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Il principio della supercompensazione: parametro fondamentale nella preparazione atletica

Overtraining

Nel corso di una carriera sportiva può capitare che gli atleti oltrepassino addirittura la condizione di "overreaching" ed entrino in una fase ancora più critica e dannosa, conosciuta come "overtraining". Il termine deriva dall'inglese e significa sovrallenamento; non più, quindi, un semplice affaticamento come abbiamo visto nel precedente paragrafo, bensì una vera e propria sindrome. I dottori di ricerca Carfagno & Hendrix (2014), nei loro studi, definiscono la sindrome dell'overtraining (OTS) come un accumulo di stress dovuto all'allenamento e da altri fattori esterni che si traduce in un decremento delle prestazioni a lungo termine. Proprio questo fattore "tempo" differenzia "NFOR" e "OTS", in quanto, se nel primo vi è un affaticamento di breve durata che si risolve nel giro di qualche giorno, nel secondo si riscontra un peggioramento delle prestazioni che si prolunga per diverse settimane o addirittura mesi.
Secondo Bompa & Buzzichelli (2017), "il sovrallenamento non si instaura solitamente dal giorno alla notte, piuttosto è un lento processo risultante da un programma di allenamento lungo, che manca di sessioni per il recupero e di periodi di rigenerazione".
Il preparatore atletico, prima di sapere quali siano i principali sintomi dell'overtraining a cui deve fare attenzione, deve conoscere le cause biochimiche che scatenano questa condizione patologica; solo in questo modo ha una visione completa del suo atleta e può agire di conseguenza.
In riferimento a ciò, numerosi studi (es. Jeffrey Kreher & Jennifer Schwartz, 2012) spiegano quali potrebbero essere le cause biochimiche dell'overtraining e nello specifico si è visto che le più comuni risultano essere cinque: muscolare, neurologica, immunologica, ossidativa e ormonale.
Per quanto riguarda la causa muscolare, si è visto che quantità inferiori di glicogeno intramuscolare contribuiscono negativamente alla qualità degli allenamenti. Ciò aumenta il processo ossidativo delle sostanze di scarto prodotte dall'esercizio, a danno degli aminoacidi ramificati che costituiscono il muscolo. A livello neurologico si crea, quindi, un'alterata sintesi di tali sostanze e di conseguenza la quantità di aminoacidi presenti nel muscolo è inversamente proporzionale alla sensazione di fatica.
Negli studi sulla causa neurologica è stata data una sostanziale importanza alla serotonina, neurotrasmettitore del SNC, che durante l'OTS risulta essere molto sensibile. Una carenza di tale molecola comporta una grave alterazione dell'umore con irritabilità, irregolarità del sonno e in alcuni casi anche depressione.
La terza causa comprovata è quella immunologica e nello specifico si è visto che un esercizio prolungato oltre l'ora e mezza, sia di tipo aerobico che anaerobico, provoca una diminuzione della concentrazione plasmatica dell'aminoacido glutammina. Quest'ultimo è protagonista nelle funzioni immunologiche della cellula, nella sintesi del patrimonio genetico, e nel bilancio dell'acidità nel sangue. Una carenza di glutammina, quindi, causa una minore capacità di difesa dell'organismo dagli agenti esterni e l'atleta rischia di ammalarsi maggiormente, andando incontro a OTS.
In riferimento alla causa ossidativa sono stati studiati i radicali liberi, sostanze normalmente prodotte dall'organismo soprattutto durante l'attività fisica. Tuttavia, si è visto che tali sostanze vengono prodotte in quantità eccessive quando lo sforzo fisico supera le fisiologiche capacità di adattamento da parte dell'organismo. Gli studi hanno infatti dimostrato markers ematici di radicali liberi superiori negli atleti in OTS. Se non si rispetta il principio della supercompensazione e non viene data importanza al recupero, viene a crearsi uno stato di infiammazione cronica con affaticamento muscolare e peggioramento della performance.
Per quanto riguarda l'ultima causa, cioè quella ormonale, sono stati eseguiti degli studi in relazione ad atlete di sesso femminile. In particolare, è stato analizzato l'asse ormonale ipotalamo-ipofisi-ghiandola secretrice e si è visto come un forte squilibrio di quest'ultimo causerebbe un forte affaticamento dell'organismo. Nelle donne un irregolare secrezione di estrogeni comporta amenorrea, fragilità ossea ed osteoporosi precoce. Tali disturbi creano i presupposti per lo sviluppo della sindrome del sovrallenamento.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il principio della supercompensazione: parametro fondamentale nella preparazione atletica

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Zembo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università Telematica Pegaso
  Facoltà: Scienze Motorie
  Corso: Scienze delle attività motorie e sportive
  Relatore: Francesco Guarino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 52

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