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L'interpretazione autentica nella giurisprudenza costituzionale recente

Retroattività e ragionevolezza

“Il limite della irretroattività, in realtà, riesce a rientrare in gioco quasi esclusivamente attraverso il controllo costituzionale sulla ragionevolezza della funzione legislativa”.
Le sentenze a sostegno di questa tesi sono tante. Di seguito, in ordine cronologico, alcuni esempi.
Nella sentenza n. 432 del 1997 è scritto che “il divieto di retroattività della legge non é stato elevato a dignità costituzionale, se si eccettua la previsione dell'art. 25 della Costituzione, limitatamente alla legge penale. Pertanto, secondo la giurisprudenza costituzionale, il legislatore ordinario può, nel rispetto di tale limite, emanare norme retroattive, purché trovino adeguata giustificazione sul piano della ragionevolezza e non si pongano in contrasto con altri valori ed interessi costituzionalmente protetti, così da non incidere arbitrariamente sulle situazioni sostanziali poste in essere da leggi precedenti.
Se queste condizioni sono osservate, la retroattività, di per sé sola, non può ritenersi elemento idoneo ad integrare un vizio della legge, neppure in riferimento all'ipotesi particolare di incidenza su diritti di natura economica”.
Nella sentenza n. 229 del 1999 la Corte afferma che “il legislatore ordinario, pertanto, nel rispetto del suddetto limite, può emanare norme con efficacia retroattiva, interpretative o innovative che esse siano, a condizione però che la retroattività trovi adeguata giustificazione sul piano della ragionevolezza e non si ponga in contrasto con altri valori ed interessi costituzionalmente protetti”. In questa sentenza è enunciata la cosiddetta tesi della retroattività ragionevole.
Nella sentenza n. 409 del 2005 la Corte afferma che “il problema da affrontare riguarda non tanto la natura della legge, quanto piuttosto i limiti che la sua portata retroattiva incontra alla luce del principio di ragionevolezza e del rispetto di altri valori ed interessi costituzionalmente protetti”.
Nella sentenza n. 234 del 2007 la Corte esprime chiaramente il suo pensiero affermando che “non è decisivo verificare se la norma censurata abbia carattere effettivamente interpretativo (e sia perciò retroattiva) ovvero sia innovativa con efficacia retroattiva. Infatti, il divieto di retroattività della legge, pur costituendo fondamentale valore di civiltà giuridica e principio generale dell’ordinamento, cui il legislatore ordinario deve in principio attenersi, non è stato elevato a dignità costituzionale, salva per la materia penale la previsione dell’art. 25 della Costituzione. […] il legislatore, nel rispetto di tale previsione, può emanare sia disposizioni di interpretazione autentica, che determinano, chiarendola, la portata precettiva della norma interpretata fissandola in un contenuto plausibilmente già espresso dalla stessa, sia norme innovative con efficacia retroattiva, purché la retroattività trovi adeguata giustificazione sul piano della ragionevolezza e non contrasti con altri valori ed interessi costituzionalmente protetti. Ed è, quindi, proprio sotto l’aspetto del controllo di ragionevolezza che rilevano, simmetricamente, la funzione di interpretazione autentica, che una disposizione sia in ipotesi chiamata a svolgere, ovvero l’idoneità di una disposizione innovativa a disciplinare con efficacia retroattiva anche situazioni pregresse in deroga al principio per cui la legge non dispone che per l’avvenire”.
Nella sentenza n. 311 del 2009 la Corte dice che “nell’intervento retroattivo in questione è dato, infatti, riscontrare gli elementi valorizzati dalla Corte europea per ritenere ammissibili le disposizioni interpretative, tenendo conto che i principi in materia richiamati dalla giurisprudenza di quest’ultima costituiscono espressione di quegli stessi principi di uguaglianza, in particolare sotto il profilo della […] ragionevolezza”.
La lettura delle sentenze di cui sopra lascia l’impressione che “le possibilità per una legge interpretativa di cadere sotto la scure della illegittimità costituzionale siano affidate, caso per caso, alla maggiore o minore disponibilità della Corte nel farsi carico delle ragioni di politica del diritto che hanno mosso il legislatore interprete”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'interpretazione autentica nella giurisprudenza costituzionale recente

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Informazioni tesi

  Autore: Alberto Montagano
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e legislazione d'impresa - percorso finanziario
  Relatore: Michele Massa
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 91

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