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Camerana: Casa del Padre. Progetto di rifunzionalizzazione dell'edificio e dei luoghi

Perché si chiama la Casa del padre?

È la storia della casa a conferire all’edificio il suo nome…
Secondo i documenti pervenuti, presenti nel capitolo successivo, la Casa del Padre apparteneva in origine alla famiglia Albesano di Camerana, una tra le famiglie di spicco per ricchezza e agiatezza, a Camerana, a fine Settecento. Ritroviamo, infatti, citazioni della famiglia Albesano non solo per questo edificio, ma anche per la Casa Nova in centro a Camerana Villa, dove viveva il dottor Albesano, che aveva preso residenza nella “casa nuova” dopo aver lasciato quella vecchia ai suoi mezzadri.

È dalla famiglia Albesano che la casa prenderà il nome di casa del Padre, in particolare per memoria di Tommaso Albesano, padre Passionista che si rifugia nella casa paterna in occasione della soppressione napoleonica. Padre Tommaso Albesano nasce il 6 marzo 1752 dalla famiglia Albesano di Camerana. Inizia la professione religiosa il primo gennaio 1771, come Padre Passionista, diventando uno dei promotori della espansione dell’ordine religioso.

È a Camerana, sua città natale, che Padre Tommaso si ritirò fra il 1810 ed il 1814, dopo la permanenza in qualità di rettore a Arezzo. Di lui troviamo citazioni in molti testi della spiritualità passionista. Padre Albesano fu, infatti, uno dei monaci passionisti che più si oppose alla soppressione napoleonica dell’ordine passionista del 1809, e a queste decisioni si oppose con molta resistenza.

Con il decreto del 1809, infatti, i Passionisti non entravano nella categoria degli istituti ammissibili. Fu il decreto ad obbligare lo stesso Padre a fuggire da Arezzo, cercando rifugio nella sua città natale.9 L’ ordine passionista viene ripristinato il 26 giugno 1814 dalla Santa Sede che, con questo atto, riconosce quindi la vitalità della comunità di Paolo della Croce. La permanenza di Tommaso Albesano a Camerana non è quindi una semplice tappa dei peregrinaggi, ma il rifugio in occasione della soppressione napoleonica.

È proprio nel 1814 che Tommaso Albesano in occasione del decreto Papale e del riconoscimento della fede passionista, lascia Camerana per raccogliere i religiosi dispersi e rifondare la comunità. Il 10 luglio 1814 la comunità romana passionista riprendeva ufficialmente la sua vita spirituale e missionaria, portandosi il 16 seguente in processione alla basilica di S. Pietro, per pregare all'altare della Confessione e rendere il dovuto ringraziamento a Dio per la Congregazione felicemente ripristinata. La permanenza a Camerana fu il rifugio di Tommaso Albesano che visse quegli anni in autentica testimonianza di pietà, solitudine spirituale, povertà, obbedienza, dedizione alle anime.

Dal 1814 Padre Tommaso, guida retta ed energica, riprendere il cammino storico di uno dei più piccoli Istituti allora esistenti nella Chiesa, che possedeva però una volontà indomita di ripresa spirituale e organica insieme. Dai documenti seguenti si possono ricostruire i tratti essenziali della condotta di P. Tommaso durante il quadriennio della sua dimora a Camerana, specialmente per quanto riguarda la sua ferma resistenza al giuramento napoleonico.

Nella casa di Pasiotti, Padre Tommaso giunse nell’estate del 1810, accolto affettuosamente dal fratello Lazzaro, che insieme alla moglie, ai figli e ai domestici, prese ad osservare ed ad ammirare le sue non comuni virtù religiose. In una lettera del fratello, inviata a P. Felice dopo la morte di Padre Albesano, sottolineava queste virtù, ed alcuni fatti da lui giudicati straordinari, e rilevava il suo tenore di vita assai riservato, tutto dedito alla preghiera e alle pratiche prescritte dalle Regole dei Passionisti. Non pretese mai servizi per la sua persona nonostante le possibilità economiche e l’agiatezza del fratello che lo ospitava.

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Camerana: Casa del Padre. Progetto di rifunzionalizzazione dell'edificio e dei luoghi

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Informazioni tesi

  Autore: Beatrice Bovolo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Politecnico di Torino
  Facoltà: Architettura
  Corso: Architettura
  Relatore: Lorenzo Mamino
Coautore: Isabella Rovere
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 112

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