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Come la condizione di depressione post-partum influisce sullo sviluppo generale del bambino

Post-partum blues paterno

Il processo di "diventare padre" corrisponde ad una fase della vita dell’uomo in cui egli è protagonista di una significativa trasformazione dell’identità e cambia, così, il suo ruolo, la sua funzione e la sua immagine di sé, sia in rapporto con gli altri che con sé stesso. Il compito dell’uomo durante la gravidanza e la fase del post-partum è essenzialmente quello di fornire supporto alla propria partner, svolgendo una funzione protettiva e contenitiva che assista la sua compagna e ne allievi le ansie. In seguito, il suo ruolo sarà particolarmente importante nella promozione della relazione madre-bambino e nel sostegno del comportamento esplorativo del figlio.
Così come nella madre, anche nell’uomo, la paternità comporta varie modificazioni a livello psicologico che però, purtroppo, vengono spesso trascurate dalla ricerca.
Effettivamente, gli studi inerenti ai disturbi affettivi e psicologici legati alla paternità sono ancora relativamente rari. La maggior parte della ricerca psicologica e scientifica si è tradizionalmente concentrata sulla salute mentale delle madri durante la gravidanza e il post-partum, sebbene vi sia una crescente consapevolezza dell’importanza di studiare anche la salute mentale dei padri in questo periodo. È incoraggiante notare, infatti, come la letteratura sul tema stia crescendo anche a causa del fatto che, ad oggi, gli uomini abbracciano il ruolo paterno in misura maggiore rispetto alle generazioni precedenti (Eggebeen et al., 2013). In Francia, ad esempio, si è verificata un’evoluzione significativa del concetto di paternità nei recenti decenni, in quanto i padri sono stati fortemente incoraggiati a essere coinvolti in tutte le fasi della genitorialità, dalla gravidanza alla crescita dei figli (Goldbeter-Merinfeld, 2015). Questi cambiamenti hanno probabilmente portato a un maggiore coinvolgimento emotivo dei padri nella genitorialità rispetto al passato (Senécal et al., 2013).
Per quanto riguarda l’eventuale sviluppo di disturbi psicologici, recenti studi europei hanno evidenziato che molti padri lamentano una mancanza di informazioni e possono sentirsi inascoltati, frustrati e persino esclusi all’interno del reparto maternità (Baldwin et al., 2019), spesso ancora percepito come un ambiente dedicato esclusivamente alle donne. Allo stesso modo, fino al 18% dei padri australiani e neozelandesi sperimenta uno stress significativo nei giorni successivi alla nascita del proprio figlio, il quale potrebbe portare a difficoltà psicologiche temporanee (Boyce et al., 2007). Quest’ultime prendono il nome di depressione perinatale paterna5 (Paternal Perinatal Depression, PPND) se si protraggono dall’inizio della gravidanza fino ad un anno dopo il parto della propria partner. Nonostante la durata del disturbo e il periodo di insorgenza possano corrispondere, la manifestazione clinica dei disturbi perinatali nei padri è diversa da quella delle madri. Difatti, le alterazioni dell’umore nei padri tendono ad essere di minore entità ma ad accompagnarsi spesso ad altri disturbi affettivi, in particolare disturbi d’ansia. Inoltre, è possibile il verificarsi anche di disturbi comportamentali, caratterizzati da condotte impulsive e dipendenze patologiche, e somatici che, sovrapponendosi ai sintomi depressivi, spesso li mascherano. Questo può generare quadri clinici complessi e difficilmente diagnosticabili (Goodman, 2004). Nei sintomi depressivi paterni si includono, principalmente, sentimenti di tristezza, sconforto, estraneità, irrequietezza, irritabilità, perdita di interessi, preoccupazione costante per l’andamento della gravidanza e la salute del bambino, difficoltà di concentrazione e disturbi del sonno. Tuttavia, nei quadri clinici più gravi, possono emergere sensazioni di impotenza, fallimento, malinconia o crisi di pianto, che segnalano una chiara psicopatologia depressiva (Grussu & Bramante, 2016).
Come evidenziato da ricerche precedenti riguardanti i fattori di rischio della PPND, uno dei predittori più forti di quest’ultima risulta essere la depressione post-partum materna (Paulson & Bazemore, 2010). Sostanzialmente, i tassi di prevalenza della depressione paterna possono aumentare fino al 24-50% negli uomini le cui partner soffrono di depressione post-partum (Goodman, 2004); anche in una recente metanalisi, è stato dimostrato che la depressione materna accresce di oltre tre volte il rischio di PPND (Chhabra et al., 2020). Però, il meccanismo a causa del quale la PPND viene influenzata dalla depressione materna è ancora da chiarire.
Tra gli altri fattori di rischio di depressione paterna, secondo Chhabra et al. (2020), è possibile trovare un basso status socioeconomico, la mancanza di supporto sociale, il disagio coniugale e precedenti problemi di salute mentale. Si sottolinea, così, l’importanza di considerare una gamma completa di fattori di rischio quando si valutano le probabilità di depressione perinatale paterna, e non solo l’esperienza della madre.
Per concludere, la condizione emotiva di entrambi i genitori nel periodo post-partum ha una rilevanza significativa nella relazione iniziale con il proprio bambino, specialmente per quanto riguarda il legame genitore-figlio. Perciò, il benessere emotivo della diade genitoriale e la loro capacità di instaurare un legame positivo con il neonato sono cruciali per favorire una crescita e uno sviluppo sani del bambino.



5 La definizione “depressione perinatale paterna” è preferibile a quella di "depressione post-partum paterna" poiché le modificazioni emotive rilevate si sviluppano frequentemente durante i mesi precedenti alla nascita del bambino, nonostante tali sintomi possano continuare anche sei mesi dopo il parto (Zelkowitz & Milet, 2001).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Come la condizione di depressione post-partum influisce sullo sviluppo generale del bambino

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Informazioni tesi

  Autore: Claudia Dettori
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2022-23
  Università: Università degli Studi di Sassari
  Facoltà: Scienze Umanistiche
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Stefano Sotgiu
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 36

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