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Grice e la cortesia

Perché secondo Pfister la teoria di Brown e Levinson non è soddisfacente?

Ciò che lascia perplesso Pfister relativamente alla teoria di Brown e Levinson è il concetto secondo cui la cortesia venga inferita all'interno di un' asserzione come una implicatura conversazionale.
L'argomentazione che propone Pfister a sostegno della tesi secondo la quale la teoria di Brown è Levinson non è convincente, è quella secondo la quale un' asserzione, secondo Brown e Levinson è sempre cortese se e solo se la cortesia è presente nell'asserzione che viene formulata in forma di implicatura, cioè la cortesia deve essere intenzionale da parte parte di chi parla. Ma in realtà non è così.
Secondo Pfister infatti è possibile essere cortesi anche senza che vi sia l'intenzione di esserlo, come si può essere scortesi senza che via sia l'intenzione di essere scortesi; o meglio si è cortesi anche in assenza di una implicatura di cortesia, come si può essere scortesi senza che sia presente una implicatura di scortesia. Prendiamo l'esempio del paragrafo precedente: «Come stai bene, hai tagliato i capelli!», possiamo pensare che il parlante non presti attenzione alla faccia negativa o positiva, ma abbia semplicemente il desiderio di esprimere sorpresa. In quel caso non ci sarebbe nessuna implicatura di cortesia, ma piuttosto un implicatura di sorpresa da parte dell'interlocutore, tuttavia anche se non è presente una implicatura di cortesia, l'asserzione risulta comunque cortese. Ora prendiamo l'esempio 2, «Puoi passarmi il sale per favore?», e supponiamo che il parlante non si preoccupi dei problemi relativi alla faccia positiva o negativa, ma che voglia semplicemente essere il più breve possibile per formulare una richiesta utilizzando un tipo di formulazione convenzionale. In questo caso l'asserzione che viene formulata risulterebbe comunque cortese, anche se, come abbiamo detto non è nelle intenzioni del parlante essere cortese, ma risulta tuttavia cortese proprio perché convenzionalmente il modo in cui il parlante ha formulato la richiesta è percepito dalla società come un modo cortese per farlo. E anche in questo caso, non è presente una implicatura di cortesia, proprio perché non era nelle intenzioni del parlante di essere cortese, eppure, l'asserzione che viene formulata è di fatto cortese. Quello che vogliono dimostrare questi due esempi quindi è che un' asserzione può essere cortese anche in assenza di una implicatura di cortesia.
Adesso invece prendiamo l'esempio 3: «Tu puoi passarmi il sale», e supponiamo che il parlante creda erroneamente di essere cortese. Secondo Brown e Levinson non c'è intenzionalità di essere scortese da parte del parlante, quindi non è presente una implicatura di scortesia, eppure, chi ascolta percepisce questa asserzione come scortese.
Tuttavia Pfister afferma che in questo esempio il parlante potrebbe risultare scortese perché non conosce le regole sociali della cortesia; per chiarire il problema Pfister procede nell'esporre un altro esempio, secondo me più convincente oltre che più divertente. Se due amiche sono nel parco e una delle due sta parlando all'altra dei suoi problemi relazionali con il marito, e l'altra ad un certo punto dice: «Guarda, uno scoiattolo!» la prima certamente si offende perché percepisce nella sua amica alla quale stava esponendo un suo problema delicato, un atteggiamento di disinteresse nei suoi riguardi. Tuttavia in quel momento la seconda si era solo distratta, ma non era sua intenzione essere scortese nei confronti della prima, quindi anche in questo caso, c'è scortesia nell'asserzione della seconda nonostante non sia presente un implicatura di scortesia. In conclusione Pfister afferma che c'è una differenza notevole tra aspetti importanti che si presentano nell'ambito di una conversazione. La prima è l'intenzione di essere cortese, secondo cui ricade sotto l'autorità del parlante, la seconda è la percezione della cortesia, che ricade sotto l'autorità di chi ascolta, infine l'essere cortese vero e proprio, inteso come cortesia nel vero senso della parola, è un aspetto che ricade contemporaneamente sotto l'autorità del parlante e dell'ascoltatore, la cortesia è qualcosa che viene condiviso da parlante e ascoltatore, qualcosa che è presente quando in un certo senso chi parla e chi ascolta sono in perfetta sintonia.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Grice e la cortesia

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Informazioni tesi

  Autore: Giulio Merlo Manco
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Carlo Penco
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 78

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