”Che fare?” Coscienza e ubbidienza in Dietrich Bonhoeffer

In L’essenza della Chiesa Bonhoeffer riconduce il non sapere cosa fare e la perdita di attualità del messaggio evangelico al fatto che la Chiesa ha perso il suo rapporto relazionale-ontologico con il mondo e la realtà. Essa non è più in grado di instaurare una relazione dialogica che possa porsi come parola interpellante a causa della sua assenza di luogo, poiché «essa vuole essere ovunque e non è perciò in nessuna parte […] Esiste soltanto sotto dei travestimenti. È diventata mondo senza che per questo il mondo sia divenuto Chiesa». Così non solo essa stessa risulta inafferrabile, ma anche il concetto di Dio che essa porta e ha in sé.

La Chiesa ha scelto storicamente di porsi al centro della mondanità, nella massima visibilità, ma questa scelta è il risultato di una perdita del criterio per individuare il luogo specifico ove collocarsi. Tale luogo specifico consiste per la Chiesa nel suo essere “Cristo presente come comunità”: dove c’è Cristo, lì c’è la Chiesa. Questo significa che non la Chiesa, ma Dio, che si rivela in Cristo, determina il luogo proprio della Chiesa, e «la Chiesa che sa ciò, sta in attesa della Parola che la rende luogo di Dio nel mondo». Solo in questo modo la Chiesa recupera la sua centralità, che le è data dall’essere portatrice, custode ed annunciatrice della Parola rivelata in Cristo, in quanto unicamente la Parola tocca e custodisce la realtà nella sua interezza.

Soltanto così l’annuncio della Comunità credente può divenire interpellanza in grado di coinvolgere la totalità dell’esistenza umana. Con questo coinvolgimento la Chiesa si rende pienamente mondana e, a livello storico, perde tutti i privilegi e tutti i possessi che la mettono nell’inautentico centro del mondo per essere posta ora in un’autentica centralità data dalla Parola di Cristo.