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Gli stili skinhead e i Media

Origine, Nascita e Sviluppo del movimento

Il concetto di stile non è solamente legato al vestiario, ma comprende atteggiamenti, ideali e comportamenti di gruppi di individui che si riconoscono in essi e ne difendono i valori. In Inghilterra dalla metà del Novecento la classe operaia era composta da gruppi eterogenei di Inglesi e indo-occidentali, i quali formavano piccoli gruppi divisi per nazionalità portando le proprie tradizioni e la propria musica nel nuovo contesto sociale.
La nascita della sottocultura skinhead ed il suo sviluppo sono strettamente legati all'influenza della musica giamaicana nella cultura inglese durante gli anni '60, aspetto che nella fase revivalista degli anni '80 si tende ad ignorare.
Quando gli emigrati giamaicani e cubani arrivarono in Gran Bretagna integrandosi quasi subito con il proletariato urbano, la loro musica tradizionale, il Reggae, fece da collante per le diverse culture, la bianca e la nera. Il Reggae oggi musica di consumo proprio come le altre, in realtà nasce come musica folk che rappresenta i sogli e i desideri di una popolazione vittima di violenze e continuamente in guerra. Il contatto con i ritmi occidentali e la musica nordamericana permise al genere di svilupparsi, trasformandosi in altri generi mutando il significato profondo da musica dello spirito di un popolo a rappresentazione delle ambizioni e dei desideri di una working class emarginata dal potere centrale e considerata come una seconda nazione nella nazione stessa.
Inizialmente il nuovo stile non possedeva nemmeno un nome che lo identificasse o distinguesse dagli altri aggregati giovanili. Coincide con quella fazione dei mod rimasta, dopo la scissione del gruppo, fedele alle radici afro del movimento ed alla coscienza della propria condizione proletaria. Ancora nel 1969 il giornalista Chris Welsh del Melody Marker (uno dei più importanti periodici musicali del Regno unito) descrive quella che è la nuova sottocultura skinhead descrivendola come una "nuova minaccia della società" e chiama i suoi membri mod. Nell'articolo Welsh li dipinge come una una banda di violenti attaccabrighe che non guardano né al futuro (come gli hippy), né al passato, (come i rocker); una banda "totalmente apatica al punto di rasentare l'ignoranza totale". Welsh si chiede inoltre come possa la società contemporanea considerare un pericolo la generazione degli hippy, intelligenti, creativi ed idealisti, ignorando questi gruppi proletari che non comprendono il prog-rock e le finezze controculturali, preferendo sprecare la propria inutile vita al ritmo di una musica altrettanto stupida ed inutile, il reggae.
Questo gruppo, avvicinandosi alle proprie radici indo-occidentali, adotta un proprio gergo frutto della sintesi tra il cockney da strada e il patois giamaicano, le cui frasi chiave vengono estrapolate dai dischi ska e rocksteady, oltre che dalla parlata dei coetanei neri.
Nell'arco di tempo che va dal 1967 al 1971 lo stile skinhead, prevalentemente bianco, verrà adottato anche da una larga parte degli indoccidentali d'Inghilterra, un caso abbastanza raro nella storia delle sottoculture.
Mentre l'influenza mod rimane nell'abbigliamento da ballo, che continua ad essere elegantissimo e con la massima cura dei particolari, per la vita quotidiana v'è un recupero della tradizione operaia, usando pesanti scarpe da lavoro, jeans e bretelle.
Questo abbigliamento era la scelta di questi ragazzi durante le ore di lavoro o gli appuntamenti pomeridiani sugli spalti calcistici.
Benché spesso si sia interpretata questa scelta come una volontà di proiettare verso l'esterno le proprie caratteristiche working class in senso tradizionalista e sciovinista, probabilmente lontano dalle rivendicazioni ideologiche, ha più la funzione di un'accettazione della propria identità sociale. Ogni qualvolta il mondo accademico si sia confrontato con la cultura skinhead ha potuto cogliere ed analizzare prevalentemente l'aspetto violento e l'estetica tipicamente proletaria adottata durante le ore di lavoro in fabbrica o nei pomeriggi allo stadio,ignorando l'aspetto più raffinato dello stile, derivato dall'accuratezza mod. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Gli stili skinhead e i Media

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Informazioni tesi

  Autore: Silvia Spacca
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze e tecnologie delle arti figurative, musica, spettacolo e moda
  Relatore: Gennaro Schembri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 95

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Parole chiave

stile
skinhead
subculture
culture giovanili
mods
skins

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