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La finanza islamica

Operazioni finanziarie conformi alla legge islamica

L’obiettivo di un sistema finanziario è quello di trasferire fondi dalle unità in surplus, rappresentate generalmente dalle famiglie, ai soggetti in deficit, imprese e Stati. Questi ultimi dovrebbero utilizzare le risorse efficientemente in progetti produttivi che aggiungano valore all’economia. Perché questo processo si realizzi, è necessario che siano utilizzati prodotti e servizi finanziari, creati ed offerti dalle istituzioni finanziarie, le quali possono svolgere due ruoli differenti a seconda che il circuito dalle unità in surplus a quelle in deficit sia diretto oppure indiretto.
Nel primo caso ci si trova in sistemi economici maturi nei quali le istituzioni agiscono come dei mediatori, aiutando le imprese ed i governi nell’ottenere i fondi necessari dai risparmiatori, creando i titoli e svolgendo le attività di pricing e collocazione degli stessi sul mercato, attraverso le operazioni di investment banking.
I Sukuk, le obbligazioni islamiche, sono simili alle obbligazioni tradizionali, ma i ricavi derivano dall’affitto e dalla vendita di attività tangibili come i beni immobili invece che basarsi su un tasso di interesse fisso, rappresentando pertanto un diritto di proprietà proquota e non un titolo di debito. Inoltre, mentre l’obbligazionista ha diritto a ricevere il pagamento degli interessi a scadenze predeterminate, i detentori dei Sukuk hanno diritto a partecipare sia ai profitti generati dalle attività sottostanti, sia ai ricavi derivanti del realizzo di tali attività. La negoziabilità di questi strumenti è strettamente legata alla natura delle attività sottostanti, poiché la compravendita del debito è vietata. La durata è prestabilita e va dai tre mesi per i “bond islamici” che hanno una struttura simile ai BOT, ai cinque o dieci anni.
Secondo l’AAOIFI (Accounting and Auditing Organisation for Islamic Financial Institutions), esistono quindici tipologie di Sukuk, strutturati seguendo lo schema dei contratti tipici (Mudarabah, Musharakah, Murabahah, Istisna, Ijara ed i Convertibili). I più diffusi sono gli Ijara Sukuk, certificati emessi a fronte di asset concessi in leasing riuniti in un fondo specifico, sono dei titoli a rendimento fisso legati alla redditività degli asset e commerciabili sui mercati secondari.
Le banche che si occupano di investment banking forniscono servizi ai propri clienti anche dopo la collocazione sul mercato: stock-broking, servizi di consulenza relativi alla valutazione del progetto, mergers and acquisitions, corporate restructuring, gestione dei rischi ed ingegneria finanziaria.
Quando il sistema economico è meno sviluppato, i flussi di fondi sono indiretti e le banche giocano il ruolo di intermediari veri e propri con le attività di commercial banking. Le commercial banks svolgono quattro servizi fondamentali: forniscono un’ampia gamma di prodotti, costituendo con i depositi dei singoli individui un unico fondo che viene poi investito in titoli di varia natura; propongono titoli con differenti scadenze; diversificano il rischio investendo in più assets; ottengono liquidità diminuendo i costi di transazione associati alla conversione degli assets finanziari in moneta.
La principale categoria è quella della raccolta di fondi tramite l’offerta di depositi e la vendita attraverso un’ampia gamma di prodotti di finanziamento, basati sull’equity o sul debito.
Un secondo tipo di intermediari è costituito dalle imprese di assicurazione, indicate con il nome Takaful, che si basano sul principio mutualistico. Nate negli anni ’80, conquistano in poco tempo una parte consistente del mercato assicurativo nei territori islamici nonostante i prodotti proposti alla clientela non siano competitivi poiché la carenza di risorse finanziarie da investire non riesce a garantire la copertura di alcuni rischi. L’indice medio di penetrazione assicurativa, che misura il numero di polizze islamiche sottoscritte in rapporto alla popolazione, è inferiore al 10%, a fronte di un indice del 35% per le polizze convenzionali. Si stima che esistano circa 60 gestori di Takaful attivi in circa 30 paesi Islamici ed Occidentali, i quali hanno mostrato una crescita compresa fra il 10% ed il 30% annuo.
Dal punto di vista tecnico il Takaful è un contratto stipulato tra una pluralità di soggetti ed un ente finanziario di gestione e finalizzato alla copertura di un rischio attraverso strumenti cooperativi e di mutuo soccorso. I fondi raccolti vengono impiegati dal gestore in investimenti leciti, servendosi degli strumenti islamici di profit and loss sharing. Gli assicurati si trovano a partecipare ad un fondo comune di investimento finalizzato alla copertura dei danni conseguenti ai sinistri assicurati, attraverso il pagamento di indennizzi corrisposti a partire dagli utili generati dal fondo comune o dalla liquidazione di parte delle quote investite.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La finanza islamica

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Informazioni tesi

  Autore: Karole Coghe
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Cagliari
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze economiche
  Relatore: Luca Piras
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 33

FAQ

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