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Media e partecipazione. La spinta al cambiamento sociale attraverso la rete

Rekombinant.org

Tra gli attori della costruzione di una sfera pubblica dal basso rientra l'esperienza delle reti civiche appartenenti a quella parte della società civile organizzata che attua le cosiddette non political politics, di cui anche il mediattivismo è espressione. All'interno del nostro Paese l'esperienza di queste reti ha un ruolo significativo nella costruzione di una democrazia e di una partecipazione elettronica capace di dare nuova linfa alla vita sociale e politica delle comunità.
Rekombinant.org è stato un collettivo attivo dal 2000 fino al 2009, anno della sua chiusura, all'interno del quale gli attori coinvolti hanno cercato di ricombinare condizioni, immaginari, attori e tattiche dell'azione politica nell'attuale società dell'informazione e della conoscenza. La stessa parola ricombinazione richiama l'attenzione sulla ricerca di innescare un processo di mutazione delle pratiche antagoniste di resistenza e di opposizione (Introini, 2007). Nella difficoltà di trovare una definizione univoca di questo movimento all'interno di quelle riferite ai movimenti sociali nati nella rete, possiamo evidenziare la sua caratteristica principale di produrre e proporre una nuova forma di socialità, il networking. Possiamo dunque vederlo come un laboratorio del “fare società” a partire dalle possibilità che i media e la comunicazione offrono in proposito. Il luogo trainante dell'attività di networking di Rekombinant è riposta nella mailing list, che si trasforma in un luogo di elaborazione culturale collettiva.
Possiamo riscontrare la filosofia del mediattivismo all'interno del collettivo in quanto questo trova importante la rigenerazione della socialità e della comunicazione che è stata tanto pervasa dalle logiche del capitalismo, aprendo nuovi significati per l'uso politico della rete.
Il principio di decostruzione-ricostruzione attuato dal collettivo nasce dalla visione biopolitica della società contemporanea a causa dell'ipermediatizzazione che la caratterizza. Pasquinelli traduce queste posizioni con l'espressione “bioingegneria della politica”, spiegando come i rekombinanti vedano necessario un processo multidimensionale per ridefinire quella che chiamano “politica novecentesca”:

bioingegneria della politica si può tradurre come hacking della politica, un approccio che non affronta la politica con un'ottica ideologica, teoretica, intellettuale ma operativa, pragmatica, considerando la politica un dispositivo che deve essere studiato, smontato e ricombinato in modo creativo. Volendo riassumere questo concetto abbiamo pensato a bioingegneria e non ad hacking per sottolineare più l'aspetto biologico, “umano”, che quello tecnologico. […] Rekombinant, sempre dal mio punto di vista, servirà per riaffermare l'indipendenza del movimento dalla forma partito e per criticare radicalmente quest'ultima. Dalla rete provengono ogni giorno nuovi progetti, nuove forme e idee per la partecipazione politica. Chi lavora e opera in rete conosce stili di organizzazione orizzontale molto più civili e avanzati di quella forma partito che alcuni vogliono raggiungere (Pasquinelli, 2001b).

In questa situazione la rete fa il suo pieno ingresso come sfera della stessa ricombinazione sociale che vuole trasformare identità, strutture e organizzazione degli attori politici e le loro attività (Introini, 2007). La stessa redazione di Rekombinant nei propri documenti fondativi spiega come la rete vada intesa come una sfera all'interno di cui si compie l'esperienza sociale umana, assumendo come fondamentali nel proprio operato i concetti di cultura della rete e tecnologie di rete:

la rete non è uno strumento ma una sfera. Tutti ormai riconoscono che Internet rappresenta una innovazione decisiva della produzione e della comunicazione. Ma in generale si pensa che la rete sia un nuovo strumento di comunicazione, e quindi permetta di fare cose che non si potevano fare prima, fermo restando il contesto in cui le cose accadono. Non è così: Internet rappresenta uno strumento di comunicazione, ma questo è l'aspetto meno significativo del passaggio che stiamo attraversando. Il fatto decisivo consiste nel formarsi di una nuova sfera dell'agire sociale. Processi di simulazione modellano la sostanza stessa dello scambio economico, della decisione politica, della vita quotidiana e della stessa corporeità (Redazione Rekombinant, 2001a).

Si nota, come già è stato enunciato nei paragrafi precedenti, il ruolo primario svolto dalla conoscenza all'interno della società contemporanea. Nello scenario attuale è nella dimensione del cognitivo che accade l'azione, e dunque è la stessa comunicazione il luogo dove l'azione si compie: i media sono centrali nei processi sociali e politici contemporanei, ed il mediattivismo agisce per creare nuove forme di cultura e nuovi processi, lasciando da parte pratiche riguardanti la tecnologia in sé per lavorare sui contenuti, affrontando la “battaglia” in termini socio-culturali. Anche la rete civica transnazionale vede nella rete di Internet una via per la costruzione di un terreno comune che rafforza e rinnova le proprie opportunità di azione e organizzazione diretta.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Media e partecipazione. La spinta al cambiamento sociale attraverso la rete

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Informazioni tesi

  Autore: Luca Pasinetti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Bergamo
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Francesca Pasquali
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 39

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Parole chiave

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hacker
attivismo
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