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Cuba: Dall’URSS al dopo Fidel

"Solitudine di Cuba"

Repentinamente, drammaticamente, la Guerra Fredda termina e il mondo cambia totalmente i suoi equilibri.
Nel 1989 i regimi comunisti cadono in tutta l'Europa centrale ed orientale e alla fine del 1991 la stessa Unione Sovietica collassa. Governi sempre più democratici sorgono negli anni Novanta in gran parte delle regioni europee.
Per Fidel Castro (Presidente dal 1976) e per la dirigenza governativa e partitica questo evento rappresenta una catastrofe. Come conseguenza di un protocollo commerciale firmato a Mosca nel dicembre del 1990 i sussidi economici sovietici elargiti all'isola terminano il 1 gennaio 1991 e il commercio tra i due Paesi verrà condotto da ora in avanti in base ai prezzi vigenti nel mercato mondiale causando il crollo dell'economia cubana. Cuba perde in tal modo la protezione politica e militare dell'Unione Sovietica da cui dipendeva dal 1960. Sorpresi e inesperti, i funzionari del Governo cubano hanno difficoltà ad adattarsi a questi cambiamenti.
I leader cubani si sentono visibilmente vulnerabili di fronte agli Stati Uniti che, nel frattempo, approfittando di una situazione così delicata, incrementano la pressione sul Governo cubano negli anni Novanta per forzare un suo cambiamento o addirittura un suo collasso.
Cuba è incapace inoltre di pagare da sola i costi della sua politica estera di attivismo nell'ambito mondiale.
Donde il ritiro delle sue truppe dall'Africa e dall'America Latina. Nel marzo del 1990 tutto il personale militare cubano presente in Nicaragua ritorna a Cuba e nel maggio del 1991 le ultime truppe cubane ritornano dall'Angola, dall'Etiopia e dagli altri vari Paesi.
Come ha scritto il prof. Jorge Dominguez "Cuba torna ad essere un semplice arcipelago dei Caraibi".

A fattori esterni che hanno provocato questo collasso vanno aggiunte due cause di origine endogena: l'assenza nell'isola di infrastrutture industriali manifatturiere e alimentari, che non permette a Cuba di sostituire con i propri prodotti quelli che precedentemente importava dall'Unione Sovietica, e la forte dipendenza energetica di Cuba dal petrolio sovietico.
Conseguenza quindi della dissoluzione dell'Unione Sovietica è il crollo dell'economia cubana. Le esportazioni subiscono un colpo non indifferente, in quanto, mentre nel 1989 l'Unione Sovietica aveva assorbito il 60% delle esportazioni cubane e la Cina, che era il secondo mercato, aveva assorbito solo il 4%, a distanza di sette anni, nel 1996, i numeri sono rispettivamente del 26% e del 7%. Alcuni autori, quali Miguel García Reyes e Maria Guadalupe López de Llergo y Corneo, sostengono che Cuba successivamente verrà totalmente emarginata da parte dei russi e soprattutto dal Governo di Eltsin che a causa di una concezione filoatlantista promosso soprattutto dal Ministro degli Esteri russo Andrei Kosiriev tratta i Paesi in via di sviluppo, tra cui Cuba, come Nazioni di seconda categoria.
Studi recenti condotti sia negli Stati Uniti che in Russia hanno rilevato come l'elemento centrale che ha garantito la sopravvivenza dell'alleanza cubano-sovietica per 30 anni sia stato l'interesse comune di opporsi agli Stati Uniti e nel momento in cui la Guerra Fredda è terminata, la Russia, sorta dalle macerie dell'Unione Sovietica, non ha provato più l'antico interesse per un'isola così lontana dai suoi confini, precedentemente espressione di vitalità del movimento comunista.
Negli anni Novanta Cuba apporta delle modifiche al proprio sistema socialista poiché, mentre nel 1960 il Governo aveva espropriato tutte le imprese straniere, nel 1989 lancia una campagna per attirare gli investimenti diretti privati stranieri che porterà nel maggio del 1990 all'inaugurazione del primo tra i numerosi hotel di proprietà straniera presso Varadero, la principale spiaggia turistica di Cuba, si tratta di cambiamenti le cui implicazioni vanno ben oltre il loro significato economico: Cuba infatti non può più essere governata secondo i parametri e i dettami seguiti fino ad allora da Castro e dalla élite governativa.
I leader cubani sono costretti dalle circostanze internazionali a cambiare in un mondo che sta diventando totalmente avverso alla loro politica socialista.
All'inizio degli anni Novanta Cuba si trova privata non soltanto del suo principale alleato ma anche della sua rete di istituzioni internazionali. Una delle più importanti per lo sviluppo economico dell'isola è il Comecon, a cui Cuba aveva aderito nel 1972. Nel 1986, all'inizio della rectificación e della perestrojka, l'86% dello scambio commerciale avveniva con i Paesi del Comecon. Dall'altro lato la Cuba "comunista" non partecipava come membro al FMI, alla Banca Mondiale, alla Banca Interamericana di Sviluppo e deve quindi cercare di rompere l'isolamento grazie ad una politica estera sicuramente più complessa e in alcuni casi poco definita in quanto dettata dalle esigenze del momento.
La riunificazione tedesca inoltre (3 ottobre 1990) priva Cuba dell'unico Paese che continuava ad inviarle aiuti per lo sviluppo poiché la Germania Est non era solo un importante fornitrice di articoli militari, ma anche un partner competente nel campo della sicurezza interna ed estera.

Ciò debilita il Governo anche sul fronte delle riforme sociali in quanto all'inizio degli anni Novanta si assiste alla nascita di un'economia parallela ed illegale, contro cui il Governo non riesce a combattere perché il controllo statale risulta ormai fortemente debilitato. La conseguenza di ciò è la ripresa dell'attività religiosa e della vita intellettuale. La mano dura dello Stato allenta la sua morsa in vari settori della vita sociale, l'attività religiosa si riattiva e si fa strada una lenta indipendenza della vita intellettuale.
La storia della politica cubana negli anni Novanta ha come conseguenze tre fattori fondamentali:

1. I leader del Governo e del PCC cercano un nuovo appoggio per conservare quel minimo di supporto necessario a governare, adottando nuove politiche e sostituendo parte del personale nel tentativo di non rimanere schiacciato dalla sua stessa obsoleta struttura.

2. Si avvia una lenta transizione politica condannata dai governanti ma sostenuta dai cittadini cubani che iniziano un cammino di progressiva libertà rispetto al controllo che lo Stato e il PCC avevano esercitato sulla vita dell'isola nei decenni precedenti.

3. In ambito internazionale il Governo cubano attua una strategia intesa a resistere alle pressioni degli Stati Uniti e instaura una nuova rete di relazioni poiché è rimasto l'unico regime comunista fuori dall'Asia. I leader cubani ottengono in Europa, in America Latina, in Medio Oriente, in Canada e nell'Asia orientale, l'appoggio di Governi che rifiutano la politica statunitense nei confronti di Cuba. Questa virtuale coalizione internazionale che non condivide pienamente le scelte degli Stati Uniti è la chiave di sopravvivenza per Cuba agli ostacoli causati sopratutto dal crollo dell'Unione Sovietica.

Il IV Congresso del PCC nella riunione del 1991 valuta le conseguenze che il collasso del mondo comunista ha causato in Europa e il suo impatto su Cuba.
Viene presa la decisione di revisionare la Costituzione cubana entrata in vigore il 24 febbraio 1976, anno in cui Castro diviene il Capo assoluto della
Rivoluzione cubana, il Líder Máximo: Capo di Stato e del Partito, Presidente del Consiglio di Stato, Primo Ministro e Comandante Supremo delle Forze Armate. In tutte queste funzioni il ruolo di Vice è ricoperto dal fratello Raúl, già Ministro della Difesa.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Cuba: Dall’URSS al dopo Fidel

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Informazioni tesi

  Autore: Marta Ranucci
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli studi di Roma Tre
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni internazionali
  Relatore: Luigi Vittorio Ferraris
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 186

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