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La giurisdizione della Corte penale internazionale per i crimini commessi nello Xinjiang

Prospettive future per la questione nello Xinjiang

Nel frattempo, a partire dal 16 giugno 2021, in sostituzione della precedente procuratrice, Fatou Bensouda, è stato nominato il nuovo procuratore della Corte penale internazionale, ossia l'avvocato britannico, Karim Khan, alla quale spetterà decidere se le nuove informazioni e prove che perverranno alla Corte saranno da ritenersi sufficienti per aprire un'indagine ufficiale.

Nel discorso di insediamento del nuovo procuratore si intuisce una sincera volontà nel fare tutto ciò che sarà in suo potere per ripristinare quei diritti violati e pertanto, con questa nomina, si auspica a un decisivo cambio di approccio della Corte il quale potrebbe addirittura portare ad un effettivo intervento per quanto concerne la questione nello Xinjiang.
In aggiunta, in una recente intervista fatta al nuovo Procuratore Karim Khan, possiamo apprezzare questa sua nobile e attiva presa di posizione, infatti, egli affermò che:

«There is a great responsibility on those who work at the Court to create a worthy institution, and I want to be part of building a team capable of realising the aims of the Rome Statute, to build on what the Court has achieved so far, but also to drive reform where this is necessary».

Per quanto riguarda la sopracitata decisione della CPI in merito alla situazione nello Xinjiang, non si può non prendere atto quantomeno della sua ambiguità.

Infatti, nel caso del Bangladesh e del Myanmar, i giudici avevano dedicato parte della loro analisi all'affermazione della personalità internazionale oggettiva della Corte stessa, la quale prescinderebbe dalla soggettività riconosciutale effettivamente dagli Stati membri.

La Corte penale internazionale, nel caso dei Rohingya, aveva posto alla base di questa presa di posizione il potere che le sarebbe riconosciuto di perseguire i gravi crimini internazionali, in cooperazione con tutti gli Stati, apparentemente al di là di ogni previsione di diritto internazionale dei trattati, e in particolare del principio della inefficacia dei trattati rispetto ai terzi (pacta tertiis nec nocent nec prosunt).

Ci si augura perciò una futura chiarificazione da parte della Corte Penale Internazionale circa la natura qualitativa e quantitativa di quelli che sono gli elementi minimi che debbono realizzarsi affinché la giurisdizione della Corte possa esercitarsi nel territorio di Stati non firmatari dello Statuto e proprio alla luce delle conseguenze che da questa lacuna può portare sulla percezione del potere autoritativo della Corte stessa all'interno della comunità internazionale. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

La giurisdizione della Corte penale internazionale per i crimini commessi nello Xinjiang

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Informazioni tesi

  Autore: Daniel Ghisleni
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Bergamo
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze per la cooperazione allo sviluppo
  Relatore: Paola Scevi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 134

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