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La Medicina di Genere: questa s/conosciuta. Uno studio psicosociale presso un campione di studenti di Medicina

Quali le differenze tra uomini e donne riferito alla salute e alla sanità

Per salute si intende una condizione di benessere fisico, psichico e sociale (OMS, 1946). Considerato per lungo tempo come assenza di malattia, oggi sappiamo che il concetto di salute porta con se tantissimi significati e non è più considerato semplicemente come un’assenza. Intorno agli anni ‘50 l’OMS definì il concetto di salute come uno stato caratterizzato da un completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplicemente rappresentato dall’assenza di malattie. Un aspetto importante di questa definizione è che ipotizza l’esistenza di un continuum nel concetto di salute, che si muove appunto tra due estremi opposti: ottima salute e pessima salute (Bertini, 2012).

Negli ultimi anni numerosi studiosi hanno concentrato la loro attenzione sulle differenze e le diseguaglianze di salute. Si è così venuti a conoscenza che sono molteplici i fattori che influiscono sul “bene-stare” di una persona (Bertini, 2012). I dati ISTAT del 2009 rilevarono come il livello di istruzione sia un’importante variabile della salute, in quanto pare che chi ha un basso livello di istruzione sia più propenso ad abitudini che più compromettono la salute, come il consumo di alcol e di tabacco, una dieta alimentare insana e la quasi assenza di attività fisica (De Piccoli, 2014).

Altri fattori di tipo individuale che influenzano la salute, sia fisica che psicofisica, sono lo status sociale, la mobilità e le risorse materiali che permettono una facile accessibilità alle strutture sanitarie in caso di bisogno, e (soprattutto per le donne) la presenza di legami forti. Anche il contesto sociale in cui un soggetto è inserito influisce sulla sua salute: è considerato sano un ambiente che soddisfa i suoi bisogni, che lo aiuta nello sviluppo di un’immagine di sé positiva e di un senso di autoefficacia, ma anche che accresce un senso di appartenenza e di riconoscimento. Anche il genere è un fattore determinante per la salute e numerosi dati mostrano che gli uomini e le donne non si ammalano con la stessa frequenza. Esistono infatti alcune malattie di cui sono gli uomini a soffrirne prevalentemente e altre invece sembrano riguardare principalmente la sfera femminile.

Per esempio, un rapporto Nazionale del 2007, analizzando un campione di 98.000 persone, attraverso il sistema di sorveglianza Passi, ha rilevato che l’8% degli italiani soffre di patologie respiratorie croniche. Queste crescono con l’età in entrambi i generi ed è maggiore nelle persone di bassa scolarità e in quelle che riferiscono di avere molte difficoltà economiche; negli uomini passa dal 6% fra i laureati al 17% in quelli con bassa scolarità ,mentre nelle donne passa dal 6% al 14%, mostrando che gli uomini sono più propensi a contrarre questo tipo di patologie. Lo stesso discorso vale per il diabete: l’8% degli uomini ne soffre contro il 6% delle donne.

Di contro esistono dei disturbi più frequentemente diagnosticati nelle donne. Un esempio è la depressione in cui le donne hanno riferito sintomi depressivi in percentuale doppia rispetto agli uomini, e cioè l’11% contro il 5%. Un’altra differenza importante legata al genere riguarda la percezione del proprio stato di salute: hanno dichiarato di stare meglio gli uomini (71%) rispetto alle donne (61%). Ma, nonostante le donne presentino una qualità della vita peggiore rispetto a quella degli uomini, dati dimostrano chiaramente che in qualsiasi parte del mondo le donne vivono più a lungo.

Le ragioni di questo paradosso, ovvero che le donne vivono più a lungo degli uomini me si ammalano di più, sono rintracciabili soprattutto in cause biologiche e sociali. Legato (2011) sostiene che gli uomini siano in una situazione di netto svantaggio in confronto alle donne sin dal momento in cui vengono concepiti. Infatti al mondo nascono più maschi che femmine, ma i maschi sono più soggetti a morte prematura a causa di infezioni prenatali o altre problematiche che si sviluppano nel grembo materno; inoltre il loro sviluppo fisico è più lento di quello delle donne, e questo potrebbe portarli a morire prematuramente a causa di sottosviluppo per esempio dei polmoni. In una sua recente ricerca (Legato M., 2014) vengono elencate quattro ragioni per le quali le donne vivono di più degli uomini.

Tra queste vi è una costruzione sociale che spinge gli uomini a essere più “spericolati” delle donne commettendo atti che possono ledere più facilmente alla loro salute. Un’altra causa è rintracciabile nelle malattie cardiache: quest’ ultime sono la prima causa di morte sia negli uomini che nelle donne, ma nelle donne si sviluppano anche dieci anni dopo rispetto agli uomini. Inoltre le donne hanno una rete sociale più forte degli uomini e, dallo studio sopra riportato, si evince come il supporto sociale sia un forte predittore di una buona qualità della vita. Infine le donne si prendono più cura di se stesse rispetto agli uomini: si può ipotizzare che la società “educhi” l’uomo a resistere al dolore ad ogni costo, mentre per le donne è più facile e socialmente accettato chiedere aiuto.

Un altro contributo significativo sul perchè le donne vivano più a lungo è fornito dalla University of Southern California Leonard Davis School of Gerontology. Eileen Crimmins, docente di gerontologia e coordinatrice dell' équipe che ha condotto lo studio, utilizzò un campione di 1763 persone nate tra il 1800 e il 1935 in 13 paese sviluppati, cercarono di spiegare che, ciò che adesso consideriamo normale, e cioè il fatto che le donne vivano molto più a lungo degli uomini, sia un fenomeno emerso per la prima volta nelle persone nate a fine ‘800. Dall’analisi di questo campione notarono un crollo della mortalità dovuto principalmente alla prevenzione delle malattie infettive e alle migliori condizioni di vita.

Le donne sono riuscite a utilizzare questi benefici in modo più produttivo e rapido rispetto agli uomini. Focalizzando la propria attenzione su soggetti adulti, gli scienziati hanno scoperto infatti che, per gli individui nati dopo il 1880, i tassi di mortalità femminili sono diminuiti più velocemente del 70% rispetto a quelli maschili. Uno dei motivi, stando all'analisi dei ricercatori, è il fumo di tabacco, che ha inciso per circa il 30% della mortalità degli uomini nella fascia di età tra 50 e 70 anni. Inoltre una delle cause di morte degli uomini è attribuibile ai disturbi cardiovascolari. Si può dire quindi che dopo che furono superate le cause di morte che incidevano allo stesso modo per uomini e donne, l'impatto delle malattie cardiovascolari sulla mortalità è significativamente aumentato e a risentirne sono stati principalmente gli uomini.

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La Medicina di Genere: questa s/conosciuta. Uno studio psicosociale presso un campione di studenti di Medicina

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Informazioni tesi

  Autore: Giorgia Coticchio
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Norma De Piccoli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 66

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