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Le professioni intellettuali non regolamentate: il caso particolare del patrocinatore stragiudiziale nell'infortunistica stradale

Pareri e note sull’attività di Studi o Agenzie di Infortunistica stradale

Soltanto nel 1989 l’ANIA (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici), si rese conto della realtà costituita dai Patrocinatori Stragiudiziali e chiese alla propria Commissione Legale di studiare il problema e dare un parere giuridico sull’atteggiamento da tenere nei confronti di tali consulenti di parte. Successivamente, nel 1995, si pronunciò in proposito pure l’ISVAP. Sull’argomento scrissero anche eminenti giuristi quali Gennaro Giannini e, prima ancora, Remo Pannain con le note in difesa di Tossani, accusato di abuso di professione forense. Il prof. avv. Remo Pannain di Roma ebbe modo di riflettere sull’esercizio abusivo della professione forense per l’Udienza davanti alla Corte di Cassazione sezione, III penale, per il ricorso del p.m. contro il prof. Michele Tossani nell’udienza dell’11 marzo 1964.

Egli chiese alla Suprema Corte che si pronunciasse in via definitiva sulla liceità o meno dell’attività dei patrocinatori stragiudiziali nello specifico settore dell’infortunistica stradale. Egli considerò che questi professionisti si occupano del recupero del danno materiale e fisico che la vittima di un incidente stradale ha diritto a vedersi ristorato in toto, spesso anticipando di tasca propria somme ingenti per sopperire al disagio che il proprio cliente ha subito, eliminando lungaggini, spese e fastidi prevedibili nella via giudiziale. Nel caso specifico il Tossani, aveva fatto una scelta operativa molto generosa che pochissimi patrocinatori stragiudiziali praticano e condividono: non solo anticipava cure e mezzi di sostentamento ai danneggiati, ma si faceva pagare gli onorari studio solo dalla Compagnia assicuratrice anziché, come molti operatori del settore fanno, farsi pagare sia dal cliente, sia dalla Compagnia.

Un avvocato non l’avrebbe mai fatto per preservare prestigio e dignità nel suo ambiente professionale. Nello specifico caso del Tossani, il Pubblico Ministero insisteva sul fatto che egli avesse operato secondo atti atipici della professione dell’avvocato che erano divenuti tipici allorquando egli li ripeteva abitualmente. La questione allora era: s’era compiuto un delitto contro la Pubblica Amministrazione? S’erano colpiti interessi e valori inerenti all’esercizio di professioni per le quali è richiesta una speciale abilitazione, per le quali il livello e l’importanza è posta subito dopo l’usurpazione di funzioni pubbliche (l’art 347 cod. pen. è subito prima del 348). Pannain diceva che, per poter fare assurgere il compimento di atti «atipici» a dignità di atti costitutivi dell’esercizio abusivo della professione, si è costretti ad attribuire al delitto di cui all’art. 348 la natura di reato eventualmente abituale, nel senso che atti i quali, singolarmente presi, isolatamente considerati, sono leciti, diventano penalmente illeciti se abitudinariamente ripetuti.

La «tipicità» è caratteristica indefettibile di ogni reato. Per potere definire « esercizio professionale » una determinata attività occorre stabilire che essa è costituita da atti tipici della professione. Sono atti tipici di esercizio professionale quelli riservati al professionista, che, cioè, solo il professionista può porre in essere, non quelli che anche il professionista può porre in essere. Gli avvocati praticano attività giudiziale e attività stragiudiziale. La dottrina distingue gli atti legali propri (che si svolgono nel processo, o comunque hanno su di esso diretta e immediata incidenza), dagli atti legali impropri (che si svolgono al di fuori del processo: consulenze, assistenze di natura pregiudiziale o extra processuale ecc.), il cui esercizio è aperto a tutti e non dà mai luogo al delitto dell’art. 348 cod. pen. A conferma di questo, l’art. 2 della 247/2012, “Nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense”. Si deve distinguere fra atti di esclusiva pertinenza dell’avvocato e quegli altri atti, sia pure legali, che la parte può compiere da sola (abboccamenti con le controparti o con gli avvocati della controparte, querela, trattative per conciliazione, transazione) o per mezzo di mandatario. In linea di massima, la giurisprudenza ha accolto questa distinzione, sia pure attraverso alcune perplessità e incertezze che occorrerà finalmente eliminare, onde pervenire ad una soluzione definitiva sul delicato argomento.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le professioni intellettuali non regolamentate: il caso particolare del patrocinatore stragiudiziale nell'infortunistica stradale

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Informazioni tesi

  Autore: Grazia Bartolo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Diritto per le Imprese e le Istituzioni
  Relatore: Gianni Mignone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 66

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Parole chiave

infortunistica stradale
professioni non regolamentate
patrocinatore stragiudiziale

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