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La Cattedrale di San Sabino a Canosa. Documenti e manufatti superstiti di Età Moderna

Santa Visita del 1706

La Visita, eseguita da Mons. Antonio Carrara, “della nobiltà di Sora”, dal 25 febbraio del 1706, è abbastanza scarna nelle descrizioni. Puntuale invece è il richiamo, altare per altare, alle famiglie che hanno diritti (e doveri) sugli altari medesimi; più che puntuale è il comando alle stesse famiglie, a volte con termini perentori, perché si provvedesse al rinnovo degli arredi. Il primo altare visitato è quello del SS.mo Sacramento, “in quo fuit repertum Tabernaculum Ligneum deauratum, scilicet custodia lignea deaurata”; ovvero, quel “umbellam ex tabulis depictis” cui si riferiva il Visitatore nel 1677, altro non era che il tabernacolo ligneo indorato, come di legno indorato erano i sei candelieri sull’altare. Segue la visita all’Altare Maggiore, “che è di marmo ed è affidato al Capitolo”. Sull’Altare si trova una “cona lignea deaurata cum pictura Apostolorum”, sei candelabri e sei vasi portafiori tutti in legno e indorati. Dell’icona con gli Apostoli non si hanno più notizie. Sull’altare di San Marco, che segue nella Visita all’Altare Maggiore e che appartiene alla famiglia de Vetere, era presente ancora il dipinto del Padre Eterno e, in alto, le immagini di S. Marco, S. Sabino ed altri Santi.

Segue l’Altare di Santa Maria del Rosario, che appartiene al Capitolo e fu dotato dal defunto Reverendo D. Leonardo De Julio; davanti ad esso, come si è visto nei precedenti Atti, trovavano sepoltura i Capitolari. Si prosegue con l’altare della Natività di N.S. Gesù Cristo, della famiglia De Pascalone, e con l’altare della famiglia De Rossi, descritto come “dirutum, inornatum et sine pondere”; segue infatti l’ammonizione alle parti interessate a dotarlo e ornarlo; non si riferisce la dedicazione. Anche altri altari vengono citati come disadorni e spogli: l’altare di San Giovanni Battista, della famiglia de Perfidia, e l’altare intitolato alla Pietà, della famiglia de Carribbo. Privi di ogni necessaria suppellettile liturgica, si comanda perentoriamente di provvedere. Anche per le pietre tombali delle sepolture, poco decorose o addirittura fatiscenti, si ordina la riparazione o la sostituzione. Meglio e più decentemente ornati sono gli altari della SS. Annunciazione, della famiglia de Muro, l’altare intitolato a San Felice, della famiglia de Quirico (si specifica essere di marmo), l’altare di Santa Maria del Monte Carmelo della famiglia delli Caputi e l’altare di Santa Maria della Fonte, appartenente alla antica e nobile famiglia degli Orsini, con l’accenno alla sempre presente “Icona lignea deaurata” nonché, questa volta, a “quatuor columnis porphidae lapidis”. Segue, nella descrizione di Mons. Carrara, l’altare dedicato a San Bartolomeo, appartenente alla famiglia degli Affaitati, con una dote di ben 200 ducati ed una rendita di 18 ducati annui. Gli Affaitati furono Signori di Canosa dopo i Grimaldi di Monaco dal 1643 al 1705, quindi solo pochi mesi prima di questa Santa Visita, e ad appena un paio d’anni dalla partenza dell’illustre Prevosto Francesco Paolo Nicolai. Nonostante la ricca dote, anche quest’altare fu ritrovato disadorno e spoglio.

Infine, nella sua abituale collocazione sotto l’ambone marmoreo, vi è l’altare di marmo con l’immagine di Santa Maria di Costantinopoli, appartenente alla famiglia de Renna. Nel soccorpo, si dice ancora, vi è l’altare intitolato a San Sabino, appartenente al Capitolo. Ha in dote un capitale di 116 ducati con una rendita annua di 10 monete d’oro e quattro carlini. E’ riccamente ornato con sei candelieri in legno argentato, vasi e fiori argentati, croce, cuscini di seta e paliotto di seta damascato, nonché quattro immagini: San Pietro, San Memore, San Probo e San Rufino, tutti vescovi di Canosa. Quattro tele riportanti le immagini dei suddetti Vescovi sono ancor oggi presenti in Cattedrale, ma tre di esse riportano nel cartiglio la scritta “Cappa f.(fecit) 1793”: potrebbero essere delle riproduzioni tout cour delle tele cui riferisce Mons. Carrara, oppure, data la scelta dell’artista di dipingere sia l’immagine dei vescovi, in un tondo incorniciato, sia un evidente cartiglio, riportante il nome del santo e del Papa sotto cui egli operò, potrebbe trattarsi della riproposizione dell’immagine delle tele più antiche con il relativo cartiglio racchiusi nel dipinto di un’unica tela (foto 7). Ultima notazione, la presenza dell’Oratorio di Santa Maria de’ Raccomandati, esterno ed addossato alla Cattedrale, in cui vi sono ancora i due altari: il primo intitolato alla stessa Santa Maria dei Raccomandati, il secondo intitolato allo Spirito Santo, della famiglia de Blaselli, tutto spoglio e senza dote per cui fu intimato di provvedere.

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La Cattedrale di San Sabino a Canosa. Documenti e manufatti superstiti di Età Moderna

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Informazioni tesi

  Autore: Dario Di Nunno
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze dei beni culturali
  Relatore: Luciana Cusmano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 117

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