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L'interazione del soggetto con il Cyberspazio. L'asse Lévy - Zizek - Lacan

Proprietà del pianeta virtuale

«Per corpo virtuale intendo in primo luogo un'immagine digitale interattiva, il fenomenizzarsi di un algoritmo in formato binario nell'interazione con un utente fruitore.»

In questa definizione, che apre il saggio Estetica del virtuale, lo studioso Roberto Diodato istilla nel lettore un primo quadro di riflessione.
Un'immagine digitale è certamente il prodotto di un astratto calcolo matematico ma, dal momento in cui acquisisce lo statuto di interattività con il soggetto, incarna una certa densità che la connota come evento, o fenomeno sensibile avente delle potenziali stimolazioni fisiche e mentali per chi ne fruisce. Ci avviamo dunque alla comprensione dei rapporti generati da tali relazioni. A complemento del primo indizio ho trovato di particolare interesse il delineamento dell'immagine digitale quale «forma genetico relazionale che appartiene a un sistema multiplo di traduzione», perché sottolinea come all'interno di questo mondo si debba trattare con i linguaggi e i codici annessi. Quando entriamo in connessione con un ambiente virtuale abbiamo già sottoscritto un patto legato alla condivisione di un linguaggio, anzi di molti, stratificati l'uno sull'altro, dato che il codice binario attraverso degli step successivi si muove da una
decodificazione all'altra fino a generare l'ultima superficiale manifestazione di questi calcoli e traduzioni. Cioè l'immagine che il nostro universo sensibile possa concepire come la più familiare possibile: ad esempio l'interfaccia intuitiva dei sistemi operativi, o in generale quella con cui poter stabilire un'interazione facile legata all'utilizzo di estensioni tecnologiche (mouse, tastiera, visori, guanti).
Entriamo quindi in una questione relativa alla comunicazione tra l'individuo e la macchina. Due istanze che entrano in connessione attraverso una sorta di bugia "condivisa", cioè la completa accettazione del valore finzionale di ciò che
viene scambiato insieme alla visione di una certa trasparenza di contenuto dell'immagine che vada ad offuscare il motore del meccanismo generatore, cioè il computer che effettua la serie di operazioni. Post-moderno è un aggettivo usato spesso per descrivere l'atteggiamento di coloro che abbiano perso un chiaro senso di consapevolezza: quello radicato nella sensazione di avere sempre e comunque a che fare con un apparato tecnologico che ha il compito di creare una serie di meccanismi, impressioni. Se nell'era della rivoluzione industriale il collante che legava prodotto, lavoratore e macchinario era ben saldo, consolidato da un corretto rapporto di causa-effetto, oggi il soggetto pensante sembra completamente rapito dal dolce naufragio che sconvolge il proprio statuto di presenza; a contatto con le immagini digitali sentiamo la perdita dell'indizialità fisica del segno. Inoltre nel concetto di realtà virtuale troviamo vari livelli di multimedialità e di interattività collegati ad una certa ricchezza rappresentazionale dell'ambiente mediato. Più questi valori sono alti, più l'esperienza risulterà immersiva nel senso che tenderà ad assomigliare a quella reale. D'altronde un'idea irreprensibile di Diodato è ben espressa in questo passo:

L'immersività fisica e mentale, che implica la sospensione dell'incredulità (suspencion of disbelief) e l'identificazione del corpo col medium, non coincide e anzi per certi aspetti si oppone alla simulazione.

Egli sostiene così l'ipotesi di una inconfondibilità tra RV e il reale normalmente inteso. Quindi una forte dose di "fede percettiva" escluderebbe a suo parere il terribile teatro di un orizzonte di sostituzione, scenario che invece viene profetizzato da Virilio e da altri teorici dello stesso stampo. Ma il gustoso senso aggiuntivo espresso da Diodato risulterà ancor più interessante esaminandolo alla luce di una considerazione: se la RV appare come una simulazione tendenziale della realtà, che punta a riprodurne una copia esatta senza mai riuscirvi, sarà proprio questo scarto a mantenere intatta un'apertura artistica rilevante nei significati espressi dall'immaginario virtuale perché tecnicamente ne uscirà indenne la possibilità effettiva di giocare con due dimensioni parallele, operando coscientemente su due livelli distinti ma osmotici della realtà stessa.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'interazione del soggetto con il Cyberspazio. L'asse Lévy - Zizek - Lacan

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Informazioni tesi

  Autore: Matteo Ciccognani
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze Umanistiche
  Corso: Arti e Scienze dello Spettacolo
  Relatore: Giacomo Daniele Fragapane
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 83

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