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Correlati psiconeuroendocrinologici della Disforia di Genere

Riassegnazione chirurgica del sesso (RCS)

Una volta che le fasi precedenti sono state affrontate con successo, si può presentare al giudice del Tribunale di residenza la richiesta di autorizzazione agli interventi chirurgici per la riassegnazione del sesso, grazie alla quale sarà anche possibile modificare i dati anagrafici (benchè i tempi burocratici siano piuttosto lunghi).

L’intervento consiste nell’asportazione degli organi genitali primari e secondari e nella ricostruzione degli organi caratteristici dell’altro sesso. L’equipe chirurgica ha il compito di esaminare tutti gli aspetti relativi all’intervento, tra cui le aspettative del paziente e le possibilità di realizzazione, informando costantemente il paziente, in modo che sviluppi delle aspettative realistiche e ottenga, di conseguenza, un buon grado di soddisfazione per i risultati raggiunti. Si tende a privilegiare l’aspetto della salute e della funzionalità, mentre l’aspetto estetico è inizialmente posto in secondo piano.

Nelle MtF l’intervento è demolitivo, con l’asportazione dei testicoli e del pene, e ricostruttivo, con la creazione della neovagina e di genitali esterni il più possibile simile a quelli femminili. L’intervento si struttura nel modo seguente:

- orchiectomia;
- asportazione dei corpi cavernosi e dell’uretra spongiosa;
- preparazione del moncone uretrale e uretrostomia;
- creazione della neovagina;
- formazione delle grandi labbra, delle piccole labbra e del cappuccio clitorideo;
- creazione di un neoclitoride dotato di sensibilità (Dèttore, 2005).

Solitamente l’aspettativa principale è quella di poter praticare il prima possibile il coito vaginale, a tale scopo è possibile utilizzare dilatatori e lubrificanti per “allenare” la neovagina alla penetrazione; i dilatatori possono essere utilizzati anche per contrastare la tendenza del nuovo organo a ridursi di lunghezza e di diametro. In alcuni casi possono essere presenti dispareunia e difficoltà a raggiungere l’orgasmo, che possono dipendere dal fatto che la tecnica chirurgica utilizzata abbia risparmiato o meno le strutture erogene e dalle dimensioni della neovagina. Negli anni, comunque, la percentuale di simili complicanze si è ridotta in maniera significativa, grazie alle innovazioni delle tecniche chirurgiche (Dèttore, 2005).
La ricostruzione chirurgica risulta migliore nelle MtF rispetto agli FtM, considerato che in questi ultimi la tecnica mira alla creazione di un organo prima inesistente.

Anche negli FtM l’intervento prevede una fase demolitiva e una successiva fase di ricostruzione del neofallo. La falloplastica è così strutturata:

- fase demolitiva (mastoplastica riduttiva e isteroannessectomia) e ricostruttiva in un unico tempo chirurgico;
- accettabilità estetica da parte del paziente;
- confezionamento di una neouretra che permetta la minzione in posizione eretta;
- sensibilità tattile ed erogena;
- rigidità sufficiente a permettere la penetrazione vaginale;
- guaribilità con il minimo difetto estetico e funzionale della regione donatrice del tessuto necessario alla costruzione del neofallo (Dèttore, 2005).

L’ultimo punto si riferisce al fatto che le tecniche di falloplastica per il confezionamento del neofallo utilizzano lembi cutanei e sottocutanei di altre zone del corpo (ad es. della parete addominale o dell’avambraccio). Le difficoltà connesse alle aspettative sui rapporti sessuali riguardano la scarsa sensibilità del neofallo, per cui per raggiungere il piacere occorre stimolare altre zone erogene, e la possibilità di penetrazione, per cui può essere necessario l’impianto di una protesi. La creazione del neofallo, però, non rappresenta l’unica opzione: in alternativa, si può ricorrere alla clitoridoplastica e configurare, quindi, il clitoride (già reso ipertrofico dalla terapia ormonale) come un piccolo pene, conservando al tempo stesso la capacità orgasmica fisiologica.

Sono considerati buoni predittori di riuscita dell’intervento fattori quali l’età al momento della richiesta di RCS (l’esito è migliore nel caso in cui il soggetto richiedente abbia massimo 30 anni), la collaborazione del paziente ad attenersi alle prescrizioni dell’equipe multidisciplinare e alle linee guida della WPATH, un adeguato supporto familiare e sociale e, naturalmente, la soddisfazione per i risultati funzionali ed estetici ottenuti (Dèttore, 2005).

Questo brano è tratto dalla tesi:

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara Maria Falciglia
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze della mente
  Relatore: Laura Gianotti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 104

FAQ

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Parole chiave

transizione
transessuale
transessualismo
sistema endocrino
disforia di genere
steroidi sessuali
terapia ormonale
ftm

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