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Diabete mellito di tipo 2 e attività fisica

Quale tipo di attività è più indicata?

Una persona affetta da diabete di tipo 2, o che sia in una fase prediabetica (IFG e IGT), deve essere educata ad una corretta alimentazione e motivata a cambiare il proprio stile di vita praticando un'attività fisica.

Gli obiettivi del trattamento del diabete di tipo 2 sono: raggiungere e mantenere livelli ottimali di glicemia plasmatica (HbA1c<7%), migliorare la composizione corporea, controllare la pressione sanguigna e prevenire o ritardare le complicanze croniche del diabete. Dieta e attività fisica sono i punti cardine per la gestione e la prevenzione del diabete di tipo 2.

Nel Finnish Study (2003) si evidenzia, attraverso la modifica dello stile di vita (alimentazione e attività fisica), una riduzione del 58% dell'incidenza del diabete di tipo 2 nelle persone con IGT. Lindström e colleghi (2003) hanno ottenuto questi risultati prescrivendo un'attività fisica moderata di 30 minuti al giorno, riduzione del peso corporeo maggiore o uguale del 5%, aumento del consumo di fibre e riduzione dell'introito di grassi saturi.

Il trattamento farmacologico, nei casi avanzati della patologia o di scarso controllo metabolico, ha effetti sul controllo della glicemia ma non sul miglioramento della qualità della vita e sulle capacità organiche funzionali che si verificano con la pratica dell'attività fisica (Colberg et al., 2010).

Per la gestione del diabete mellito di tipo 2 devono intervenire diverse professionalità che trattano i diversi aspetti della patologia e delle relative complicanze: diabetologo, endocrinologo, neurologo, medico in medicina dello sport, cardiologo, psicologo, dietologo e personal trainer devono formare un'equipe sinergica per il controllo di questa patologia, educando e motivando il soggetto ad adottare comportamenti favorevoli per ridurre il rischio di complicanze e migliorare il controllo glicemico (De Feo et al., 2013).

Prima di cominciare un programma di esercizio, il paziente con diabete di tipo 2 dovrà sottoporsi ad appropriati esami diagnostici. Un'attenta valutazione medica e fisica dovrebbe focalizzarsi su tutti i sintomi e segni delle patologie che colpiscono il cuore, i vasi, gli occhi, i reni e il sistema nervoso. Tali esami dovranno valutare la presenza di complicanze come ipertensione arteriosa, disfunzione cardiovascolare, neuropatia, nefropatia e retinopatia che potrebbero essere influenzate negativamente dal programma di esercizio fisico (Warren, 2010).

L'utilizzo del test da sforzo in soggetti asintomatici a basso rischio di coronaropatia (rischio di evento cardiaco a 10 anni<10%) intenzionati a intraprendere un programma di attività fisica, non è raccomandato; prima dell'avvio di un'attività fisica di intensità superiore alla camminata veloce (VO2max>60%) è tuttavia necessario escludere condizioni ad elevato rischio cardiovascolare (AMD e SID, 2011). I motivi che dovrebbero spingere ad utilizzare l'elettrocardiogramma (ECG) da sforzo sono: età superiore a 35 anni, sedentarietà, durata del diabete di tipo 2 maggiore di 10 anni, valori pressori non ottimali, dislipidemie, tabagismo e presenza di complicanze dovute al diabete (retinopatia, nefropatia, neuropatia) (Gordon, 2002).

In assenza di controindicazioni, un test per la massima capacità aerobica e forza muscolare possono essere eseguiti al fine di valutare la capacità funzionale del soggetto e conoscere la frequenza cardiaca massima e il VO2max; dati fondamentali per personalizzare l'intensità del programma di allenamento in base al livello organico-funzionale dell'individuo (Warren, 2010). [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Diabete mellito di tipo 2 e attività fisica

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Capobianco
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie
  Corso: Scienze e tecnica dello sport
  Relatore: Fabio Lanfranco
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 50

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