7). In tutti i casi, a prescindere dal luogo dove si svolge, l’operazione richiede quasi totale digiuno per i tre giorni antecedenti, allo scopo di abituare il corpo umano ad avere stimoli limitati che potrebbero essere pericolosi durante la fase di cicatrizzazione. Il taglio e l’eventuale cucitura dura all’incirca un quarto d’ora ma la convalescenza varia da due settimane a quaranta giorni, periodo in cui la bambina deve stare prevalentemente sdraiata e legata all’altezza dei fianchi, delle cosce e delle ginocchia; per favorire la cicatrizzazione. L’obiettivo è generare la formazione di un cheloide per ricoprire la vagina e rendere la zona estremamente liscia, aiutandosi o con il “mal-mal” ossia un miscuglio di zucchero e gomma; altrimenti con: una bevanda alcolica locale; zucchero e tuorlo d’uovo; spremuta di limone; olio riscaldato; tè o un insieme di erbe (Morrone, Sannella, 2010). Se la pelle non si rimargina correttamente, dopo due settimane viene ripetuta l’operazione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Tra religione e cultura: la mutilazione genitale femminile

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Informazioni tesi

  Autore: Camilla Faricelli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Roberto Gritti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 46

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